I sukuk non sono “bond islamici”

Raccolta di articoli sul tema della finanza islamica

10 ottobre 2013 - autore: Alberto Milli
Ultimo aggiornamento: 10 ottobre 2013

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Nel nome di Dio Il più Clemente, il più Misericordioso

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La pace, la Misericordia, e le benedizioni di Dio siano su di voi

I sukuk non sono “bond islamici”

10 ottobre 2013 - autore: Alberto Milli

Se per obbligazione (o bond) si intende un titolo di debito il cui sottoscrittore ha diritto al rimborso, da parte dell'emittente, del capitale prestato cui vanno aggiunti degli interessi, è quindi chiaro che appare come minimo una forzatura definire, come sovente viene fatto, i sukuk come “bond islamici”.
Sukuk è il plurale di sakk, che letteralmente significa “strumento”. Già quindi la traduzione letterale lascia comprendere l'abisso che li separa dai bond. Lo strumento è sempre strumento per fare qualcosa, un mezzo per raggiungere un fine. Ecco che quindi i sukuk hanno un fine. Quale lo vedremo tra poco.
E i bond hanno un fine? Il fine dei bond è il reperimento di liquidità, ma cosa nello specifico l'emittente faccia con la liquidità ottenuta dai sottoscrittori non è dato sapere e non è oggetto della sottoscrizione.
Va inoltre sottolineato che il prezzo (e il rendimento) di un bond è determinato da elementi quali la rischiosità, la scadenza, il tasso d'interesse pagato dall'emittente (o cedola) e il tasso d'interesse di mercato.
Nel caso dei sukuk, dato il divieto coranico di riba (sovrappiù, interesse sul denaro prestato, usura) e di gharar (incertezza irragionevole) abbiamo praticamente già depennato i suddetti quattro elementi che determinano il prezzo delle obbligazioni convenzionali, inclusa la scadenza in quanto determinante non solo il prezzo ma anche l'entità dell'interesse.
I sukuk, paragonabili più correttamente ad azioni asset-backed, sono obbligazioni (o prestiti di denaro) senza interesse, la cui emissione è finalizzata alla realizzazione di attività reali e i cui sottoscrittori sono proprietari di quote-parte. Detto altrimenti, sono certificati fiduciari rappresentanti quote-parte di uno o più assets, questi ultimi costituiti da determinati beni reali. Eccolo il fine dei sukkuk. E' un fine tangibile, determinato e strettamente connesso all'economia reale.
Facciamo un esempio concreto per chiarire la differenza tra obbligazioni e sukuk.
Obbligazioni convenzionali: “A” sottoscrive un'obbligazione con una banca “B” che investe il denaro in vari ambiti finanziari ed eroga anche mutui, tra cui il mutuo a “C” per l'acquisto di una casa.
Quindi: “A” riceve interessi sul denaro prestato alla banca, “C” paga interessi sul denaro prestatogli dalla banca, “B” paga e riceve interessi.
Sukuk: “A” sottoscrive un'obbligazione con una banca “B” che compra la casa per “C”, ed è proprietario di una quota-parte di questa operazione.“C” paga l'affitto alla banca finché non diventa proprietario della casa (la somma di tutte le mensilità di affitto che “C” deve pagare alla banca è superiore alla somma pagata dalla banca “B” per l'acquisto della casa, ma la differenza è una quota fissa a titolo di commissione e non un calcolo di interessi (questa operazione, simile al mutuo convenzionale, prende il nome di Murabaha). “B” riceve l'affitto di “C”, trattiene una quota per sé e versa un'altra quota ad “A”.
Riassumendo: “A” non riceve interessi, “C” non paga interessi, “B” non paga e non riceve interessi.
Detto altrimenti: “C” ha avuto la sua casa, mentre “B” e “A” hanno avuto il lor guadagno investendo, con un basso fattore di rischio, in un bene reale, contrariamente a quanto accade nel contesto della finanza convenzionale.

Da tutto ciò consegue che la denominazione “bond islamici” è un ossimoro, e parlare di sukuk come di “bond islamici” è non solo una forzatura, ma improprio e fuorviante .

 



Bibliografia e links utili per ulteriori spunti di riflessione:

 


 

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