La finanza islamica e la crisi economica

Raccolta di articoli sul tema della finanza islamica

04 dicembre 2012 - autore: AA.VV.
Ultimo aggiornamento: 27 settembre 2013

Basmala
Nel nome di Dio Il più Clemente, il più Misericordioso

Salam
La pace, la Misericordia, e le benedizioni di Dio siano su di voi

Islamic finance. Banche o windows ?

27 settembre 2013 - autore: Alberto Milli

Sono alcuni anni, oramai, che si diffonde sempre di più, nel nostro Paese come altrove, il fenomeno delle convention, dei seminari, delle pubblicazioni cartacee e in rete sulla finanza e sulla banca islamiche, ovvero sulle loro peculiarità teorico-logistiche e sulla fattibilità, sulle possibilità di attuazione e sulle modalità di apertura, in banche occidentali tradizionali, di islamic windows finalizzate alla erogazione di prodotti e servizi Shari'a compliant.
Infatti, la via della finanza islamica e della banca islamica può essere percorsa, dicitur, anche da una banca convenzionale, sia per mezzo di una filiale o succursale dedicata, sia per mezzo delle islamic windows di cui sopra, rispettando in entrambi i casi la conditio sine qua non della separazione del  fondo islamico e di quello convenzionale, nonché dei rispettivi sistemi informativo e contabile.
A tale proposito, va segnalato che la liceità dell'attività di una banca islamica e dei prodotti Shari'a compliant offerti da questa, o da una filiale o da una islamic window, viene controllata da appositi organismi denominati “Shari'a Supervisory Board” con funzione consultiva e certificativa, ex ante ed ex post, ma non gestionale (vedasi il caso emblematico del Regno Unito).
Ricordiamo, en passant, che la promozione della finanza islamica non è così local come può di primo acchito sembrare, quanto piuttosto globale, dal momento che passa anche attraverso l'attività della Banca Mondiale, fatto questo che potrebbe essere interpretato come campanello di allarme del rischio di ibridazione della finanza islamica con quella convenzionale.
Il target dell'attività di divulgazione e promozione della finanza islamica ovviamente è, dopo l'operatore finanziario e l'investitore tout court, il cittadino musulmano residente, anche se teoricamente potrebbe essere di interesse anche per un non musulmano usufruire dei prodotti finanziari della banca islamica, data la loro drastica riduzione del fattore di rischio. Infatti l'incertezza eccessiva e irragionevole, gharar, è proibita al pari dell'interesse sul denaro, riba (lett. sovrappiù), equiparato all'usura propriamente detta.


Il grande interesse nei confronti dell'islamic finance da parte del mondo finanziario convenzionale fa, però, da contraltare ad un'opinine pubblica occidentale media(tica)mente ostile all'Islam, onde per cui non si comprende come si possano ipotizzare investimenti di massa in prodotti Shari'a compliant da parte di cittadini non musulmani, soprattutto in assenza di preventive e massive campagne pubblicitarie ad hoc, la cui assenza è direttamente proporzionale al carattere specialistico dei seminari e delle pubblicazioni di cui sopra.
E' anche vero che non è matematicamente certa neppure l'adesione dei musulmani ai prodotti finanziario-bancari islamici che possono in futuro essere proposti dalle banche convenzionali per mezzo di filiali, succursali, o “finestre”.


È pacifico che non è l'amore per la Shari'a che muove la finanza occidentale, e la Banca Mondiale, verso l'opzione islamica; e in ciò non vi è nulla di particolarmente singolare. La stranezza, forse, sta nel progettare di progettare (si perdoni la ripetizione) islamic windows e succursali parlando e scrivendo con sicurezza e maestria tecnica di sukkuk, avendo però come unici parametri di riferimento il mercato finanziario convenzionale e le caratteristiche e il successo delle banche islamiche esistenti in altre nazioni, ignorando totalmente ciò che ha dato vita, alcuni decenni or sono, alle prime banche islamiche, ovvero la Shari'a, quindi il Corano e la Sunna.
E' palese, infatti, che la tendenza di fondo della finanza convenzionale sia non già il recepire il messaggio religioso ed umanistico proprio del testo sacro dell'Islam nell'ottica di perseguire un più equo rapporto tra finanza ed economia reale e, quindi, una maggiore stabilità economico-finanziaria mondiale, quanto l'aspirare ad un'etichetta di liceità formale per incrementare il bacino di utenza e il movimento internazionale di capitali. Gli Shari'a Supervisory Board si trovano, di conseguenza, in una posizione estremamente delicata, non certo dal punto di vista finanziario in senso stretto, ma dal punto di vista islamico.


Nel Corano l'uomo non è mai un oggetto, ma sempre e solo un soggetto, nel duplice senso di persona attiva e libera, e di soggetto che decide di assoggettarsi unicamente a Dio e, quindi, di uniformare i propri atti ai precetti contenuti nel Libro sacro.
Ogni atto che comporta la mancanza di rispetto nei confronti di sé e degli altri, nel Corano e nella Sunna, è stigmatizzato, condannato e ridotto all'impotenza per mezzo del divieto divino, che è misura di annullamento preventivo delle cause materiali, determinate dall'uomo, che possono portare a conseguenze negative per il singolo e per l'intera comunità (Umma). Questo vale per il divieto delle attività speculative, nocive per l'uomo e la comunità (“Allah ha permesso il commercio e ha proibito l'usura”, onde per cui è lecita qualsiasi forma di attività economica e commerciale che non preveda né l'interesse sul denaro prestato né l'investimento caratterizzato da irragionevole ed eccessiva incertezza), così come per quello del consumo di alcolici, nocivo per l'uomo e la comunità (“In verità col vino e il gioco d'azzardo, Satana vuole seminare inimicizia e odio tra di voi e allontanarvi dal Ricordo di Allah e dall'orazione”, onde per cui vi è, oltre al divieto di consumarli, anche quello di produrli, di venderli e di pasteggiare con coloro che ne fanno uso), per quello della reificazione della donna, ovvero la sua riduzione a donna-oggetto, (“O Profeta, di' alle tue spose, alle tue figlie e alle donne dei credenti di coprirsi dei loro veli, così da essere riconosciute e non essere molestate”), etc.


Riassumendo, gli uomini, agendo in contrasto con il comando divino, incorrerebbero non solo nel peccato connesso al non rispetto del divieto – che, come abbiamo visto, è fatto negativo per il singolo e per la comunità - ma anche nella grave colpa rappresentata dal dimenticarsi di Dio, che a sua volta è anche fatto negativo per il singolo e per la comunità.
Non rispettando i dettami della Shari'a, quindi, il singolo commette peccato e mina, direttamente e indirettamente, materialmente e spiritualmente, l'armonia della Umma.
Tutto ciò premesso, è chiaro che sarebbe innaturale per un musulmano lavorare in un bar occidentale anche servendo solo il thè, essere cliente dello stesso bar anche ordinando solo del thè, diventare socio dello stesso bar anche solamente per l'acquisto e la vendita del thè.


Allo stesso modo sarebbe innaturale per un musulmano lavorare in una banca convenzionale anche solo proponendo prodotti Shari'a compliant, essere cliente della stessa banca anche solo aderendo a prodotti Shari'a compliant, diventare azionista di una banca anche solo in riferimento ai prodotti Shari'a compliant.
Quest'ultimo scenario è stato bypassato per mezzo della separazione dei fondi “islamici” e “convenzionali” nelle islamic windows e nelle succursali dedicate cui abbiamo accennato all'inizio. Ma gli Shari'a Supervisory Board, con funzione consultiva e certificativa, potranno svolgere reale attività ispettiva finalizzata alla certificazione ex post dell'attività bancaria della succursale o dell'islamic window?
Problematiche e interrogativi che potrebbero essere ridimensionati valutando seriamente la possibilità, per gli istituti bancari convenzionali, di fondare ex novo banche a totale regime islamico, anziché perdersi nella ricerca della formula più adatta tra islamic windows, succursali e filiali.
E non è detto che qualche cittadino non musulmano non entri per chiedere informazioni.
Rimane però aperta la questione delle scuole giuridiche. A quale delle quattro scuole giuridiche islamiche dovranno appartenere e/o rifarsi i membri di uno Shari'a Supervisory Board? A quella di maggiore influenza nei Paesi di provenienza della maggioranza dei cittadini musulmani immigrati? E gli altri? Gli utenti potranno essere preliminarmente e capillarmente informati relativamente alla scuola giuridica di appartenenza dei membri del Board? Come si certificherà la loro competenza in  ambito finanziario e legislativo? Con un esame di Stato? 
E, last but not least, si cambierà il nome della ricevuta bancaria (Ri.Ba) per non incorrere in equivoci? Ma questa è un'altra storia.


Finanza islamica... Quattro indicazioni per gli investimenti responsabili

19 settembre 2012 - autore: Mahrnezh Qayyum - Afaf Qayyum (Redazione economica Majalla.com)
Link articolo originale


Bank Islam a Kuala Lumpur .. Una delle più grandi banche in Malesia

L'ironia più bizzarra negli Stati Uniti, in particolare, a causa della finanza islamica è sempre stata associata, nella mente di "finanziamento del terrorismo". Ma per coloro che stanno perseguendo investimenti più etici, e alla luce della comparsa di una cultura di investimento socialmente responsabile, e le istituzioni finanziarie islamiche fornito una nuova cultura di investimento, soprattutto attraverso gli hedge funds che sono gestiti in maniera islamica.


Prima che riconosciamo più le tendenze che riflettono gli investimenti "mainstream" islamico, ci sono due questioni di finanza attrazione Aataran islamico contemporaneo: 


1 Quali sono le caratteristiche religiose per questo tipo di investimenti 
2 Perché scegliere i non-musulmani fondi comuni di investimento che sono soggetti alla legge islamica, nonostante i timori infiltrazione della legge islamica al processo legislativo nei loro paesi di laicità rappresenta la seconda domanda una contraddizione grave. Secondo le notizie economiche della Malesia nel l'agenzia di stampa "Reuters", richiede alcuni strumenti miscela finanziari islamici (investimenti conformi ai principi religiosi), in considerazione dei rischi, che lo rende attraente per coloro che perseguono la trasparenza nel tipo di industrie che contengono portafogli. Inoltre, la crescente tendenza verso investimenti socialmente responsabili, che è dovuta alla progressiva giovane mentale per "responsabilità sociale", come la sua immagine ha pubblicato un elenco di opzioni di una rivista finanziaria, che ha posto i diritti umani e dei fattori ambientali nei portafogli finanziari.

L'inizio del sistema bancario islamico
È interessante notare che gli Emirati Arabi Uniti, è che fondò il primo istituto bancario islamico. E lontano dal Gulf Cooperation Council (GCC), ci sono quattro banche islamiche che operano in Libano, la Tunisia considerare ampliando la sua industria finanziaria. Oggi, ci sono oltre 300 istituti sparsi in sei continenti. Nel corso dell'ultimo decennio, i paesi a maggioranza musulmana, e il Medio Oriente, Nord Africa e promuove la finanza islamica per tre motivi. 
Primo: la finanza islamica impedisce raggiungere tutti i ritorni finanziari di usura o tassi di interesse sono esagerati. Invece di entrate fiscali che passa attraverso la partecipazione a conto economico, che i cosiddetti contratti di "speculativo" o "partecipazione". Secondo l '"Istituto di Itaca per la finanza islamica", emette la pratica del principio che afferma che non dovrebbero vendere i beni individuali prima esistono, e si impegna a fondi comuni "profitti e perdite" standard oltre ad altri criteri. 
Secondo: esclude linee guida di base per i prodotti di finanza islamica e servizi di consumo settori le seguenti: alcol, gioco d'azzardo, e settori di intrattenimento e alcuni supporti di comunicazione (ad esempio, immagini nudo). 
terzo luogo: sottolinea degli obblighi di comunicazione delle procedure di trasparenza e responsabilità, e di cui da molti dei paesi industrializzati con le migliori pratiche di corporate governance.


Direzione 1: la cultura degli investimenti socialmente responsabili
E la cultura simile di investimento socialmente responsabile con lo sviluppo di fondi comuni islamici. Allo stesso modo, è del tutto opportuno notare come la direzione parallela alla investimento socialmente responsabile, che ha contribuito ad attrarre gli investitori di non-musulmani agli investimenti islamica si è sviluppata in molti settori. Sulla base delle esperienze di investimento negli Stati Uniti, troviamo che l'investimento socialmente responsabile non è un concetto nuovo in termini assoluti, ma il concetto di ri-scoperta. Come sottolineato da uno dei fogli di lavoro, è stato il primo fondo comune etico "Pax World Fund" nel 1971 reso disponibile agli investitori individuali, al fine di evitare di investire nel settore del gioco d'azzardo / Casinò. E condividere tutta la loro coscienza sociale o musulmano la paura degli investitori. Quindi, il processo richiede chierici a cooperare con i gestori di fondi, ei regolatori finanziari per risolvere il processo di investimento.


Zitouna Bank .. La prima banca islamica in Tunisia

Come altre questioni di giustizia sociale, investimenti socialmente responsabili si concentra sul costo esterno (come l'inquinamento) e che viene descritto da molti economisti come le conseguenze involontarie di mercati competitivi e di produzione. A sua volta, il governo potrebbe intervenire con alcuni strumenti finanziari e la tassa professionale per affrontare conseguenze indesiderate. Ma regolamentazione del governo crea più problemi attraverso il controllo burocratico e la possibilità di bloccare le forze del settore privato. Per esempio, dato che i settori specifici come l'alcol e tabacco, è industrie legali, il governo impone tasse più alte di vendita al fine di controllare i consumi e gettito fiscale da utilizzare in infrastrutture pubbliche. Ma i cittadini con coscienza sociale, non può convincere questo, e continuare a sentire che la comunità dovrebbe sviluppare settori specifici sotto la responsabilità con altri mezzi diversi dalle imposte.
Tenendo conto di queste preoccupazioni sociali, economiche e ambientali, fondi di investimento socialmente responsabili ricevuto popolari tra i musulmani che stanno perseguendo il tipo di pratiche etiche. Di recente, l'opera dei musulmani al di fuori dei paesi a maggioranza musulmana a gonfiare il settore finanza islamica, e sviluppato i propri punti vendita sotto la mozione degli investimenti socialmente responsabili. Così, si può dire che un nuovo ramo dei rami della finanza islamica è emersa. Negli Stati Uniti, ha continuato un gruppo di musulmani americani che cercano di investire nel rispetto delle pratiche islamiche con Nicolas Cesare, fondatore di "Saturna Capitale" al fine di istituire un fondo comune. Secondo Cesare: "I musulmani desiderio americano di azioni proprie, ma si rendono conto che ci sono alcune restrizioni o linee guida devono rispettare. Erano consapevoli che il fondo, che sarà realizzato attraverso l'utilizzo di una società di gestione dei fondi comuni di investimento di creare un fondo impegnato a questi standard, sarà compatibile con le loro esigenze religiose e portarli il loro obiettivo per l'acquisto di azioni. " E 'stato quindi creare "fondo comune fiducia" nel 1986, seguito da "Fondo fiduciario per la crescita" nel 1994. Ed entrambi sono ora inclusi nel Dow Jones sotto i simboli AMANX e AMAGX.


Direzione 2: Creazione di indicatori per i mercati islamici
Nel 2008, ha osservato, "Dow Jones" che direzione e aprire un ufficio in Medio Oriente, di comunicare direttamente con il Centro per l'industria finanza islamica a Dubai, che si trova anche la sede centrale di "Forum Internazionale per la finanza islamica", che comprende i politici e gli accademici. Si aspettavano crescente interesse per la finanza islamica, e quindi istituito un "Dow Jones Islamic Market" nel 1999, e poi, di mercato Astbakoa islamici indici FTSE, e circa il possesso di Standard & Poors. (Fondata indice S & P nel 2007, seguito dal FTSE nel 2008).
C'è un dibattito in corso sull'attuazione come semplice o complesso di islamici condizioni finanziarie per i gestori di investimenti. Per esempio, dicono i critici, le operazioni di finanza islamica delicato e complesso a livello istituzionale è una sfida per gli studiosi di finanza islamica. In precedenza, nel 2009, ha confermato "l'Organizzazione contabile e controllo per le istituzioni finanziarie islamiche", che è l'organismo di regolamentazione per il settore bancario islamico, che ha sede in Bahrain, che circa l'85 per cento degli strumenti islamici erano in realtà non islamico. D'altra parte, che desiderano partecipare ai fondi di investimento islamici hanno in comune con gli altri che stanno perseguendo i fondi di investimento, le autorità religiose, come ad esempio la convinzione alla base dello sviluppo della persona e della società come responsabile per lo sviluppo della comunità. Questo spiega perché la probabilità che la crescente popolarità della tendenza generale verso investimenti socialmente responsabili, e alla luce della mancanza di fiducia della classe media a seguito della recente crisi bancaria.
Dove lavora l'idea di creare ricchezza per la comunità e non solo per la contemporanea individuale equivalente degli obiettivi dell'investimento socialmente responsabile per gli investimenti della comunità.Di conseguenza, interferire filosofia della finanza islamica con investimenti socialmente responsabili. L'unica differenza è che la finanza islamica offre un sistema completo finanziario interferisce con lo stile di vita e determina le regole e principi.


Direzione 3: paesi con la maggior parte dei non-musulmani realizzare nuove possibilità
Ho capito le altre regioni con i musulmani potenziale popolazione di maggioranza del mercato finanza islamica. A seguito della decisione, nel 2004, ha vinto ciascuno di Deutsche Bank, Citibank, Mahrkhma vantaggi prima nel mercato per aprire una finestra sul sistema bancario islamico, perché molte delle banche europee e statunitensi erano riserve sui prestiti. Deutsche Bank prevede di raddoppiare le attività di finanza islamica fino a raggiungere 1.800 miliardi dollari entro il 2016. All'inizio di quest'anno, Magazine premiato "News Finanza Islamica," Deutsche Bank "Best Service Provider custodia islamico".
Nel 2009, i paesi contrassegnati con un non-musulmano la maggioranza, come il Giappone, questa tendenza. E ha iniziato l'emissione di obbligazioni islamiche. Oltre alle pubblicazioni importanti come "The Atlantic", ha sottolineato che il mondo delle imprese ha bisogno di comunicare direttamente con le pratiche della finanza islamica, attraverso l'offerta di corsi di formazione, secondo scritto Massoud Hyun: "L'Università di Hong Kong all'interno di molti istituti di istruzione superiore in quella regione, che istituisce un programma per la finanza islamica. "


Trend 4: le banche islamiche potrebbe essere l'altro lato della medaglia investimenti socialmente responsabili
Banche islamiche sono cresciute e superato il Gulf Cooperation Council e allungata anche la Turchia. I settori bancario islamico è riuscito ad attirare la popolazione della Turchia, di età compresa tra 70 milioni e in crescita, come si sono sviluppati i rapporti con l'America e il Medio Oriente, perché la Turchia a mantenere la sua posizione di leader politico e regionale. Essa ha stabilito le banche come "Turkey Finance" Borse tener conto delle norme di investimento islamici, oltre al crescente bisogno di investimenti per diventare "socialmente responsabile". Nel 2011, la Turchia istituito indice "ICI", che fa parte di un'iniziativa volta a promuovere fondi etici e investimenti socialmente responsabili. ("Vedi finanza islamica in Turchia - guardando avanti con fiducia", 2007, di Peter e Oterz).
Dieci anni fa, la Turchia è stato colpito da frustrazione dopo non l'adesione all'Unione europea. Ci sono stati diversi motivi a causa dei "criteri di Copenaghen", oltre ai pregiudizi culturali. E giunzioni che la decisione della Turchia di non aderire all'Unione europea può portare una serie di vantaggi: la Turchia ha evitato di entrare nell'area dell'euro e la crisi finanziaria, e le istituzioni bancarie islamiche maggiore legami economici e sociali all'interno dello Stato laico. Allo stesso tempo, la Turchia è diventata un paese modello in Medio Oriente, alla luce di aumentare i propri investimenti in Iraq.


Carta di credito islamico Bank Islam Malaysia


Allo stesso tempo, vi è una crescente tendenza investimenti socialmente responsabili in città come Parigi e San Francisco, come cresce a Hong Kong e Ankara. Secondo il "Forum degli investimenti sostenibile e responsabile", che rappresenta un ramo dei rami di fondi esistenti sulla base della religione, è l'investimento responsabile e allo sviluppo sostenibile e gli investimenti estesa negli Stati Uniti, dove divenne in cui quasi 3.070 miliardi di dollari di mercato americano di investimento che per un totale di 25,2 miliardi per il momento. Inoltre, alcuni analisti del settore supporre che il fenomeno dei guadagni di investimento socialmente responsabili superano i vantaggi morali. Dove si è visto agli investimenti socialmente responsabili e rami con le autorità religiose, come un mercato a lungo termine e sostenibile, in quanto i criteri di tali investimenti tener conto delle questioni ambientali ed economiche. Visto investimenti socialmente responsabili, adottate da molti analisti del settore come la chiave per la sostenibilità, che è attraente per gli investitori. Pertanto, tali questioni sociali includono il capitale umano, funziona come un buon indicatore di come l'azienda si gestisce: ". Corporate governance"


Mercato potenziale
E superare il più ampio mercato dei fondi di investimento socialmente responsabili, progressisti investitori che hanno la consapevolezza sociale o ciò che egli descrive come mercato gestori degli investimenti "nuova identità", che rappresentano due miliardi di dollari. Secondo l'ipotesi degli investimenti socialmente responsabili che, il potenziale di mercato in crescita per i clienti dei fondi islamici, come i clienti che sono alla ricerca di investimenti socialmente responsabili hanno i fondi che possono essere investite, in aggiunta agli interessi particolari. Ad esempio, si augura un numero crescente di americani di esercitare un maggior grado di controllo sui propri piani per la pensione, che viene attribuito in parte alla Enron e lo scandalo Madoff. Invece di investire in piani, 401 (K) tradizionale, gli americani possono investire in piani, 403 (B), che permette loro molto superiore alla capacità di prendere decisioni. Quindi, il controllo più nel piano, 403 (B), prevede la possibilità per gli investitori, al fine di scegliere le industrie che si concentrano sui fattori sociali e ambientali. Quindi, vi è il potenziale di mercato enorme per gli hedge fund, che sono gestiti maniera islamica, tenendo conto che afferma "primavera araba" che in molti tipi di riforme del settore bancario, e in conformità con i termini del rapporto di Ernst & Young.
Oltre ai molti non-musulmani, sono alla ricerca di opzioni di investimento alternative. Nel Regno Unito, Malaysia, trasformato molti non musulmani ad investire le istituzioni finanziarie islamiche come un mezzo per esaminare le opzioni di investimento etici. Secondo il rapporto, "BBC", possiede circa un quarto dei conti nelle persone Malesia islamici non-musulmani.
D'altra parte, ha coinvolto i musulmani benestanti nel Regno Unito e negli Stati Uniti in ogni dell'economia occidentale e il settore della finanza islamica. Supporta i dati demografici per "Forum Boao" su religione e vita pubblica, l'affermazione secondo cui potenziale di mercato pure. Quando i musulmani rappresentano il 23,4 per cento della popolazione mondiale, e si prevede che Atzadwa del 35 per cento nel corso dei prossimi due decenni.


Crescente consapevolezza
Ho lavorato la crisi finanziaria globale per promuovere la conoscenza e accrescere l'interesse degli investitori per strategie di investimento alternative. E lavora a riconoscere un terreno comune tra islamici principi finanziari, e la visione contemporanea di trasparenza circa gli investitori più e settori di investimento, rispondere alle esigenze sociali delle strategie di investimento più competitivi. Dice un documento di lavoro presentato "Novithek" nel 2009, non vi era alcun legame naturale tra l'investimento socialmente responsabile e finanza islamica, perché l'investimento socialmente responsabile "non usare la stessa esperienza o di mira gli stessi clienti." Tuttavia, l'attività al di fuori dei paesi con il non musulmano maggioranza rappresenti una storia diversa nel contesto della crisi finanziaria globale e le sue implicazioni. Alla fine, sotto la percezione di più investitori a queste tendenze parallele, potenziato alternative sia responsabilità sociale e finanziario, oltre ad essere approfondito sperare di evitare il ripetersi di non etiche pratiche finanziarie.

Mahrnezh Qayyum - scrittore per l'Huffington Post e competente nelle lingue e culture e paesi della Politica del Vicino Oriente 
Afaf Qayyum - specializzato in economia islamica e di gestione e di una riflessione sulla comunità investimenti responsabili


Perché il sistema bancario islamico non ha rischiato il tracollo ?


21 ottobre 2010 - autore: Alberto Milli

Segnalibro

L’occidente non è ancora uscito dalla crisi economica, ma il prolungarsi indefinito di questa crisi
sistemica non è stato di stimolo per guardare al di là dei nostri confini, anche mentali, e del nostro
modello economico e bancario.

 Il sistema bancario ha rischiato il collasso. Eppure nel mondo ci sono grandi banche che si sono
mostrate praticamente immuni alla crisi: le banche islamiche.
La cosiddetta finanza islamica, di cui le banche islamiche fanno parte, si differenzia molto da quella
occidentale. Alla sua base c’è il rifiuto della ribâ (usura), sancito dal Corano e dalla Sunna(l’insegnamento orale del Profeta Muhammad).

Nella II sura del Corano, al versetto 275, infatti sta scritto che coloro «che si nutrono di usura
resusciteranno come chi sia stato toccato da Satana. E questo perché dicono: “Il commercio è come
l’usura.”. Ma Allah ha permesso il commercio e ha proibito l’usura». Poco più avanti, ai versetti
278 e 279 si legge: «O voi che credete, temete Allah e rinunciate ai profitti dell’usura, se siete
credenti. Se non lo farete, vi è dichiarata guerra da parte di Allah e del Suo Messaggero. Se vi
pentirete, conserverete il vostro patrimonio. Non fate torto e non subirete torto.».
In un hadit (detto) vengono riportate le seguenti parole del Profeta, che fanno comprendere quanto sia forte la condanna dell’usura mettendola in correlazione, quanto a gravità, al peccato della
diffamazione: «Ci sono settantatre maniere di praticare la ribâ. La meno esecrabile equivale a
commettere adulterio con la propria madre. La più mostruosa è diffamare un musulmano».
Il termine ribâ nel Corano assume una pluralità di significati, non riconducibili unicamente
all’usura propriamente detta. Ribâ infatti è usura, ma anche interesse sul denaro e sui prestiti,
speculazione bancaria sulle valute e sull’oro.

Forse non del tutto casualmente il termine ribâ lo troviamo nei fogli delle nostre banche, per
indicare la Ricevuta Bancaria: Ri.Ba, appunto.
Ciò che fondamentalmente distingue la finanza occidentale, con le sue borse valori, dalla finanza
islamica, è la sua lontananza dall’economia reale. In occidente le banche chiedono interessi sul
denaro prestato, sui mutui, mentre le borse valori hanno i loro titoli che non sono altro che
scommesse sull’economia reale. Oltre ai normali titoli, ci sono anche i cosiddetti derivati, i futures,
che sono una scommessa sui titoli, ovvero una scommessa sulla scommessa.
Il drammatico è che una crisi dei titoli derivati o di quelli normali può portarsi nel baratro la pur
sana economia reale, come stiamo vedendo e vivendo negli ultimi anni.

Tutto ciò è impensabile nel sistema finanziario islamico, dove la ribâ è un peccato gravissimo e il
gioco d’azzardo «immonda opera di Satana».
L’insegnamento coranico ha evitato che la finanza islamica si allontanasse dall’economia reale
investendo in ribâ. E proprio questo ha salvato le banche islamiche dalla recente crisi economica.
E l’impermeabilità alla crisi ha reso le banche islamiche più attrattive per gli investitori
internazionali, ma anche per quegli investitori degli stessi paesi islamici che magari avevano deciso
di “saltare il fosso”, attirati dai soldi facili della finanza occidentale.


Una banca occidentale non può fare “islamic banking”

07 novembre 2010 - autore: Alberto Milli

Dott. Alberto Milli. Anni orsono avevo intenzione di accedere ad un master in economia presso un prestigioso ente formativo. Essendo conditio sine qua non dell’ammissione, oltre ai vari titoli, la presentazione di un progetto di ricerca, eventualmente da svilupparsi poi nel corso del master ad ammissione avvenuta, pensai che potesse essere un buon progetto uno studio sull’opportunità e sulle modalità di introduzione in Italia del sistema bancario islamico.
Vanamente ottimista, ancora fresco di laurea con lode in filosofia e sufficientemente preparato sull’Islam, stilai in poche pagine il mio progetto, che reputavo attuale per la tematica trattata e corretto per i riferimenti coranici ivi contenuti.
Consideravo inoltre l’oggetto, l’introduzione della banca islamica in Italia, intellettualmente e moralmente condivisibile da parte di chiunque, fosse un cristiano come il sottoscritto, un ateo, o comunque un non musulmano, considerando la ribâ, in tutte le sue accezioni, un grave nocumento per la moralità, per la vita sociale e per l’economia reale in genere, di qualunque Paese.
Tale progetto non fu reputato degno di attenzione, tanto è vero che non fui ammesso a sostenere gli esami di ammissione al master. All’epoca, forse, la Ummah non era valutata degna di rispetto, e quindi neppure gli insegnamenti religiosi e morali contenuti nel Corano.
Oggi la situazione non è cambiata: il contenuto del Corano e i suoi insegnamenti sono ancora misconosciuti o non reputati degni di attenzione, e i cittadini di fede islamica non sono considerati con sufficiente riguardo.
Qualcosa però è mutato: si registra un certo interesse della finanza e del sistema bancario-creditizio occidentale ed europeo nei confronti del sistema bancario islamico. Gruppi bancari occidentali, infatti, hanno iniziato a commissionare degli studi di fattibilità sull’introduzione, nella propria offerta, di strumenti finanziari “Sharia compliant”.


E’ facile ipotizzare il seguente ragionamento:
a) Senza l’introduzione, nella banca occidentale, di strumenti finanziari ad hoc per il cittadino di fede islamica, quest’ultimo ha di fronte tre opzioni: 1) non depositare i propri soldi in banca e non chiedere mutui o prestiti, data l’incompatibilità del sistema bancario occidentale con i dettami coranici; 2) depositare i propri soldi in banca, nonostante tale incompatibilità; 3) inviare il denaro alla propria famiglia di origine, residente nel tale paese islamico, incaricando i congiunti di depositare il denaro presso un adeguato istituto bancario islamico.
b) Con l’introduzione, nella banca occidentale, di strumenti “Sharia compliant”, si può contenere, teoricamente fino all’azzeramento, i suddetti punti 1) e 3).
L’ipotetico, ma probabile, ragionamento sopra riportato pare fondarsi su due concetti tipici del pensiero economico occidentale, ovvero che tutto sia in vendita e che indagini di mercato e studi di fattibilità indichino sempre nuove sicure prospettive di sviluppo. Infatti, una volta commissionati tali studi che individuino un potenziale nuovo bacino di utenza, il passo successivo sarà proporre un’offerta che possa essere considerata allettante, in modo da trasformare in reale il potenziale bacino di utenza così emerso.
Tutto ciò sembra teoricamente e formalmente corretto, ma non ad uno sguardo più attento.
E’ inutile ricordare per esteso quali siano i molti significati di ribâ; è sufficiente rammentare che coloro “che si nutrono di usura resusciteranno come chi sia stato toccato da Satana” (Corano, sura II, 275).
E’ ovvio che il cittadino di fede islamica non depositi i propri soldi in una banca occidentale per i seguenti motivi: per non percepire interessi sul denaro depositato (ribâ), per non pagare interessi sul denaro avuto in prestito (ribâ), per non contribuire, neppure in piccolissima parte, ad un sistema che contempla quotidianamente la speculazione bancaria sulle valute (ribâ).
Detto questo, appare chiaro che, se una banca occidentale decidesse di iniziare ad erogare anche dei servizi “Sharia compliant”, si mostrerebbe di primo acchito allettante per il cittadino di fede islamica, in quanto tale banca non pagherebbe al cliente musulmano interessi sul denaro depositato e non riscuoterebbe dal cliente musulmano interessi sul denaro prestato.
Però tale banca, nei propri scomparti tradizionali, continuerebbe a riscuotere interessi sul denaro prestato (ribâ) e a pagare interessi sul denaro depositato (ribâ), nonché, ovviamente, a praticare la speculazione sulle valute (ribâ), dimostrandosi di fatto non opportuna per il cittadino di fede islamica per il quale si era in principio studiata questa nuova erogazione di servizi bancari.
Infatti, data la condanna coranica dell’usura, sarebbe esecrabile per un musulmano contribuire alla prosperità di una banca che non pratica nei suoi confronti quella ribâ che continua, però, a praticare nei confronti di altre migliaia di persone. 


I paradossi della finanza islamica

I principi religiosi alla prova della globalizzazione

settembre 2001 - autore: Ibrahim Warde (per Le Monde Diplomatique)

Le istituzioni finanziarie islamiche, nate negli anni '70, sono operative in più di settantacinque paesi. Il loro sviluppo, apparentemente paradossale nel contesto di una religione che condanna i guadagni generati dai prestiti, in un primo tempo è avvenuto in parallelo con il risveglio dell'islam politico. Ma è poi sopravvissuto al declino di quest'ultimo, trovando nuovo vigore grazie allo sviluppo della globalizzazione finanziaria. I fondi islamici, basati sulla divisione dei profitti e delle perdite o, più prosaicamente, su investimenti in settori la cui liceità è indiscutibile, coesistono ormai con altri prodotti finanziari «etici».


Le istituzioni finanziarie islamiche hanno un peso di circa 230 miliardi di dollari, quaranta volte di più di quanto ne avessero nel 1982 (1). La maggior parte delle grandi istituzioni finanziarie occidentali, sul modello della Citibank, che nel 1996 ha aperto una propria filiale islamica nel Barhein, sono ormai impegnate in questo tipo di attività sotto forma di filiali, di «sportelli islamici» o di prodotti finanziari destinati a una clientela musulmana. Simbolo dell'integrazione della finanza islamica nell'economia globale, esiste persino un «indice Dow Jones del mercato islamico».


Questo fenomeno può apparire paradossale, poiché l'islam è considerato da alcuni come incompatibile con il «nuovo ordine mondiale» che si è imposto dalla fine della guerra fredda (2). Come spiegare, nell'epoca della finanza globalizzata, che istituzioni che rigettano l'«usura» possano integrarsi in un sistema fondato sull'interesse e che tecniche riesumate con il risveglio dell'islam politico vivano la loro età dell'oro mentre lo stesso islam politico sta perdendo terreno (3)?


Negli anni '70 ha preso forma una finanza islamica modernizzata, tra la crescita del pan-islamismo e il boom petrolifero. La guerra dei sei giorni (giugno 1967) aveva in effetti segnato l'inizio del declino del movimento nasseriano, pan-arabo e secolare, e aperto la strada all'egemonia regionale dell'Arabia saudita, all'insegna del pan-islamismo. La creazione, nel 1970, dell'Organizzazione della conferenza islamica (Oci) che riuniva i paesi musulmani, ha riportato all'ordine del giorno i precetti economici dell'islam. Gli istituti islamici di ricerca economica hanno così cominciato a proliferare.


Nel 1974, al vertice di Lahore, l'Oci, sull'onda della moltiplicazione per quattro dei prezzi del petrolio, decise di fondare la Banca islamica di sviluppo. Questa istituzione, con sede a Gedda, ha gettato le basi di un sistema di aiuto reciproco fondato su principi islamici. Nel 1975, nasce la Dubai Islamic Bank, la prima banca privata islamica.
Un'associazione internazionale di banche islamiche venne costituita per stabilire norme e difendere interessi comuni. Nel 1979, il Pakistan fu il primo paese a decretare l'islamizzazione di tutto il settore bancario. Venne seguito, nel 1983, dal Sudan e dall'Iran.
Toccò allora ai giuristi musulmani adattare una tradizione pre-capitalistica ai bisogni della società contemporanea. Difatti, benché la religione si mostrasse favorevole al commercio (professione esercitata dal profeta Maometto), condannava invece i guadagni generati dalla finanza «pura». Il Corano per esempio dichiara che, malgrado un'apparente similitudine, i profitti generati dal commercio sono fondamentalmente diversi da quelli generati dai prestiti (sura 2, versetto 275).


L'Islam proibisce, in particolare, la riba. La parola, tradotta generalmente con «usura», letteralmente significa «aumento». Ma la sua interpretazione è sempre stata oggetto di controversie : secondo alcuni, la riba fa riferimento a tutte le forme di «interesse fisso» ; per altre, il termine designa soltanto l'interesse eccessivo. Anche se alcune autorità religiose - ivi compreso l'attuale sceicco di Al Azhar in Egitto - hanno dichiarato legittimi alcuni tipi di interesse, numerosi ulema continuano ad attenersi a un'interpretazione restrittiva.


Senza contestare il pricipio della remunerazione del denaro dato in prestito, la tradizione islamica rifiuta l'aspetto «fisso e predeterminato» dell'interesse, con tutte le sue implicazioni in materia di equità e di potenziale di sfruttamento del debitore. L'islam propugna piuttosto l'equa spartizione dei rischi e dei guadagni (4). Nei primi tempi dell'islam, la forma di finanziamento applicata correntemente consisteva nell'associare chi concede il prestito e chi lo ottiene; un ricco mercate finanziava un'operazione realizzata da un imprenditore e profitti e perdite venivano spartiti equamente. Questa forma di finanza associativa - che ispirerà il sistema di accomandita nel diritto francese - ha una logica simile a quella del capitale di rischio resa popolare dalla «nuova economia». Un mondo di banchieri senza banche I teorici della finanza islamica ritenevano che questo sistema si adattasse meglio sia ai bisogni economici del mondo islamico che alle esigenze morali della religione. In effetti, mentre la banca classica privilegia i possessori di capitali o di beni suscettibili di essere ipotecati, la finanza associativa dà una possibilità a imprenditori dinamici ma con pochi fondi. Il sistema permetterebbe egualmente a coloro che, per ragioni religiose, hanno preferito finora la tesaurizzazione, di entrare nei circuiti economici produttivi.


L'islam vi aggiunge anche una dimensione caritativa: grazie alla gestione sia di «fondi di zakat» (5) che alle loro donazioni, le banche devono lottare contro la povertà e l'esclusione.
Questo nuovo sistema finanziario era fondato su due principi di finanza associativa - mudaraba (accomandita) e musharaka (associazione).


Altri strumenti «neutri», come la murabaha (dove la banca svolge il ruolo di intermediario commerciale, che compra le merci necessarie ai suoi clienti rivendendole loro e realizzando un profitto), avrebbero dovuto svolgere un ruolo di transizione: permettere alle banche di realizzare un reddito in attesa della diffusione dell'uso della finanza di partecipazione. Anche la remunerazione dei depositi era fondata sul principio della spartizione delle perdite e dei profitti: i conti di risparmio venivano remunerati (o no) in funzione degli utili fatti dall'istituto; «conti di investimento» destinati a finanziare specifiche iniziative venivano retribuiti in funzione dei guadagni realizzati da questi investimenti.


Ma la finanza di partnership si rivelò deludente: né le infrastrutture finanziarie né la mentalità erano adatte. Scottati da questi fallimenti, numerosi istituti hanno abbandonato le ambizioni iniziali. In mancanza di investimenti lucrosi nei paesi d'origine, hanno piazzato una parte importante dei propri fondi in Occidente. La predilezione per i «beni reali» (immobiliare, mercato delle materie prime) ha portato un numero considerevole di banche ad accumulare perdite notevoli. Gli strumenti «neutri», che avrebbero dovuto svolgere soltanto un ruolo transitorio, sono diventati la norma stabile.
Sotto molti aspetti, le banche islamiche differivano ormai dalle banche convenzionali solo per il linguaggio adottato, destinato a mascherare l'esistenza dell'interesse. La loro immagine ha sofferto anche per il crollo delle compagnie di investimento islamiche in Egitto nel 1988 (6) e per un certo numero di scandali. Alcuni ritennero allora che la finanza islamica non fosse in definitiva che un episodio effimero legato al boom petrolifero.
Al contrario, proprio allora essa era sul punto di conoscere una fortissima crescita. Difatti, grandi sconvolgimenti avevano nel frattempo trasformato il mondo della finanza internazionale e quello dell'islam: mutazioni tecnologiche e deregulation da un lato (globalizzazione della finanza, nuovi prodotti finanziari ecc.); cambiamenti politici, economici, demografici e sociali dall'altra (impatto della rivoluzione iraniana, guerra del Golfo, crollo dell'Unione sovietica e nascita di nuovi stati islamici, fluttuazioni del mercato petrolifero, crescita delle «tigri asiatiche», sviluppo di una borghesia religiosa musulmana, ecc.).


Ma la finanza islamica ha potuto conoscere un vero rilancio solo al prezzo di un aggiornamento dei propri principi e pratiche. Mentre il primo ijitihad (sforzo di interpretazione) era caratterizzato dal legalismo e dall'aspetto scolastico, il secondo si è adoperato per ritrovare il senso o l'«economia morale» dell'islam, tenendo conto dei principi che a lungo avevano permesso all'islam di adattarsi alle più diverse culture: 'urf (accettazione dei costumi locali), darura (necessità) e maslaha (interesse generale).
Le reti finanziarie islamiche, un tempo monolitiche e dominate dalle monarchie petrolifere del Golfo (in particolare dall'Arabia saudita), attualmente riflettono la diversità del mondo musulmano. Persino i paesi che hanno realizzato l'islamizzazione completa dell'economia possiedono sistemi disparati nati in circostanze geopolitiche o economiche e di interpretazione religiosa differenti. Gli strumenti che oggi conoscono una crescita maggiore sono sovente quelli che, negli anni '70, erano o considerati illeciti (l'assicurazione o takaful) oppure di uso ancora limitato (i fondi di investimento). Per esempio, in parallelo con la crescita di fondi di investimento etici o socialmente responsabili nel mondo della finanza, oggi sono i fondi investiti in imprese o in settori a sicuro carattere lecito (7) ad attirare maggiormente il risparmio dei musulmani. Istituti finanziari islamici operano in più di 75 paesi.
L'inserimento di questa finanza islamica nell'economia globale non è esente da una miriade di paradossi. Il fatto che la finanza degli anni '90 generi l'essenziale dei profitti a partire da commissioni e dalle tariffe imposte sui servizi (e non più, come una volta, a partire dal differenziale di interesse tra crediti e depositi) ha permesso di aggirare i dibattiti teologici sulla riba. D'altronde, l'ondata di innovazioni finaziarie conseguenti alla deregulation ha reso possibile l'ideazione e la vendita di ogni tipo di «prodotti islamici». Per esempio, un'obbligazione può venire scomposta, permettendo ad ognuna delle sue due componenti - il «capitale» e l'«interesse» - di essere venduta separatamente.
In più, il declino della banca commerciale classica congiunto allo sviluppo delle banche di investimento e delle società di gestione di capitali a rischio ha rafforzato l'idea della finanza associativa.
D'altronde, sia il riavvicinamento della finanza e dell'industria che la fusione dei mestieri della finanza hanno ricreato le condizioni per un mondo di «banchieri senza banche» che prevaleva all'epoca d'oro dell'islam.


L'evoluzione politica del mondo musulmano ha portato in primo piano alcuni aspetti - il diritto alla proprietà privata e alla libera impresa, l'importanza dei contratti o della carità privata - che hanno mostrato la compatibilità di questa concezione dell'islam con il «consenso di Washington» (8). A questo punto, la religione ha potuto essere invocata per deregolamentare, privatizzare o ridurre i servizi pubblici. Alcuni governi - la Malaysia e il Barhein per esempio - hanno fatto ricorso a questa interpretazione per modernizzare i rispettivi sistemi finanziari, per opporsi ad altre forme di islamismo o per affrontare le classi retrograde che vivevano di rendita e il settore privato refrattario all'aggiustamento strutturale (9). Come ha sottolineato una recente inchiesta del Financial Times, in numerosi paesi islamici sono le istituzioni religiose ad essere spesso le più dinamiche e innovative (10).
Ma, in definitiva, l'attrattiva della finanza islamica si spiega soprattutto grazie agli eccessi della finanza globale (11). Per le classi medie che stanno emergendo in questo contesto di crescita della religiosità, l'alternativa è chiara. Se devono scegliere tra la finanza convenzionale che si è secolarizzata, se non addirittura amoralizzata, e un sistema di finanza etica a cui la religione ha dato il proprio beneplacito (fondato sul principio che le attività economiche restano benefiche fintanto che vengono esercitate in un rigido quadro morale), la decisione diventa ancora più facile, dato che il numero di prodotti islamici e di istituzioni che li offrono non cessano di crescere.

Ibrahim Warde: Ricercatore all'università di Harvard, autore di Islamic Finance in the Global Economy, Edinburgh University Press, 2000.


Note:

(1) http://www.islamicbanking-finance.com
(2) Samuel Huntington, Lo scontro delle civiltà, Garzanti, 1997.
(3) Olivier Roy, L'Echec de l'islam politique, Seuil, Parigi, 1992.
(4) Le tradizioni cristiana ed ebrea hanno da tempo emesso identiche riserve. Si legga Rodney Wilson, Economics, Ethics and Religion: Jewish, Christian and Muslim Economic Thought, New York University Press, 1997.
(5) L'elemosina legale, con la professione di fede, la preghiera, il digiuno e il pellegrinaggio, costituisce uno dei «cinque pilastri» dell'islam.
(6) Si legga Michel Galloux, Finance islamique et pouvoir politique: le cas de l'Egypte, Presses universitaires de France, Parigi, 1997.
(7) Questi fondi evitano di investire sia in imprese troppo indebitate o la cui gestione viene giudicata troppo avventurosa o poco etica, che in settori come quello delle bevande, delle armi o del gioco.
Cfr. http://www.islamicbanking-finance.com/ funds
(8) Designa le politiche imposte dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca mondiale ai paesi poveri. Si legga Moisès Nain, «Il consenso di Washington colto in fallo», Le Monde diplomatique/il manifesto, marzo 2000.
(9) Si legga Georges Corm, «L'economia del mondo arabo, fragile e iniqua», Le Monde diplomatique/il manifesto, dicembre 1994.
(10) Roula Khalaf, «Dynamism is held back by State Control», Financial Times, 11 aprile 2000.
(11) Si legga Ibrahim Warde «Finanzieri da casinò, contribuenti spennati», Le Monde diplomatique/il manifesto, giugno 1994.
(Traduzione di A.M.M.)



Bibliografia e links utili per ulteriori spunti di riflessione:

 


 

Le informazioni contenute in questa pagina possono differire dalle consuete interpretazioni popolari e scolastiche in campo teologico islamico. Le opinioni ivi contenute rappresentano il ibero pensiero dell'autore.