Il Corano in italiano - letture di riferimento per il musulmano taliano

10 maggio 2013 - autore: 'Alī M. Scalabrin
Ultimo aggiornamento: 22 giugno 2013

Basmala
Nel nome di Dio Il più Clemente, il più Misericordioso

Salam
La pace, la Misericordia, e le benedizioni di Dio siano su di voi

Il Corano è il libro sacro per i musulmani. E' totalmente scritto in arabo. Leggere il Corano per un italiano a completo digiuno della lingua araba è molto poco produttivo, inoltre anche per chi parla e scrive in arabo, ma non è di madrelingua è davvero difficile comprenderne i significati reconditi. Senza considerare il fatto che si tratta di un testo non certo attuale, di una complessità stilistica, lessicale unica che nemmeno gli arabi riescono a cogliere profondamente.

Esiste, all'interno della comunità islamica, ma anche fuori in ambito islamologico accademico, un mondo estremamente vasto e complesso che comprende tutte le discipline legate alla scienza coranica 'Ulûm al-Qur'ân, inerenti il Sacro Testo stesso, ma anche la sua interpretazione (Tafsīr), le circostanze della rivelazione, (âsbâb ân-Nuzûl) che fissano l'ordine cronologico della Rivelazione (Tanzil), le abrogazioni di versetti, (naskh), la grammatica, la filologia e la stilistica dell'arabo, i modi e le regole della salmodia (tajwīd); senza considerare l'altra scienza del mondo islamico che viaggia parallela, chiamata 'Ulûm al-hadith e che comprende la compilazione dei trasmettitori di detti profetici (ahadīth), autenticazione delle vie della trasmissione (isnâd), studio e analisi del loro contenuto (matri), stima del grado di autenticità (sahih da'if) e analisi storica della vita del profeta, (sīrah);, ma che non può ritenersi separata in uno studio completo e coretto di ogni singolo versetto.

Per questo motivo, le traduzioni aiutano a raggiungere un buon livello di conoscenza, ma sopratutto grazie alle note esplicative, se ben fatte, si riesce a comprenderne meglio i significati collocando i vari versetti storicamente e dando un quadro generale delle varie interpretazioni che negli anni si sono susseguite dagli storici Tafsīr di illustri esegeti musulmani dell'epoca, alle più moderne interpretazioni riformistiche. Ciò che magari potrebbe mancare in una traduzione è l'aspetto lessicale, etimologico, il discorso legato alle varie "letture" (qira’at o ahrûf), che, sebbene ufficialmente non implicherebbero variazioni di significato, è utile sapere che sono esistite ed esistono tutt'oggi. Inoltre ci possono essere degli aspetti per così dire melodici, musicali, recitativi, salmodistici che accompagnano il testo e sono del tutto legati alla lingua araba in sé.

Certo il Testo può esser tradotto, ma resta comunque inimitabile proprio per il legame indissolubile fra la lingua araba ed il Testo stesso, l'elemento fonetico accompagna la stessa lettura, la stessa melodia sacrale che spesso trascende il significato stesso. Molte volte la traduzione non rendei toni sacrali del Testo originale, perché capita ad esempio che la traduzione in una determinata lingua occidentale di un determinato verbo arabo non possiede, per questioni storico-culturali differenti, quei connotati sacrali tipici del corrispondente originale.

Ma questo può esser solo uno dei numerosi problemi che si riscontrano nell'opera di traduzione dei Testi sacri. Un altro problema potrebbe essere quello dell'indubbia presenza di due significati in molti versetti coranici: un senso aperto esplicito e più comune (zâhir) ed un altro più nascosto (bâtin) , intrinseco, a volte esoterico e sono i commentatori storici stessi a riferircelo. Quindi come tradurre entrambi i significati con una corrispondente unica parola come lo è nell'arabo?

Che il Corano sia stato scritto in arabo non vi sono certo dubbi, è il Libro stesso a dircelo:


"...Lo facemmo scendere [sotto forma di] Corano arabo, nel quale formulammo esplicite minacce. Chissà che non divengano timorati o che sia per essi un monito..."
(Corano meccano Tâ-Hâ 20,113 trad. H. Piccardo)



"Alif, Lâm, Râ. Questi sono i versetti del Libro esplicito.
In verità lo abbiamo fatto scendere come Corano arabo, affinché possiate comprendere..."

(Corano meccano Yûsuf 12,1-2 trad. H. Piccado)


"...[Abbiamo dato loro] un Corano arabo, esente da tortuosità, affinché temano [Allah]...."
(Corano meccano Az-Zumar 39,28 trad. H. Piccado)


"...Sappiamo bene che essi dicono: “C'è un qualche uomo che lo istruisce”, ma colui a cui pensano parla una lingua straniera, mentre questa è lingua araba pura..."
(Corano meccano An-Nahl 16,103 trad. H. Piccado)


"...Ne abbiamo fatto un Corano arabo [lettura o recitazione in lingua araba] affinché comprendiate!..."

(Corano meccano Az-Zukhruf 43,3 trad. H. Piccado con varianti)


"... in lingua araba esplicita..."
(Corano meccano Ash-Shu'arâ' 26,195 trad. H. Piccardo)

Questo versetti, legati a contesti storici ben precisi, rivelano la destinazione verso cui si rivolge il sacro testo, chiaramente destinato agli arabi e a tutti color che all'epoca parlavano arabo. Anche se è il Corano stesso a gettare le basi di una complessa struttura grammaticale della lingua araba scritta, fino ad allora divisa in numerosi dialetti, pronunce e senza un corpus di regole grammaticali. Tant'é vero che tutto ciò suscita i dubbi e le perplessità dei dissindensi che accusano Muhammad o di esserne lui l'autore o di avere la complicità di uno "straniero" informatore. Si può dire che il Corano è arabo e l'arabo è il Corano, in "lingua araba chiara", (lisān 'arabī mubīn).

Purtroppo moltissimi tradizionalisti si fermano alle consuete interpretazioni classiche spesso troppo letterali originarie dei vari tafsir canonici dei "sapienti" del primo Islam. Vi sono numerosissimi studiosi moderni anche occidentali che hanno fatto e stanno facendo ancora oggi ottimi commentari aperti anche a moderne vedute più scientifiche e con adattamenti alla civiltà di oggi.

Il Corano in italiano

Generalmente, la tradizione islamica ritiene che qualsiasi traduzione dal testo arabo del Corano non possa evitare d'introdurre possibili elementi di ambiguità se non di vero e proprio travisamento semantico, e siano pertanto tendenzialmente sfavorevoli a qualsiasi versione del loro testo sacro in idioma diverso da quello originale, l'estrema esiguità dei musulmani arabofoni (all'incirca il 10% dell'intera popolazione islamica mondiale) ha condotto ad approntare traduzioni nelle più diverse lingue del mondo anche islamico: dal persiano al turco, dall'urdu all'indonesiano, dall'hindi al berbero. Sono veramete pochi i musulmani che conoscono a fondo l'arabo ed abbiano elementi di filologia e semantica antica per poter interpretare correttamente il significato di molti verseti.

La massiccia diffusione dell'Islam, nonostante il suo Libro sacro sia nato, si sia diffuso e sia stato preservato proprio in arabo, non ha scoraggiato la diffusione di molteplici traduzioni, tant'è vero che le autorità saudite riconoscono ufficialmente tutta una serie di traduzioni tra cui oggi anche quella italiana di Piccardo.

La prima edizione italiana del Corano la troviamo, però, in volgare toscano nel 1547 a Venezia dal fiorentino Andrea Arrivabene, anche se l'opera fu preceduta da quella allestita da un tal Marco, canonico della Cattedrale di Toledo, che la curò tra il 1210 e il 1213.

In epoca più recente, vale la pena ricordare la versione dell'orientalista Luigi Bonelli del 1929; fino ad arrivare a quella dello storico, studioso dell'Islam, Alessandro Bausani, autore di una delle più importanti versioni in italiana del Corano, edita nel 1955, convertitosi poi alla fede Bahai; di seguito ricordiamo anche quella del 1967 ad opera di un altro orientalista e dipolmatico in Libano e Sudan, Martino Mario Moreno.

Tra le più famose e diffuse traduzione usate oggi, troviamo in testa sicuramente la versione edita nel 1994, di Hamza R. Piccardo, scrittore italiano, ex segretario dell'UCOII, convertito all'Islam. L'edizione è ricca di note esplicative ed è decisamente quella più diffusa e nel 2012, è stata riconosciuta dal Regno dell'Arabia Saudita come traduzione ufficiale italiana del Nobile Corano, in un'edizione appositamente riveduta accompagnata dal testo originale in arabo e stampata dalla tipografia islamica di Medina. E' chiaramente una versione che si stacca dalle precendenti edite da orientalisti che, sebbene competenenti e studiosi, non si spingono più di tanto ad affrontare il tema delle fede e dei relativi sentimenti ed emozioni che suscitano nella lettura da parte di un musulmano. Dal punto di vista lingiustico, molti critici l'hanno considerata come un approccio abbastanza letterale, in realtà, ci sono moltissimi versetti cui ne viene spiegato il significato allegorico nascosto, cosa del tutto assente nei tafsir classici non sufi. E' il volume di riferimento per il neo-musulmano convertito, ma anche per colui che, spinto dalla curiosità o altro, desira immergersi a comprendere, obbiettivamente l'Islam, da italiano, al di fuori dell'opinioni di massa o di quello che ci propinano i media.

La versione del noto orientalista e islamista scomparso Alessandro Bausani, convertito alla fede Bahà'ì, porta con sé tutto lo stile e le concezioni dell'orientalismo accademico degli anni'60, è datata infatti 1961. Resta comuqnue un classico ancor oggi molto apprezzato negli ambienti accademici.

 

Da tener presente anche la versione del 2003, più orientata verso il misticismo e gli aspetti spirituali del sufismo ad opera dello psicologo, archeologo, docente universitario, artista e sheīkh sùfi (khalīfah per l'italia dell'ordine Jerrahi) Gabriele Mandel Khan, laurea honoris causa in scienze islamiche dall'Università Statale di Konya (Turchia). Una traduzione (con testo arabo a fronte) caratterizzata dalle numerose note a fine dell'ultima sura che non tralasciano certamente gli aspetti spirituali ed esoterici del Testo, visti dal pensiero di un maestro sufi. Introduzione di Khaled Fouad Allam.

La più recente traduzione (2010) della scrittrice, docente e ricercatrice presso le Università di Venezia Ca' Foscari e di Genova Ida Zilio-Grandi e curata da Aberto Ventura, ricercatore presso l'Istituto di Studi Africani e Orientali della Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Cagliari, docente di "Islamistica" presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale", propone un nuovo punto di riferimento nel campo accademico.

 

Un altro volume molto interessante per chi desidera approfondire meglio da punto di vista più accademico, storico e filologico è quello di Mohammad Ali Amir-Moezzi, direttore aggiunto del Centre d'Étude des Religion du Livre e drettore dei dipartimenti di islamistica e Iranistica dell'École Pratique des Hautes Études di Parigi, per l'edizione italiana curata sempre da Ida Zilio-Grandi. Si tratta di un corposo dizionario analitico che raggruppa insieme tutta una vasta serie di saggi di islamologhi da tutto il mondo, raccolti, catalogati e commentati sui vari argomenti, nomi e fatti raccontati nel Sacro Libro. E' un punto di riferimento in ambito accademico per chi desidera approfondire con spirito storico-critico scientifico

 


Riferimenti bibliografici e links utili

Il Corano a cura di A. Ventura trad. di Ida Zilio-Grandi  - 2010 Mondadori

  • Il Corano a cura di Hamza R. Piccardo 1994/1999 Newton & Compton Editori
  • Al-Bukhari -as-Sahīh (al-Jāmiʿ as-Sahīh al-musnad al-mukhtahar min umūr Rasūl Allāh wa sunanihi wa ayyāmihi - Sunna)
  • Tafsir al-Quran di At-Tabari, Al-Qurtubi, e Ibn Kathir
  • Mohammad Ali Amir-Moezzi - Dizionario del Corano - Ediz. italiana a cura Ida Zilio-Grandi - 2007
  • Tariq Ramadan - Essere musulmano europeo - 1999-2002
  • Ida Zilio-Grandi -
  • Corano - Wikipedia in italiano

 

 


 

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