L'alimentazione nell'Islam

02 dicembre 2012 - autore: Mikail Marcello Soave
Ultimo aggiornamento: 02 dicembre 2012
Prima stesura: 25 giugno 2010

Basmala
Nel nome di Dio Il più Clemente, il pił Clemente, il più Misericordioso

Salam
La pace, la Misericordia, e le benedezioni di Dio siano su di voi

Alimenti nell'Islam

Dice la Sura V, la Tavola imbandita, versetto 3:

 “Vi sono vietati gli animali morti, il sangue, la carne di porco e ciò su cui sia stato invocato altro nome che quello di Dio, l’animale soffocato, quello ucciso a bastonate, quello morto per una caduta, incornato o quello che sia stato sbranato da una belva feroce, a meno che non l’abbiate sgozzato [prima della morte] e quello che sia stato immolato su altari [idolatrici] e anche [vi è stato vietato] tirare a sorte con le freccette . Tutto ciò è iniquo. Oggi i miscredenti non sperano più di allontanarvi dalla vostra religione: non temeteli dunque, ma temete Me. Oggi ho reso perfetta la vostra religione, ho completato per voi la Mia grazia e Mi è piaciuto darvi per religione l’Islàm. Se qualcuno si trovasse nel bisogno della fame, senza l’intenzione di peccare, ebbene Dio è perdonatore, misericordioso.” 

Il divieto della carne di maiale è condiviso anche dagli ebrei, dagli antichi fenici, dagli antichi egizi e dagli etiopi. Dice il Deuteronomio 14, 8: 

Anche il maiale, che ha l’unghia bipartita ma non rumina, lo considererai immondo. Non mangerete la loro carne e non toccherete i loro cadaveri. 

Per gli ebrei i divieti erano più dilatati; comprendevano anche il cammello, l’irace, la lepre, gli acquatici senza pinne e senza squame, venti tipi di volatili (Levitico II, 1-19). Come l’Islam la bestia morta di morte naturale (Levitico II, 1; 22, 8; Deuteronomio 14, 21; ecc.), il sangue e ogni animale non dissanguato (Genesi 9, 4; Levitico 3, 17; Deuteronomio 12, 16 e 23; ecc.), tenuto conto che l’animale, avvertendo d’essere ucciso, per la paura scarica nel sangue adrenalina che per l’essere umano costituisce una tossina nociva. Altri divieti condizionali riguardano gli animali sacrificati. I primi cristiani mantennero in parte questi divieti, nonché il divieto di mangiare le carni degli animali sacrificati agli idoli (Atti 15, 20 e 28-29; 21, 25). Paolo ne sconsigliava il consumo per evitare lo scandalo e per un atto di carità (Romani 14, 1; Corinzi 8). Tuttavia Isa (alayhi al-salām) relativizza la distinzione fra animali puri e impuri, ponendo l’accento sulle realtà morali, in contrapposizione al formalismo farisaico che si era instaurato. Dice Matteo 15, 11:“Non quello che entra dalla bocca rende impuro l’uomo, ma quello che ne esce”.

 Ancora dice Matteo 15, 17-20 e Marco 7, 15-23: 

Dal cuore infatti provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adulteri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie. Queste sono le cose che rendono immondo l’uomo, ma il mangiare senza lavarsi le mani non rende immondo l’uomo.” 

Tornando al maiale, in effetti la parassitologia e la microbiologia odierne avvertono che di tutte le carni d’animali, quella di maiale è la più altamente contaminata da microrganismi nocivi e in particolare dal Balantidium coli, dalla Toenia solium, dalla Trichina e dalla Erysipelotrix rhusiopathia. Inoltre un forte consumo di carne di maiale incentiva il manifestarsi di varie malattie: l’emottisi endemica, la brucellosi, l’itterizia, la polmonite, l’occlusione intestinale, la pancreatite acuta, la diarrea, i calcoli epatici, l’anemia, l’arresto della crescita, stati febbrili acuti, aborto, sterilità ed alterazioni del tessuto epatico. Per finire ricordo che oggi in medicina si usano dei maiali modificati geneticamente come donatori di trapianto, in quanto il maiale geneticamente è l’animale più vicino all’uomo per quanto riguarda le problematiche di rigetto post operatorio e questo mi fa pensare quindi che allontanare la carne di maiale è un po’ come allontanare il più possibile l’uomo da ogni ombra di cannibalismo. Per quanto riguarda l’essere vegetariani (come gli induisti e i buddhisti) si veda la Sura V, la Tavola Imbandita, versetti 87 e 88: 

“O voi che credete, non vietate le cose buone che Dio vi ha reso lecite. Non eccedete. In verità Dio non ama coloro che eccedono. Mangiate le cose buone e lecite che Dio vi ha concesso e temete Dio, Colui nel Quale credete.” 

Ma ognuno deve poter fare come crede e non c’è costrizione nella religione (comunque, a mio parere, i musulmani non dovrebbero essere vegetariani). 

Per quanto riguarda gli alcolici ricordo che il problema dell’alcolismo è particolarmente grave in nord europa e in Russia e anche da noi in Italia inizia a farsi sentire. Dice la Sura II, la Giovenca, versetto 21:  

“Ti chiedono del vino e del gioco d’azzardo. Di’: ” In entrambi c’è un grande peccato e qualche vantaggio per gli uomini, ma in entrambi il peccato è maggiore del beneficio!”. 

Secondo un’analisi per la Commissione Europea commissionata a Peter Anderson e Ben Baumberg, l’UE è la regione con il più alto consumo di alcolici del mondo, anche se gli 11 litri di alcol puro equivalente per ogni adulto all’anno rappresentano una sostanziale diminuzione rispetto al picco dei 15 litri registrato a metà degli anni 70. La maggior parte dei cittadini europei consuma alcol, ma ci sono anche 55 milioni di adulti astinenti (15 %); considerando questo e il consumo non registrato, il consumo di ogni individuo che beve raggiunge i 15 litri all’anno. Poco meno della metà di questi 15 litri viene consumata in birra (44 %) , e il resto diviso tra il vino (34 %) e superalcolici (23 %). Se da un lato 266 milioni di adulti bevono alcol ma solo fino a 20 gr (le donne) o 40 gr (gli uomini) al giorno, vi sono più di 58 milioni di adulti (15%) che consumano alcol a livelli superiori, dei quali 20 milioni (6%) bevono più di 40 gr (le donne) o più di 60 gr (gli uomini). Considerando la dipendenza più che i livelli di consumo, possiamo stimare che 23 milioni di Europei (il 5% degli uomini e l’1% delle donne) sono alcoldipendenti in un anno qualsiasi. Sette milioni di adulti dichiarano di essere stati coinvolti in risse dopo aver bevuto nell’arco dell’ultimo anno e (sulla base di alcuni studi che analizzano i costi a livello nazionale) i costi economici degli atti criminali attribuibili all’alcol sono stati stimati in 33 miliardi di euro nell’UE nel 2003. Il costo è diviso tra polizia, tribunali e carceri (15 miliardi), spese per la prevenzione del crimine e costi assicurativi (12 miliardi) e danni alla proprietà (6 miliardi). I danni alla proprietà causati dalla guida in stato di ebbrezza sono stati stimati in 10 miliardi di euro, mentre i costi intangibili degli effetti fisici e psicologici dei crimini vengono valutati da 9 a 37 miliardi di euro (52 miliardi per i costi del crimini alcol-attribuibili). L’alcol ha anche un impatto sulla famiglia, con il 16% degli abusi e dell’incuria nei confronti dei minori attribuiti al consumo di alcol, e tra i 4.7 milioni e i 9.1 milioni di bambini vivono in famiglie con problemi alcolcorrelati. Dal punto di vista di salute, l’alcol è responsabile di circa 195.000 morti ogni anno nell’UE. Misurare l’impatto dell’alcol attraverso il DALYs (Disability Adjusted Life Years) dimostra che l’alcol è responsabile del 12% e del 2% di morte prematura e di disabilità rispettivamente negli uomini e nelle donne, dopo aver considerato i benefici sulla salute. Ciò rende l’alcol il terzo fattore di rischio per la salute su 26 fattori di rischio nell’UE, davanti a soprappeso-obesità e dietro solo al tabacco e all’ipertensione.

Questo impatto sulla salute viene valutato attraverso una serie di dati, tra cui 17.000 morti all’anno dovuti a incidenti stradali (1 su tre incidenti stradali mortali, 27.000 morti accidentali, 2.000 omicidi (4 su 10 omicidi), 10.000 suicidi (1 su 6 del numero totale di suicidi), 45.000 morti per cirrosi epatica, 50.000 morti di tumori, di cui 11.000 sono morti di donne per tumore al seno, e 17.000 decessi dovuti a problemi neuro-psichiatrici oltre a 200.000 casi di depressione (che si traducono anche in 2.5 milioni di DALYs). I costi di trattamento sanitario sono stimati in 17 miliardi di euro, insieme a 5 miliardi di euro spesi per il trattamento e la prevenzione del consumo problematico di alcol e l’alcoldipendenza. I giovani sopportano un onere importante di tale situazione, con il 10% della mortalità delle giovani donne e circa il 25% della mortalità dei giovani maschi dovuta all’alcol. Molte fonti danno per certo che l’eccessivo consumo di bevande alcoliche nell’attuale Russia rappresenti la causa più importante delle difficoltà economiche di quel Paese, anche se il paragone con le nazioni del Nord Europa, dove il consumo di alcool è altrettanto elevato, tenderebbe ad escludere questo nesso causale. Per la Russia è comunque riportato un grande aumento dei casi di morte per incidenti, suicidi ed omicidi legati all’abuso di alcool (Ginter E, Recent trends in health status of the male population in postcommunist Europe, Cent Eur J Public Health 1997 Dec;5(4):174-6). Per l’ Europa continentale le correlazioni più precise sono stabilite tra il consumo di bevande alcoliche e le patologie correlate, piuttosto che con un fenomeno socialmente rilevante come il delitto. Pare possibile che questa relativa mancanza di dati sia in rapporto con difficoltà sia di ordine organizzativo sia di ordine giuridico, dato che il prelievo di sangue per l’esame alcolimetrico è subordinato al consenso della persona. In Italia gli alcolisti sono circa un milione e mezzo. Si possono stimare circa 30.000 decessi annui legati all’abuso di alcool, di cui 15.000 per cirrosi epatica, 3.500 per cirrosi dell’esofago, 3.000 per incidenti stradali ed 8.500 per altre cause alcool-correlate (Eurispes, Rapporto Italia 2000, Scheda 28 “In fondo al bicchiere”).

Per finire è evidente che se Dio nel Corano sconsiglia di bere vino, a maggior ragione sconsiglierebbe di drogarsi e sui danni della droga non c’è bisogno di nessuna statistica.



 

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