La genesi di al-Qā'ida e ISIS/Dae'sh - Cos'è e da dove viene Da'esh (ISIS)?
Il mito del jihād e del Califfato (ben poco) "islamico".

Le origini di al-Qā'ida e dell'illegittimo Stato islamico (Da'esh). Quali sono i personaggi chiave che hanno concorso alla formazione di al-Qā'ida e Da'esh. Il Califfato NON islamico. Il mito del Califfato.

04 febbraio 2016 - autore: 'Alī M. Scalabrin e Rachida Razzouk
Ultimo aggiornamento: 18 giugno 2017

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Daesh

Lo Stato islamico (Da'esh) dichiara di vantare una tale legittimità islamica, ma su quale basi si fonderebbe questa rivendicazione? Da dove deriva questa posizione, perché e in che modo i califfi di Da'esh avrebbero autorità su tutta la comunità musulmana? E da dove viene Da'esh? Quali sono le sue origini?

E quali sono le origini del terrorismo internazionale moderno, che non possiamo assolutamente definire "islamico", in qaunto totalmente e perversamente contrario all'etica e alle norme giuridiche della stessa sharì'ah.

Cos'è e da dove viene Da'esh (ISIS/IS) - l'illegittimo Stato islamico?

ISIS_flagPrima di tutto, vanno chiarite alcune questioni. L'autoproclamatosi "Stato Islamico" (IS - Islamic State - ad-Dawla al-Islāmiyya, prima chiamato ISIL - "Islamic State in Iraq and the Levant" o ISIS, meglio chiamato come Dā'esh, quale acrononimo di ad-Dawla al-Islāmiyya fi-l-'Iraq wa ash-Sham), nato l'8 aprile 2013, non è uno stato arabo, non è uno stato islamico, non è uno stato vero e proprio.

Il termine "Dawla" è utilizzato per indicare uno "stato" solo dagli inizi dell'ottocento non prima e quindi è tale significato è relativamente recente e non conforme alla realtà arabo islamica originaria. La traduzione più corretta, dal punto di vista etimologico, di Dawla è "dinastia", semmai. Affermare in arabo "stato nazionale islamico" risulterebbe già un controsenso in termini. Stato e islamico possono esser considerate più un ossimoro che due coerenti assonanze.

Il termine Da'esh, anche se rappresenta l'acronimo di ad-Dawla al-Islāmiyya fi-l-'Iraq wa-l-Sham, ha, in realtà, una connotazione "sinistra e dispregiativa", perché sia la forma, sia la combinazione delle sue lettere rimanda alle parole della al-jahaliyya, ovvero il periodo oscura pre-islamica detto appunto "dell'ignoranza", che, sebben ricca di un vasto repertorio poetico, ha una connotazione negativa in una visione islamica dell'Arabia dopo Muhammad.  In arabo il termine ha un suono simile alle parole "calpestare e distruggere". Viene quindi usato in senso denigratorio.

Si tratta quindi di un'organizzazione fondamentalista il cui attuale capo, Abu Bakr al-Baghdadi, il 29 giugno 2014 ha unilateralmente proclamato la nascita di un califfato nei territori caduti sotto il suo controllo. Si conta una popolazione di circa 8 milioni di persone che si trovano sotto il territorio controllato dall'ISIS.  L'origine di Da'esh, che poi approfondiremom è legata alla fusione e al subentro di varie sigle, come: Jamā'at al-Tawhīd wa l-jihād, al-Qāʿida in Iraq e Mujāhidīn del Consiglio della Shurā (attivo dal 1999 al 2006).

L'origine del sedicente "Stato Islamico" non è certa e non è possibile reperire una documentazione comprovante una determinata e sicura storia della sua genesi.

L'autoproclamatosi "Stato Islamico" non è riconosciuto da nessun'altra autorità statale, nemmeno del mondo arabo. Copre un territorio sovrano fra 'Iraq e Siria militarmente occupato. Si tratta di un controllo territoriale strategico sulle innumerevoli risorse petrolifere.

Condizioni che hanno portato alla genesi del fenomeno Da'esh

Dall'analisi storica degli elementi a noi noti emergono delle sussistenti condizioni storico-geopolitiche che potrebbero aver favorito la genesi dell'ISIS:

  • la disgregazione politica e militare dell'Iraq, in seguito allo scioglimento delle forze armate e alla formale consegna della sovranità di stato dall'autorità provvisoria di coalizione, a guida statunitense, al governo provvisorio iracheno, il 28 giugno 2004, che ha fornito il terreno favorevole alla penetrazione di gruppi armati di ogni genere;
  • la trasformazione (le cui fasi sono però oscure) della componente irachena guidata dal terrorista Abu Mus'ab al-Zarqawi – responsabile del più feroce conflitto interno dopo l'invasione americana dell'Iraq nel 2003 – in gruppo autonomo che evidentemente ha ricevuto armi e denaro in quantità da fonti tuttora non individuabili con certezza, ma certamente operanti (auto-finanziamento? Servizi segreti? Potenze esterne alla regione?). L'obbiettivo di al-Zarqawi, infatti, già dal 2003 era quello sì di allontare gli USA dall'Iraq ma sopratutto colpire gli sciiti, per far ciò prima dichiara fedeltà ad Al Qaida per poi disertare e separarsi da essa.
  • il riciclarsi in unità combattenti di schegge e cellule dell'ex esercito iracheno e del dissolto partito Baath, che, inevitabilmente, nutre un rindondante sentimento di vendetta nel riappropriamento della legittimità dell'autorità dopo il goveno capitanato dallo sciita Nuri al-Maliki del Partito Islamico Da'wa in carica dal 2006. La seconda, (ma potremmo chiamarla terza contando anche il conflitto Iran-Iraq del 1981), guerra del golfo del 2003, infatti,crea una riorganizzazione dello stato su base etnico confessionale demografica, generando così una forte emarginalizzazione dei sunniti da parte degli sciiti al potere. La comunità sunnita, quindi, soffriva di penuria di beni di prima necessità. in uno stato di conflitto permanente. I sunniti iracheni vedono, quindi, in Da'esh un riscatto politico del territorio sul potere sciita del governo fantoccio di al-Maliki, per riappropriarsi di una dignità e verso una riconquista territoriale e politica, soprattutto nell'area Ramadi, Falluja, Baghdad.
  • l'indubbio anche se occulto coinvolgimento di attori esterni per ora non identificabili interessati evidentemente alla destabilizzazione dell'area e forse a un progetto più ampio di scala mondiale di cui l'ISIS potrebbe essere solo uno strumento momentaneo;
  • l'indubbia capacità dell'ISIS di disporre e di usare sofisticati strumenti di comunicazione e di propaganda.

Le città che ora sono controllate da Da'esh/ISIS sono state fra quelle più resistenti al controllo americano durante l'occupazione e più reticenti di fronte alla costituzione del nuovo stato post-occupazione americana con premier filo sciita Nūrī Kāmil Muhammad Hassan al-'Alī al-Mālikī (in carica dal 2006 al 2014). La devastazione che gli abitanti di queste città hanno a lungo sopportato ha indubbiamente scalfito duramente l'animo dei residenti ed ha alimentato il desiderio di vendetta. Fallujah, la prima città irachena a cadere sotto le armi e le barbarie dell'ISIS, è famosa per le operazioni di controinsurrezione nei confronti dell'esercito americano nel 2004. Tutto ciò si unisce  lotta con un patrimonio di aumento dei tassi di cancro, mutazioni genetiche, difetti alla nascita, disabilità e attribuito a uranio impoverito nelle munizioni americane

Un passo indietro...
Cenni sulla genesi ideologica di al-Qā'ida e Da'esh

Per arrivare a parlare di al-Qā'ida e Da'esh e di terrorismo di matrice islamista fondamentalista, si rende necessario fare prima una breve premessa storica. Si ritiene che alla base dell'origine del terrorismo islamista moderno figurino (anche e non solo) alcuni fattori storici (interpretati e vissuti in varie maniere), come, ad esempio, la diffusione delle varie correnti del pensiero religioso islamico legate al cosiddetto salafismo (la salafiyya - XIII sec.-oggi), ma anche altri aspetti più politici come la rivoluzione iraniana nel 1979,il conflitto sovietico in Afghanistan (1979-1989), il perdurare della questione palestinese e il relativo risentimento nei confronti di Israele (1948-oggi), l'ascesa dei Fratelli Musulmani a partire dall'Egitto (1928-oggi).

Volendo considerare solo alcuni di questi fattori che hanno contribuito alla genesi dell'ideologia settaria e radicale di al-Qā'ida e Da'esh, seppur con le loro diversità

Termine alquanto generico che deriva da salaf al-salihīn, "i pii antenati", che sta ad indicare un movimento principalmente sorto quale reazione alla diffusione della cultura europea occidentale e al suo colonialismo, ma anche con l'intento di recuperare, (attraverso nuova interpretazione autentica (ijtihād), un Islam puro, esente da "contaminazioni", da questi ritenute "innovazioni" e quindi spurie rispetto al messaggio religioso originario), essenzialmente legato o comunque ispirato al pensiero di vari personaggi della storia islamica come Ahmad bin Hanbal (780-855 - precursore del cosiddetto hanbalismo), Ibn Taymiyya (1263–1328, precursore del concetto moderno di jihād), e Muhammad bin ʿAbd al-Wahhāb (1703-1792 - precursore del cosiddetto wahabismo).

Il salafismo, a partire dalla fine del XIX secolo, dà origine ad un processo di riformismo islamico (Islāh o Nahda), con il ritorno (rujūʿ) alle fonti, anche in campo politico (dato il legame storico califfale e tradizionalista che unisce Islam con il potere temporale, sia in campo legislativo che esecutivo), sebbene risulti sfacettato in numerose diverse e, per certi versi antitetiche fra loro, correnti ideologiche, alcune definibili come progressiste e razionaliste con Muhammad ʿAbduh (1845-1905) e Jamāl al-Dīn al-Afghānī, (1838-1897), altre certamente più radicali e oscurantiste con Muhammad Rashid Rida (1865-1935).

Il processo di mutamento del salafismo da movimento riformista a movimento fondamentalista e marcatamente ostile alla modernità, lo si può riscontrare in Egitto nasce nel 1927 la Jam'iyyat al-Shubbān al-muslimīn (Organizzazione dei Giovani Musulmani) e in Tunisia la

, ricordiamo i Fratelli musulmani (Jamaʿat al-Ikhwān al-Muslimīn), associazione fondata nel 1928 da Hassan al-Banna (1906-1948), politico, ideologo e religioso sufi egiziano che proponeva una islamizzazione politica che rifiutava il secolarismo da cui proviene anche Sayyid Qutb (1906-1966) ritenuto il precursore per eccellenza del cosiddetto qutubismo, a cui molti terroristi contemporanei si ispirano.

Le origini del moderno terrorismo internazionale - i personaggi chiave - Le basi politiche

E' bene tener presente che gli USA hanno da sempre appoggiato e sostenuto militarmente, finanziarmente e politicamente gruppi, associazioni, singoli attivisti e/o leaders dell'opposizione in chaive anti-comunista e anti-sovietica. Non esiste radicalismo di matrice islamista oggi che non abbia ricevuto sostegno o politico o militare o finanziario dagli USA e dagli amici degli Stati Uniti d'America per garantrisi supremazia, controllo e repressione (anche economica) del nemico sovietico e oggi russo. La guerra fredda non è mai tramontata.

I rapporti pacifici e cooperativi fra Afghanistan e Unione Sovietica risalgono al regno di Amanullah Khan (in carica dal 1919 al 1929), tanto che, nel 1921 venne sottoscritto un primo trattato di amicizia in base al quale, in cambio di forniture militari, il governo di Kabul negò il suo appoggio ai ribelli islamici basmachi attivi nelle regioni dell'Asia centrale, uniti in un fronte comune contro gli inglesi ancora presenti nel territorio e nel trattato di amicizia e sostegno nel 1956, siglato con il successore al trono Mohammed Zahir Shah (1933-1973).

La genesi afghana del terrorismo - il MAK, gli appoggi politici e ideologici


Anno 1972, Afghanistan. Burhanuddin Rabbani (1940-2011) teologo e politico di lingua persiana tagika, che ha studiato all'Università al-Azhar, al Cairo, fonda, insieme a Ghulam M. Niyazi e grazie all'elezione di un consiglio di 15 membri, la Jamīat-e Islāmī afghana composta principalmente da membri di etnia tagika. Entra a far parte della sezione giovanile di questo movimento anche Ahmad Shah Massoud, (1953-2001).

La base ideologica di questo movimento era l'opposizione alla crescente influenza sovietica sul paese Rabbani, insierme al suo collega Abdul Rasul Sayyaf, (1940-vivente), sosteneva un universale califfato e si opponeva alle dottrine occidentali, tra cui la democrazia e l'umanesimo. Spesso gli studenti che appartenevano a questo movimento compivano delle evere e proprie incursioni e agguati a donne vestite secondo loro in modo indecente. Rabbani è stato uno dei primi afghani a tradurre le opere di Sayyid Qutb in persiano. Rabbani viene ucciso, a casa sua a Kabul, il 20 settembre 2011 da un attentatore suicida che aveva dell’esplosivo nascosto sotto il turbante

Nel 1973, mentre il re Mohammed Zahir Shah si trovava in Italia, il cugino del re ed ex primo ministro, Mohammed Daud Khan, (1909-1978), di ispirazione progressista, soprattutto in relazione ai diritti delle donne, organizza un golpe e pone fine alla monarchia in Afghanistan.

Nel 1974, grazie all'appoggio dei suoi studenti, Rabbani sfugge ad un blitz della polizia afghana che avevano l'ordine di arrestarlo per le sue radicali posizioni e si rifugia in Pakistan.

Nel giugno del 1975, i militanti della Jamīat-e Islāmī afghana inizia la loro ribellione nella valle del Panjshir.

Nel 1976 il movimento di resistenza si divide tra gli adepti di Rabbani e la frangia ancor più radicale guidata da Gulbuddin Hekmatyar, (1947-vivente), di origini pashtun, espulso dalla carriera militare per via delle sue idee politiche, arrestato nel 1972 per l'omicidio di un rivale maoista studente all'Università di Kabul, ma rilasciato come parte di una amnistiacommerciante di droga e armi, che fonderà l'Hezb-i Islāmī. Gulbuddin  è protagonista, insieme a Burhanuddin Rabbani, di un roccambolesco salvataggio in extremis operato dall'Inter-Services Intelligence (ISI) nel 1974.

Nel 1977 il generale Muhammad Zia ul-Haq (1924-1988) assume forzatamente il potere, con un colpo di stato, destituendo, arrestando e facendo poi impiccare Zulfiqar Ali Bhutto, democraticamente eletto. Nel frattempo, Mohammed Daud Khan incontra il Segretario generale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica il maresciallo Leonid Il'ic Brežnev per discutere con lui sul modello di intensificazione delle operazioni in Afghanistan., in particolare il tentativo sovietico di unire le due fazioni dei partiti comunisti afghani

il 27 aprile 1978, con un altro colpo di stato, durante la cosiddetta Rivoluzione d'Aprile, il Partito Democratico Popolare dell'Afghanistan (PDPA), filo-sovietico, prende il controllo del paese. Questo scatena un ritorno clandestino di esuli dal Pakistan all'Afghanistan allo scopo di organizzare una nuova resistenza, tra cui anche Ahmad Shah Massoud.

Il 14 febbraio 1979, lo stesso giorno che un gruppo terroristico attacca l'ambasciata americana a Teheran, in Iran, l'Ambasciatore degli Stati Uniti in Afghanistan, Adolph Dubs (1920-1979), viene rapito ufficialmente dal movimento politico militarizzato Settam-e-Melli e successivamente viene ucciso durante un blitz effettuato dalla polizia afghana, ufficialmente assistita da consiglieri sovietici. La morte Dubs porta ad un notevole deterioramento delle relazioni tra Afghanistan e Stati Uniti. L'episodio rimane ancor oggi molto misterioso e le circostanze non sono mai state spiegate esaudientemente, lasciando aperti numerosi dubbi. La morte di Dubs viene dichiarata come un "incidente terroristico significativo" da parte del Dipartimento di Stato.

Secondo l'ex CIA ufficiale della CIA, Robert Gates , l'amministrazione Carter si rivolse alla CIA per contrastare l'influenza Sovietica in Afghanistan, in particolare già a partire dalla metà del 1979. Nel marzo del 1979, la CIA, contuinua Gates, invia diverse operazioni segrete in Afghanistan per conto del SCC (Special Coordination Committee).

Karmal Zbigniew Brzezinski, consigliere sulla sicurezza nazionale del presidente Jimmy Carter afferma che la morte  di Dubs è stata un evento tragico dovuto essenzialmente sia all'inettitudine sia la collusione sovietica negli affari afghani e continua dichiarando che già il 3 luglio 1979, il presidente Carter firma la prima direttiva per aiutare segretamente gli oppositori del regime filosovietico di Kabul. Il 23 luglio, infatti, il Dipartimento di Stato americano annuncia il ritiro degli Stati Uniti di tutto il personale "non essenziale" dell'ambasciata di Kabul.

Il governo afghano di Nur Muhammad Taraki (in carica 1978-1979), dopo essersi assicurato un trattato di cooperazione nel dicembre 1978 con l'URSS, ha più volte richiesto l'introduzione di truppe sovietiche in Afghanistan, già dalla primavera-estate del 1979. 

Il 14 settembre 1979 Hafizullah Amin (1929-1979), amico di Abdul Rab Rasul Sayyaf, depone, arresta e fa uccidere Taraki, soffocandolo con dei cuscini. I media afghani riferiscono che il presidente Taraki gravamente malato era morto, omettendo ogni menzione del suo omicidio. Il brevissimo governo di Amin inizia così una politica a favore delle fazioni islamiche, investendo nella ricostruzione o riparazione di moschee e promette al popolo afghano libertà di religione. Amin stesso comincia a riferirsi a Dio nei suoi discorsi e familiarizza con i gruppi tribali. Si ritiene che Amin fosse stato fortemente voluto dagli USA nel quadro di contenimento dell'espansione sovietica e, per questo motivo, egli rafforza le relazioni con il Pakistan e l'Iran. Amin, non troppo apparezzato dal popolo afghano, fa arrestare un numero spropositato di dissidenti e amici di Taraki e si incontra con Gulbuddin Hekmatyar, il così soprannominato "macellaio di Kabul", per la efferatezza nell'uccidere i sovietici durante la guerra.

Tra il 25 e il 27 dicembre 1979 numerose forze sovietiche aviotrasportate atterrano all'aeroporto di Kabul su ordine del ministro della difesa sovietico Dmitry Ustinov, dando il via all'Operazione Storm-333, già annunciata il 12 dicembre 1979. Le forze speciali russe prendono d'assalto il palazzo Tajbeg in Afghanistan e catturano il presidente afghano Hafizullah Amin.

 

Il 24 dicembre 1979 deporre il presidente della RDA Hafizullah Amin, a sostegno invece, della fazione del PDPA facente capo a Karmal per rimpiazzarlo con Babrak 1979-1989

 

Il Maktab al-Khidamat al-Mujahidin al-ʿArab (MAK) quale precursore di al-Qā'ida

Si ritiene ufficialmente che Yussouf Mustafa Abdallah Azzam, (1941 - 1989), professore palestine, nato a Jenin, che insegnava, negli anni '70, ad al-Zarqa (nel nord-est di Amman) sia stato il fondatore dapprima di Maktab al-Khidamat al-Mujahidin al-ʿArab, (detto anche MAK - un gruppo per raccogliere fondi e reclutare mujahidin stranieri nella guerra contro l'Unione Sovietica in Afghanistan, Inter-Services Intelligence del Pakistan e la CIA americana, finanziato anche dall'Arabia Saudita) e, in seguito, insieme ai ben noti Osama bin Laden e Ayman al-Zawahiri avrebbe fondato al-Qā'ida, nel 1988.

Laureato a Damasco nel 1966 in Sharì'ah e Master in Diritto Islamico con lode nel 1969 ad al-Azhar, Abdallah Azzam conquista una cattedra presso l'Università di Giordania ad Amman, dove diviene famoso per incoraggiare gli studenti a crescere la barba e lo chiamavano il "Sayyd Qutub giordano". Nel 1975 diviene uno dei cinque membri del consiglio del Majlis al-Shura della capitale giordana, ma in seguito ad un episodio relativo ad una caricatura su un giornale viene licenziato nel 1980. Da lì, la sua decisione di emigrare in Arabia Saudita, diventando professore presso l'Università di King Abdulaziz di Jeddah. Alcuni affermano che qui avrebbe incontrato l'allora studente Osama bin Laden, (in quanto la famiglia di Azzam sarebbe stata in affitto da lui).

Moschea al-Farouq a BrooklinIl MAK vantava molte sedi di reclutamento anche nei paesi occidentali, sopratutto negli Stati Uniti: ad esempio, all'interno dell'Al-Kifah Refugee Center, un istituto di beneficenza di Brooklyn gestito dalla moschea al-Farouq (diretto da Mustafa Shalabi, egiziano dai capelli rossi, trovato misteriosamente morto il 25 febbraio 1991, nel suo appartamento di New York, dopo aver mandato velocemente la moglie in Egitto; Shalabi era socio dello sceicco Omar Abdel-Rahman, lo sceicco cieco che predicava proprio nella moschea Farouq su Atlantic Avenue e al Centro Islamico di Tucson (Arizona) e Azzam visitò questi due centri, ma si recò anche a St. Louis, Kansas City, Seattle, Sacramento, Los Angeles e San Diego.

Il centro di raccolta fondi per i rifugiati di Brookling è noto per il presunto legame con il programma segreto degli Stati Uniti di inviare stranieri militanti e fondamentalisti islamici in Afghanistan per mezzo della Operation Cyclone, per rafforzare la resistenza contro i societici. Mustafa Shalabi conosceva molto bene anche Ali Abdul Saoud Mohamed, (di cui parlaremo in seguito).

Intanto, parallelamente, 'Azzam, insieme a Hafiz Muhammad Sa'id, (classe 1948, nato nel Punjab, membro del Council on Islamic Ideology in Pakistan, nominato dal generale Mohammad Zia-ul-Haq, trae ispirazione ideologica da alcuni sceicchi sauditi, in occasione di un suo viaggio-studio nella penisola araba nei primi anni '80, fra cui un certo Zafar Iqbal, internato a Guantanamo dal 2002 al 2004, ma di lui si sa quasi nulla). Hafiz fonda, nel 1986, un altro gruppo fondamentalista: Lashkar-e-Taiba, (detta LET - "Esercito dei giusti", "Esercito dei puri" o "Esercito di Dio", attivo in Pakistan, Afghanistan e India) e nel 1994 visita gli USA, in particolare i centri islamici di Boston, Houston e Chicago. Il gruppo Lashkar-e-Taiba, a sua volta trae origine da una costola della Jamiat Ahle Hadith, partito religioso-politico pakistano. Hafiz Muhammad Saeed, più volte incarcerato e rilasciato tra il 2001 e il 2002, sarà indagato per il suo presunto coinvolgimento negli attacchi terroristici del 2008 contro l'India a Mumbai.

Nel 1979, però, Azzam viene espulso dall'università di Jeddah a causa dei presunti legami con la milizia religiosa wahabita al-Ikhwan, capitanata da Juhayman al-Otaybi, (un predicatore, un ex caporale della Guardia Nazionale Saudita , e un ex studente dello sheikh 'Abd al-Aziz ibn Baz (1910-1999) che diventò poi Grande Mufti dell'Arabia Saudita), che si rese colpevole dell'assedio-sequestro nella Grande Moschea della Mecca nel novembre/dicembre 1979, che portò alla morte di circa 250 tra militari, membri dei servizi speciali sauditi, pakistani, insorti affiliati al gruppo e 68 ribelli giustiziati. Azzam, quindi, parte e va all'università di Islamabad (Pakistan), in seguito al contatto con lo sheikh Kamal al-Sananiri, membro della componente egiziana dei Fratelli musulmani in Afghanistan dal 1979 e mediatore tra le varie fazioni di mujaheddin impantanati in lotte intestine.

Ibn BazLo sheikh wahabita Ibn Baz sostenne attivamente, dall'Arabia Saudita, l'ideologia jihadista emanando anche, in qualità di Grande Mufti del paese, una fatwa che autorizzava una imposta sul patrimonio per sostenere i mujaheddin durante la jihad antisovietica. Osama bin Laden, in seguti, condannò aspramente Ibn Baz e le sue sentenze che sostennero la politica estera dell'Arabia Saudita e le sue alleanze con le potenze occidentali.

Azzam si unì spesso con le milizie afghane e le unità composte da musulmani da tutto il mondo che combattero contro le forze dell'Unione Sovietica, compreso Osama bin Laden in Afghanistan dal 1979. Azzam cercò di unificare gli elementi della resistenza per risolvere i conflitti tra i comandanti mujaheddin e divenne una figura ispiratrice tra la resistenza afghana e la libertà di lotta contro i musulmani in tutto il mondo per il suo appassionato attaccamento alla jihad contro l'occupazione straniera.

Nel 1980, Azzam viaggia in tutto il Medio Oriente, l'Europa e il Nord America, tra cui tocca ben 50 città degli Stati Uniti, per raccogliere fondi e predicare il jihad. Ispirò così, molti giovani musulmani con le storie di miracolose gesta dei mujaheddin che avrebbero sconfitto grandi colonne di truppe sovietiche praticamente da soli e che sarebbero stati investiti da carri armati, ma sopravvissero, uscendo indenni dai colpi di proiettili russi. Storie fantastiche di angeli e uccelli che aiutavano i combattenti della resistenza afghana non fecero altro che alimentare il risentimento verso l'occupazione straniera. Nei testi di Azzam viene ripetutamente citato il martirio come mezzo per ottenere le ricompense nell'altra vita quali «l'assoluzione da tutti i peccati, settantadue bellissime vergini, e il permesso di portare con sé settanta membri della propria famiglia».

Il 24 novembre del 1989, Azzam stava guidando la propria auto con il padre e il fratello per la preghiera del venerdì a Peshawar, quando scoppiò una bomba proprio mentre il veicolo si stava avvicinando. Trovandosi in una strada stretta di fronte ad un distributore di benzina, l'esplosivo aveva una di 50 metri di cavo per la detonazione che portava direttamente nella rete fognaria dove, con tutta probabilità, si era posizionato l'attentatore. L'ex FBI agente Ali Soufan menzionato nel suo libro The Black Banners che Ayman al-Zawahiri è sospettato di essere dietro la assassinio.

A prendere le redini del MAK dopo la morte di 'Azzam nel 1989, è lo sceicco Omar 'Abdel-Rahman (1938-2017, egiziano, "The Blind Sheikh", cieco da poco dopo la sua nascita).

Imprigionato più volte in Egitto con l'accusa di aver ispirato nel 1986 l'assassinio del presidente Anwar Sadat, in seguito gli venne attribuito anche un complotto per assassinare, nel 1993, l'allora presidente egiziano Hosni Mubarak, lo sceicco cieco 'Abdel-Rahman è un personaggio tanto misterioso, quanto ben inserito nelle fitte trame sporche e accusato di ricevere favori dall'inteligence staunitense in cambio di informazioni, reclutamento e appoggio logistico per la guerra in Afghanistan, nel 1995 lo sceicco viene condannato per aver preso parte a un complotto, conosciuto come il Day of Terror Plot, con lo scopo di piazzare bombe in diversi punti focali della città di New York.

Stava scontando un ergastolo al Butner Medical center (North Carolina), per esser coinvolto attivamente nell'attacco al WTC del 1993, quando nel febbraio 2017 muore al'età di 78 anni.

Il 29 giugno 2012 l'allora presidente egiziano Mohammed Morsi, dei Fratelli Musulmani, aveva chiuso il proprio discorso di insediamento impegnandosi ad agire per la liberazione dello sceicco, parlandone come di un "detenuto politico".

La guerra anti-sovieta in Afghanistan e l'Operazione Cyclone


Joanne Herring in Afghanistan con i mujaheddinI mujaheddin afghani vennero sostenuti finanziariamente e militarmente dalla CIA nell'operazione chiamata "Cyclone" dal 1979 al 1989, sotto il coordinamento politico del deputato e membro influente del comitato per gli stanziamenti per la difesa, Charles Wilson, (dalla reputazione di play-boy e con problemi legati alla droga e alcool), ma anche grazie alle fortissime pressioni della signora Joanne Herringe (1929-vivente - avvenente milionaria diplomatica texana, attivista politico conservatrice, regina dei salotti e dei talk-show televisivi, tre mariti alle spalle, fedele barboncino da borsetta sempre appresso, molto amica della famiglia Bush, ma anche di Charlie Wilson con i mujahiddin afghaniRonald Reagan, Henry Kissinger e l'allora capo della CIA William Casey) e con l'appoggio politico del presidente pakistano Muhammad Zia-ul-Haq (in carica dal 1977 al 1988, in seguito ad un colpo di stato ai danni del presidente Zulfiqar Ali Bhutto, che venne da lui impiccato).

Protagonista principale della vicenda per la questione intelligence è senza dubbio agente della CIA Gust Avrakotos (1938-2005 americano di origni greche, nella CIA dal 1962, dopo alcune operazioni in Grecia volte a rovesciare il regime greco del presidente Makarios, a favore del generale Georgios Papadopoulos), che, insieme a M. G. Vickers insieme a gruppi di mujahiddinallora giovane e promettente Michael G. Vickers, (1953-vivente), che, in seguito, godrà di una brillante carriera quale. Vickers, infatti, ex-US Army, ricevuto addestramento con i NAVY Seal e con i British SAS, a 30 anni (1983) è già stratega militare e entra nella CIA, prima nella Divisione America Latina e poi per il programma dell'agenzia e capo stratega per l'Afghanistan del Covert Action Program nell'operazione "Cyclone", stratega per l'Iraq per il presidente degli Stati Uniti George W. Bush, in seguito, segretario alla Difesa per l'Intelligence (USD-I) per amministrazione Obama e dal 2015, è nel Consiglio di amministrazione della BAE Systems INC., (società inglese nel settore aerospaziale e armamenti, seconda più grande impresa di difesa del mondo ed è la più grande in Europa, per la vendita di armamenti un pò a tutti, tra cui anche e sopratutto Arabia Saudita).

Zvi RafiahPer la fornitura di armamenti destinati ai mujahideen in Afghanistan, Wilson, Avrakotos e Vickers si sono avvalsi della complicità del commerciante d'armi israeliano Zvi Rafiah, (1935-vivente), Master in American Government alla Georgetown University di Washington DC, diplomatico israeliano negli USA fino al 1980, consulente per gli affari americani per un certo numero di grandi industrie israeliane, in primis la Israeli Military Industries (IMI). E' sospettato di esser stato uno dei primi rappresentanti del Mossad (servizio segreto israeliano) negli Stati Uniti; un'indagine dell'FBI avrebbe identificato Rafiah come un probabile agente del Mossad e Stephen Bryen, un membro dello staff del Comitato Affari esteri del Senato americano, nonché, dal 1981, stretto collaboratore di Richard Perle, (1941-vivente), noto consulente politico americano neoconservatore e lobbista ebraico legato moltissimo a Israele e a multinazionali canadesi e americane, nonché membro del Gruppo Bildeberg, noto anche per aver avuto rapporti con altri trafficanti d'armi israeliani: Shlomo Zabludowicz, e suo figlio Chaim Zabludowicz (1980).

Nel 1986, Stephen Bryen, diventato sottosegretario del Dipartimento della Difesa per il Commercio e le politiche di sicurezza, illustra all'intelligence americana il programma di ricerca su missili balistici a media gittata dell'Iraq di Saddam Hussein.

avrebbe passato regolarmente del materiale classificato a Rafiah.

Hamid GulL'appoggio finanziario, strategico e militare venne coordinato sul campo da alcune figure dell'Inter-Services Intelligence (ISI - il servizio segreto pakistano), con a capo la controversa figura del generale Hamid Gul (1936-2015) con rapporti più o meno trasparenti con Osama bin Laden, che, certamente egli ha incontrato nel 1993, se non prima. Nel 1988, mentre era accompagnato da diplomatici statunitensi, l'aereo del generale Zia-ul-Haq si schiantò al suolo nella provincia pakistana del Punjab in circostanze rimaste misteriose ele indagini non portarono a nessuna conclusione.

 

 

 

Ma Hamid Gul non era l'unico a cui la CIA segretamente si appoggiava sul campo: in alcuni rapporti si fanno i nomi di due leader della resistenza afghana contro i sovietici: Ahmad Shah Massoud, (1953-2001) e del suo rivale Gulbuddin Hekmatyar, che inizialmente appoggia i sovietici, ma poi ner 1979 stipula accordi segreti con la CIA.

Noto per la sua estrema spietatezza nell'uccidere i russi, Hekmatyar, si ritiene sia stato collaboratore del ministro dell'intelligence saudita principe Turki al-Faisal.

Hekmatyar sarà primo ministro afghano dal 1996 al 1997, in seguito alla guerra civile e scamperà ad un attacco missilistico della CIA nel 2002.

Altri referenti più o meno diretti dei servizi segreti americani e del governo statunitense, in cahive di contenimento dell'espansione sovietica troviamo altri combattenti: Sayyed Jamal, Zahid Al-Sheikh, (fratello maggiore di Khalid Shaykh Muhammad), coinvolto nella nella pianificazione dell'Operazione Bojinka nel 1985 e più tardi nell'attacco al WTC del 1993, Ahmed Badeeb, (uomo del principe al-Faisal e maestro di Osama bin Laden, nel periodo scolastico), Jalaluddin Haqqani (1939 2014), che nell'ottobre 2001, viene nominato comandante militare dei talebani.

Sayyaf Da sottolineare anche la presenza di Abdul Rab Rasul Sayyaf, (1949-vivente), noto fondamentalista wahabita e signore della guerra afghana, molto vicino a Bin Laden, che il Los Angeles Times chiamerà "il destinatario privilegiato di denaro da parte dei governi saudita e americano".

Diploma in materie religiose islamiche nell'Università di Kabul e un master nell'Università-moschea di al-Azhar del Cairo, Sayyaf nel 1973, in qualità di membro della locale Fratellanza Musulmana afghana, ordisce un complotto contro Ahmed Shah Mas'ud e Gulbuddin Hekmatyar per cacciare il Presidente Dawud Khan dalla Vallata del Panjshirha, ma fallisce e viene arrestato. Nel 1978 viene liberato in circostanze controverse dal leader del secondo PDPA, Hafizullah Amin

Partecipa alla guerra contro il governo del Partito Democratico Popolare dell'Afghanistan (PDPA) negli anni ottanta e di seguito combatté contro i sovietici ed è qui che incontra Osama bin Laden

Nel 1985 Sayyaf nuovi fonda campi d'addestramento e scuole vicino Peshawar, frequentate anche da Ramzi Ahmad Yusuf e Khalid Shaykh Muhammad.

Nel 1993, durante la guerra civile afghana, la fazione di Sayyaf fu responsabile per aver compiuto "ripetuti massacri umani", quando i suoi mujahidin si scagliarono contro i gruppi minoritari sciiti.

Nel 1984 Sayyaf partecipa ad un incontro segreto tra leader dei mujahiddin, tra cui anche , Osama bin Laden, Abdallah Azzam, Essam al Ridi e altri "misteriosi personaggi europei"

A partire dal 2007, Sayyaf è un membro influente del Parlamento e ha chiesto una sanatoria per gli ex mujaheddin, inoltre, per le lezioni del 2014 si candida a Presidente dell'Afghanistan per ricevereil 7,04% dei voti al primo turno.

Tutti questi personaggi sono stati in gran parte appoggiati logisticamente e finanziariamente dallo sceicco cieco 'Omar Abdel-Rahman, finanziato dal governo degli Stati Uniti nell'operazione Cyclone,

 

Altro personaggio tanto complesso quanto misterioso, indubbiamente legato all'addestramento dei mujahiddin in Afghanistan e alla formazione di al-Qā'ida è sicuramente 'Ali Abdul Saoud Mohamed (1952-vivente), ex maggiore dell'esercito egiziano, due lauree, un master, un dottorato in Studi islamici, sergente istruttore a Fort Bragg (North Carolina) fino al 1989, per poi diventare ufficialmente agente CIA.

Descritto come un artista marziale e abile linguista che parlava fluentemente inglese, francese e l'ebraico in aggiunta alla sua lingua madre ovvero l'arabo, nel 1984, 'Ali Mohamed viene assegnato all'ufficio del Cairo e poi all' ufficio di Amburgo (Germania), dove ufficialmente entra in contatto con un ramo locale di Hezbollah.

Ufficialmente ritenuto doppio giochista, 'Ali Mohamed viene più volte segnalato, con dettagliate relazioni volte ad attirare l'attenzione della corte marziale e dell'intelligence, ma sempre ignorate, da un suo superiore il tenente colonnello Robert Anderson. Quest'ultimo, nel 1988, solleva più di una perplessità sull'ampia libertà di manovra di 'Ali Mohamed e sulla sua impunità per aver attivamente partecipato sul campo nella guerra contro i sovietici.

Si ritiene sia stato traduttore per Al-Zawahiri durante il suo tour per le moschee della California per raccogliere fondi per la resistenza contro i sovietici in Afghanistan, parallelamente al lavoro dello sceicco cieco 'Omar Abdel-Rahman, negli anni '80 è stato addestratore di mujāhidīn in Afghanistan, tra cui Osama bin Laden, El Sayyid Nosair, Mahmud Abouhalima , Harun Fadhl e Abu Jihad.

Ali Mohamed collabora con Khalid al Fawwaz a Nairobi. Trascorre spesso i fine settimana tra il 1987 e il 1990, presso l'al-Kifah Refugee Center di Brooklyn, sede del Maktab al-Khidamat (MAK), dove probabilmente insegna agli attivisti islamici negli USA, le tecniche di sopravvivenza, il riconoscimento armamenti sovietici e mostra loro i video di formazione della base militare di Fort Bragg, dove le forze speciali statunitensi si allenano. Si ritiene anche che alcuni di coloro che sono coinvolti nel bombardamento del World Trade Center abbiano ricevuto una formazione da Ali Mohamed attraverso il centro.

Dall'altro versante, dentro Al-Qaeda, 'Ali Mohamed viene accusato da Mohammed Atef Al-Masri di passare informazioni alle autorità americane.

Khaled Abu el-DahabAli Mohamed dal 1986 fino al 1990, vive a Santa Clara, in California, viaggia continuamente fra gli USA e l'Afghanistan, in questo periodo conosce l'allora studente egiziano Khaled Abu el-Dahab e lo aiuta, nel 1986, a trasferirsi negli Stati Uniti. El-Dahab si sposa un'americana e diventa cittadino statunitense trascorre, per sua stessa ammissione, diversi anni a coordinare le comunicazioni tra i membri, distribuire documenti falsi, tradurre in arabo manuali e mappe topografiche dell'esercito americano e seguire i trasferimenti di denaro raccolto dai vari enti di beneficenza islamici apparenti ai leader della rete del terrore, (in particolare 'Omar Abdel-Rahman e Mustafa Shalabi), organizza le visite di Al-Zawahiri alle moschee della California dal 1993 al 1995, diventa così, il braccio destro di 'Ali Mohamed e viaggiano insieme tra l'Afghanistan e gli USA.

A partire dal 1990, l'appartamento di El-Dahab diventa un hub di comunicazione importante per le cellule di al-Qaeda e la Jihad islamica in tutto il mondo. Per gran parte del 1990, il governo egiziano taglia i collegamenti telefonici diretti verso paesi come il Sudan, Yemen, Afghanistan o in Pakistan, nel tentativo di interrompere le comunicazioni tra i militanti radicali. Così Dahab agisce da operatore telefonico per la rete della Jihad islamica, utilizzando una funzione di chiamata a tre vie per collegare gli operatori nei paesi lontani. Comunica con Osama bin Laden, in Sudan fino al 1996.

Si iscrive in una scuola di volo degli Stati Uniti per imparare a volare alianti ed elicotteri, ma in seguito scappa in Egitto dove viene arrestato nell'ottobre del 1998.

In seguito, 'Ali Mohamed viene accusato e condannato per il coinvolgimento negli attentati alle ambasciate statunitensi in Kenya e Tanzania il 7 agosto 1998 e per il presunto coinvolgimento nell'Operazione Millennium Plot. Il suo ruolo non si è mai capito bene e le informazioni rimangono davvero scarse, il suo appartmento a Sacramento, in California viene perquisito da cima a fondo in un blitz dell'FBI nell'agosto del 1998.

Ufficialmente è stato segretamente catturato il 10 settembre 1998 su mandato del sostituto procuratore Patrick Fitzgerald, ma di lui non si sa più nulla dal 2001, la sua condanna "è stata rinviata a tempo indeterminato".

Le vicende di Ali Mohamed si intrecciano anche con due personaggi poco noti, ma dalle vicende interessanti:

  • l'americano-egiziano Ihab Mohamed Ali Nawawi, (1962-vivente) ex combattente in Afghanistan contro i sovietici, diventato pilota personale di Osama bin Laden nei primi anni '90. Ha lavorato per la Lega musulmana mondiale in Pakistan, arrestato il 18 maggio 1999, a Orlando e nel settembre del 2000, è stato accusato di oltraggio alla corte e falsa testimonianza, rilasciato nel 2009.
  • l'americano-egiziano Essam al-Ridi veterano anche lui della resistenza contro l'invasione sovietica dell'Afghanistan

La nascita di al-Qā'ida

Nel 1989, dopo il ritiro dei sovietici dall'Afghanistan, (altri ritengono anche prima nel 1988), Bin Laden e Azzam, decidono di consolidare il loro movimento e fondare al-Qā'ida (letteralmente: la Base o la fondazione), dalle radici del Maktab al-Khidamat (MAK). Secondo alcune affermazioni dell'ex-ministro degli Esteri britannico Robin Cook, originariamente il nome al-Qā'ida richiamava un database del governo USA, con i nomi di migliaia di mujāhidīn arruolati dalla CIA per combattere contro i sovietici in Afghanistan, ma più in generale, conteneva informazioni che potessero essere utili per realizzare mobilitazioni internazionali contro il potere costituito e ottenere maggiore visibilità. Bin Laden ritorna poi in Arabia Saudita, viene accolto come eroe del jihād,ma ci resterà per poco.

Ayman al-ZawahiriFra i padri fondatori della più grande associazione teroristica mondiale troviamo: Osama bin Laden (1957-2011), Ayman Mohammed Rabie al-Zawahiri (classe 1951-vivente, medico egiziano, master in chirurgia, sarebbe stato allievo di Muhammad Qutb, (1919-2014), fratello minore del famoso Sayyid Qutub, che si trasferì in Arabia Saudita dopo il suo rilascio dalla prigione in Egitto divenendo professore di Studi Islamici, tanto da poter pubblicaree e promuovere, nell'area del golfo, le opere del fratello, ora a capo dell'organizzazione dopo la morte di bin Laden).

Al-Zawahiri nasce da una famosa famiglia egiziana che vanta magistrati, letterati e medici, il cui era un famoso dermatologo, da giovane si inserisce nel movimento politico dei Fratelli Musulmani (al-Ikhwān al-Muslimūn), ritenuto a capo della Jihad islamica egiziana (al-Jama'at al-jihad al-Islamiyya al-masriyun), è in Afghanistan negli anni '80 e nel 1990, collabora con la Mezzaluna Rossa in Pakistan.

Finita la guerra contro i sovietici, Al-Zawahiri ritorna in Egitto. Nel 1985 va in Arabia Saudita a esercitare la professione medica a Jeddah e approfitta per compiere hajj (pellegrinaggio), con tutta probabilità, nel 1986, conosce Osama bin Laden a Jeddah (o forse prima in Afghanistan).

Nel 1993, sotto lo pseudonimo di Abdul Mu'iz, viaggia in lungo e in largo gli Stati Uniti, sopratutto in CaliforniaVerso la fine del 1996 viene arrestato in Daghestan e incarcerato in Russia per 6 mesi dai Servizi Federali per la Sicurezza dopo aver provato apparentemente a reclutare combattenti jihadisti in Cecenia, viene comunque rilasciato al confine con l'Azerbaigian.

Al-Zawahiri è ritenuto responsabile del massacro di Deir el-Bahari (Luxor - Egitto), il 17 novembre 1997,

Al-Zawahiri è ritenuto a tutt'oggi, il capo supremo di al-Qā'ida.

Ahmed KhadrAl-Zawahiri, durante la sua permenenza in Afghanistan, diventa amico di Ahmed Khadr (1948-2003), cittadino egiziano-canadese, ritenuto un finanziere di Al-Qaeda, attivo sopratutto in Afghanistan durante l'occupazione sovietica, ufficialmente per i rifugiati afghani, impegnato nella realizzazione di progetti agricoli lavora per un'organizzazione finanziata in parte dalla Canadian International Development Agency.

Khadr conosceva anche Abdallah Azzam, ma ebbe con lui una controversia in merito ad una questione di soldi e un tribunale della Sharì'ah presieduto dal sudanese Jamal Ahmed Mohamed al-Fadl, (classe 1963-vivente) diede ragione a Khadr, accusando Azzam e Bin Laden di appropriazione indebita, a sua volta Bin Laden accusò al-Fadl di aver trafugato 110 mila dollari ........ Al-Fadl, militante di Al-Qaeda fin dalla sua formazione, nel 1988, diserta e diventa poi informatore per il governo degli Stati Uniti sulle attività di al Qaeda.

Khadr, gravemente ferito nel 1992, ritorna in Pakistan, viene arrestato il 3 dicembre 1995 dalle forze speciali pakistane  per il suo presunto ruolo nel bombardamento dell'ambasciata egiziana a Islamabad, subito l'11 settembre 2001 Khadr viene ritenuto uno dei responsabili e nel luglio 2002 uccide sergente dell'esercito degli Stati Uniti. 1° Classe Christopher Speer.

viene ucciso il 2 ottobre del 2003, insieme ad alcuni membri di Al-Qaeda e a talebani, in una sparatoria con le forze di sicurezza pakistane vicino al confine con l'Afghanistan.

Vi sono poi: Abdallah Azzam, Abu Ubaidah al-Banshiri (1950-1996), Jamal Ahmed Mohamed al-Fadl, Wael Hamza Julaidan (saudita - 1958-vivente, già membro del MAK con Azzam, è stato presidente del centro islamico di Tucson - Arizona dal 1984 al 1985), Mamdouh Mahmud Salim (chiamato anche Abu Hajer al-Iraqi - sudanese, ingegnere nelle telecomunicazioni - 1958-vivente, arrestato nel 1998 in Germania, addestratore fondamentalista che si basava molto nelle opere di Ibn Taymiyyah), Nasir Abdel Karim al-Wuhayshi, (yemenita - 1976 - ucciso nell'attacco di un drone USA in Yemen nel giugno del 2015), Qasim al-Raymi (yemenita - 1978-vivente), Atiyah Abd al-Rahman (libico - 1970- ucciso nell'attaco di un drone USA nel 2011), Mohammed Loay Bayazid (cittadino americano in sintonia con gli sciiti, ha frequentato il centro islamico di Tucson e nel 1985 va in Afghanistan per combattere con i mujaheddin, nel 1994 ritorna negli USA ) e Mohammed Atef Al-Masri (deceduto nel novembre del 2001 a Kabul in un attacco di un drone americano, ingegnere agricolo, sempre in movimento tra Sudan, Afghanistan, Bosnia, Albania).

 

Osama bin LadenCon l'invasione del Kuwait, da parte dell'Iraq di Saddam Hussein e la conseguenza risposta americana con la prima guerra del Golfo (1990-1991), per Osama bin Laden restare in Arabia Saudita, alleata degli USA nella lotta contro l'Iraq, risultava difficile ancor di più, dopo l'arresto in un appartamento del New Jersey, di El Sayyid Nosair, (cittadino egiziano e americano dal 1989, nato nel 1955, coinvolto nella raccolta fondi per i mujahiddin presso la moschea Farouq a Brooklyn, in possesso di materiale e contatti che riconducevano direttamente a Bin Laden, in seguito reo colpevole dell'attacco al WTC di New York del 1993, insieme a Ramzi Yousef, Mahmud Abouhalima, Mohammad Salameh, Nidal A. Ayyad, Abdul Rahman Yasin, Zahid Al-Sheikh e Ahmed Ajaj).

In seguito ad un incontro con re Fahd e il principe Sultān, ministro della difesa saudita, Bin Laden propose loro un'alleanza anti-Saddam usufruendo degli ex-combattenti della guerra in Afghanistan, ma la proprosta non venne accolta e l'Arabia Saudita acconsentì all'ingresso delle truppe americane nel territorio. Quando le truppe di Saddam Hussein si ritirarono dall'Iraq, gli americani rimasero di stanza in Arabia Saudita, Bin Laden rompe i ponti con il regime saudita, emana una fatwa contro l'Arabia Saudita, scatenando le crescenti ostilità fra il casato reale e i gruppi di Ulema che si opponevano agli accordi fra regime e Stati Uniti d'America e riesce a fuggire clandestinamente dal paese con il pretesto di partecipare ad un incontro islamico in Pakistan, nell'aprile del 1991, trasferendosi, poi Sudan nel 1992

Solo da questo momento (1990/1991) Bin Laden rappresenta una minaccia vera e propria a livello internazionale.

Il ramo yemenita di al-Qā'ida

Al-Qā'ida nello Yemen (AQAP) nasce nel 2009, essenzialmente da una «migrazione» di jihadisti, per la maggior parte stranieri, verso alcune zone dello Yemen come il Governatorato di al-Jawf a confini dell'Arabia Saudita, dove però trovarono una certa resistenza al loro insediamento da parte delle strutture tribali esistenti. AQAP è frutto di una fusione di ciò che ne restava della branca yemenita di Al-Qā'ida e di quella saudita in fuga dal regno e in cerca di un rifugio sicuro.

Il ramo yemenita di Al-Qā'ida è stato fondamentale per l'organizzazione dell'intera struttura internazionale del terrore. Questi sono i principali personaggi:

Altra figura di rilievo nella formazione dell'ideologia jihadista moderna è sicuramente Anwar al-Awlaki, (Al-Awlaqi - 1971-2011), nato negli USA (New Mexico), da genitori yemeniti (padre ministro dell'Agricoltura nello Yemen), ingeniere civile, nel 1993 visita l'Afghanistan occupato dai sovietici, nel momento di formazione dei talebani di Mullah Omar. Al-Awlaki era una figura di spicco quale predicatore e reclutatore del jihadismo moderno con stretti legami con Bin Laden e i terroristi dell'11 settembre 2001 quand'era imam a Denver (1994), San Diego (1996-2000) e in Virginia (2001-2002).

Arrestato e processato più volte per adescamento alla prostituzione negli Stati Uniti e in seguito anche nello Yemen (2004), colpito da provvedimento di cattura internazionale da parte del governo yemenita nel 2010, muore nel settembre 2011 proprio nello Yemen, nel corso di un attacco contro la sua vettura da parte di un drone, organizzato dal Joint Special Operations Command (JSOC) sotto la supervisione della CIA. Con lui viene ucciso un secondo cittadino statunitense, Samir Khan, che editava su Internet il magazine in lingua inglese di al-Qā'ida nella Penisola Arabica "Inspire". Due settimane più tardi, anche suo figlio, Abdulrahman, di 16 anni, verrà ucciso da un drone. Le sue figure di riferimento ideologico ancora una volta lo sceicco salafita hanbalita saudita Muhammad ibn al Uthaymin (1925-2001) e Sayyid Qutub.

Restando nel ramo yemenita troviamo Nāsir bin 'Alī Al-Ansī, (1975-2015), attivo fin già dal 1995 in Bosnia (ha studiato con 'Abd al-Majīd al-Zindānī all’Università al-Imān di San'ā) e poi più volte in Afghanistan. Ha combattuto in Bosnia fino al 1996, poi ha tentato di andare in Kashmir, ma le autorità pakistane glielo hanno impedito, allora si è diretto in Afghanistan, dove ha incontrato i vertici di al-Qā'ida, come Abu Hafs al-Masri e Saif al-Adel. Nel 1997 si diresse nel suo paese natale, in Yemen, per poi tornare in Afghanistan nel 1998, dove questa volta, si ritiene sia stato ricevuto da Osama bin Laden, dove avrebbe partecipato ad un addastramento, in qualità di istruttore capo.

Tra i suoi allievi era Qasim al-Raymi, che sarà comandante militare di AQAP. Si ritiene anche che nel 2001, sia stato mandato in missione nelle Filippine per poi tornare definitivamente nello Yemen, dove è finito in prigione per sei mesi, nel 2002, prima di essere liberato durante il «regno» di 'Alī 'Abdallāh Sālih. In seguito al suo rilascio, è tornato a studiare all'Università al-Imān di San'ā.

Il 30 settembre 2014, Nasir bin 'Ali Al-Ansi pubblica un video in cui prende un'importante presa di posizione ideologica di AQAP nei confronti di An-Nusra e Da'esh: in questo comunicato tenta di convincere i militanti jihadista di An-Nusra in Siria e dell'allora Stato islamico dell'Iraq e il Levante (ISIL) per porre fine alla loro lotta e unirsi contro l'Occidente. A dicembre dello stesso anno, lo stesso Al-Ansi denuncia le barbarie perpetrate da Da'esh anche se auspica ad una alleanza mai raggiunta fra Da'esh e AQAP. Si assiste, quindi, a dei giochi di potere. La rivendicazione ufficiale dell'attentato del 07 e 09 gennaio 2015 a Parigi, (Charlie Hebdo e HyperCacher), rivela, infatti, tutta questa imminente dicotomia ideologica: nel video di rivendicazione, infatti, sventola una bandiera che richiama a Da'esh sebbene compaiano le immagini dei due fratelli Kouachi (affiliati ad AQAP) e non di Ahmedy Coulibaly, che invece si era dichiarato appartenente all’ISIS.

Ufficialmente, Al-Ansī è deceduto in un attacco drone nel maggio del 2015, con suo figlio maggiore.

Sa'id Ali Jabir Al Khathim Al Shihri (1973-2013)

Mohamed Atiq Awayd Al Harbi (1973-vivente)

Nasir Abdel Karim al-Wuhayshi (alias Abu Basir - 1976-2015), cittadino yemenita, parte per l'Afghanistan nel 1998 e lì si adopera come segretario di Osama bin Laden per anni. Nel 2001 lascia l'Afghanistan e viene subito arrestato dalle autorità iraniane che lo consegnano allo Yemen due anni dopo (2003).

Nel febbraio 2006, al-Wuhayshi fugge, insieme ad altri 22 prigionieri yemeniti dal carcere da un carcere di massima sicurezza di Sana'a.

Nel 2009, in seguito alla fondazione ufficiale di AQAP, Ayman Al-Zawahiri, probabilmente dal Pakistan, nomina al-Wuhayshi come capo di AQAP in un video pubblicato on-line, e nel 2013 lo nomina suo vice.

Wuhayshi viene ucciso in un drone americano nel Governatorato di Hadramawt dello Yemen il 12 giugno 2015. AQAP, per voce di Khalid Sa'id Batarfi, (membro anziano di AQAP),  rilascia una dichiarazione nominando Qasim al-Raymi (1978 - vivente) come successore, anche lui fuggito dal carcere di massima sicurezza di Sana'a nel 2006.

Addestrato in un campo di Al-Qā'ida in Afghanistan nel corso degli anni '90, al-Raymi torna nello Yemen dove nel 2004 viene imprigionato per essere sospettato di una serie di attentati alle ambasciate nella capitale.

Nel gennaio del 2009, compare in un video in cui viene introdotto come comandante militare di AQAP.

 

Verso l'11 settembre 2001

L'assassinio di Massoud come preludio dell'11 settembre


Dal 1994 al 1996 l'ascesa dei talebani in Afghanistan fu repentina, tanto che nemmeno l'eroe della resistenza afghana contro i sovietici Ahmad Shah Massoud, detto il "Leone del Panjshir" (1953-2001) riuscì a fermarli costretto ad abbandonare Kabul nel settembre 1996, formando così l'Alleanza del Nord. Massoud venne assassinato in un attentato suicida il 9 settembre 2001 da due tunisini che si fingevano giornalisti di una emittente marocchina. Sulla base delle indagini svolte dalla polizia belga, in quanto, i tunisini provenivano dal famigerato quartiere Molenbeek di Bruxelles (da cui provenivano gli attentatori del Batclan di Parigi del 13 novembre 2015, ma reso celebre anche per l'attentato al Museo Ebraico di Bruxelles del maggio 2014, la cellula jihadista di Verviers che stava organizzando attentati in Europa smantellata nel gennaio del 2015 e l’attentato fallito sul treno francese dell’agosto 2015). Uno degli attentatori muore suicida nell'eplosione di una bomba inserita nella propria finta telecamera, il secondo falso giornalista viene catturato dalle guardie del corpo di Massoud e rinchiuso. Da lì, però, riesce a scappare ma, in seguito, ucciso con un colpo di fucile da una guardia del corpo.

Il mandante sembra sia stato un certo Sayf Allāh Ben Hassine, (alias: Abū ʿAyād al-Tūnsī 1965-2015) capo e fondatore dell'organizzazione salafita tunisina detta Ansār al-Sharīʿa, (a cui si attribuisce l'attentato di Susa -Tunisia del 2015, il cui autore era ex un simpatizzante del partito Ennahda), rimesso in libertà, in seguito alla rivoluzione tunisina "dei Gelsomini" del 2011. Condannato in contumacia dal tribunale militare di Tunisi a due anni di carcere e costretto a scappare dalla Tunisia sotto il regime di Ben Ali, Ben Hassine si trasferisce dapprima in Marocco, dove ha studiato presso la Facoltà di Scienze giuridiche, economiche e sociali della Università di Oujda, poi Regno Unito e Afghanistan, dove incontra Osama bin Laden, nei pressi di Kandahar. Nel 2003 va in Turchia, dove viene arrestato e estradato in Tunisia, condannato a 43 anni di carcere. Nel 2011 viene liberato, nell'ambito dell'amnistia generale indetta in occasione della rivoluzione tunisina e da lì fonda Ansār al-Sharīʿa. Seifallah Ben Hassine viene ucciso il 14 giugno il 2015 in Libia , durante un attacco aereo americano a Mokhtar Belmokhtar.

Viene accusato dell'omicidio di Massoud anche Abd al-Rasul Sayyaf e Tarek Maaroufi.

Due giorni dopo l'assassinio di Massoud, era l'11 settembre 2001.

Altro personaggio chiave di al-Qa'ida è Mohammed Salah al-Din Zaidan (nome di battaglia Saif al-Adel, classe 1960 o 1963) ex colonnello delle forze speciali egiziane, esperto in esplosivi, probabilmente addestrato nell'Unione Sovietica,  probabile la sua partecipazione alla battaglia di Mogadiscio nel 1993 e prende contatto con Bin Laden nel 1994 in Sudan. Entra a tutti gli effetti nel consiglio direttivo di al-Qà'ida e supervisionerà il gruppo subito dopo la morte di bin Laden, nel 2011.

Alla lista vanno aggiunti anche Fahid Mohammed Ally Msalam, (1976-2009), noto anche come Usama al-Kini terrorista keniano, coinvolto direttamente negli attentati alle ambasciate in Kenya e in Tanzania nel 1998, ritenuto il capo delle operazioni di al-Qaeda in Pakistan dal 2007. E' stato ucciso insieme allo Sheikh Ahmed Salim Swedan in un attacco di un drone americano il 1 gennaio 2009 in Pakistan, presso la città di Karikot.

La rete dell'11 settembre 2001

Personaggio chiave dell'organizzazione dell'attacco dell'11 settembre 2001 è sicuramente Khalid Sheikh Mohammed,  fratello minore di Zahid Al-Sheikh, (che abbiamo incontrato in Afghanistan con

ingegnere meccanico, classe 1964 o 1965,  vissuto tra il Pakistan e il Kuwait, con oscuri legami con lo sceicco wahabita Abdallah bin Khalid al-Thani, ex ministro degli affari religiosi del Qatar e ministero degli interni nel gennaio 2001, che lo avrebbe protetto dall'arresto dell'FBI e CIA nel 1996 e alla fine del 2001, grazie al sostegno anche di Abdul Karim al-Thani, altro componente della famiglia reale qatariota, che sembra abbia più volte ospitato anche Abu Mus'ab al-Zarqawi.

Nel 1994, Khaled Sheikh Mohammad va nelle Filippine per lavorare con suo nipote Ramzi Yousef, (1967-vivente), che si ritiene sia stato uno dei stato uno dei pianificatori dell'attentato al World Trade Center del 1993 e con suo fratello Zahid Al-Sheikh sul progetto Bojinka, una volta scoperto, fugge e torna in Qatar al suo lavoro come ingegnere di progetto presso il Ministero dell'elettricità e dell'acqua del paese. Ramzi Yusuf sarebbe stato visto presso il centro islamico di viale Jenner a Milano.

A questo proposito, si sono rivelate compromettenti le intercettazioni di una conversazione risalente al 24 gennaio 2001 tra Adel Ben Soltane, un radicale tunisino e l’allora imam di via Quaranta a Milano, Al-Sayyid Abdelkader, in seguito alle quali si ipotizzò un ruolo della moschea milanese nella falsificazione e nel contrabbando dei documenti falsi utilizzati dai dirottatori dell’11 settembre. Nel corso della conversazione si sente il tunisino parlare di «documenti che servono per i fratelli che vanno in America» e l’imam lo esorta a «non ripetere più queste parole [perché] questo argomento è segreto, segreto, segreto». Dalle intercettazioni emergono svariati riferimenti a un attacco «terrificante» di cui avrebbero parlato «tutti i giornali del mondo», da realizzare «negli Stati Uniti» con «aerei».

Nel 1995 Khaled Sheikh Mohammad incontra Bin Laden in Sudan, mentre Ramzi Yousef viene arrestato il 6 febbraio 1995, a Islamabad dal Diplomatic Security Service e dal Inter-Services Intelligence (ISI), trasferito di seguito negli Stati Uniti d'America, dove sconta una pena detentiva per due ergastoli al carcere di massima  ADX Florence, dove avrebbe dichiarato di essersi convertito al cristianesimo.

Nel 1996 ritroviamo Khaled Sheikh Mohammad e suo fratello Zahid  in Afghanistan al fianco del capo guerrigliero e docente fondamentalista di scienze islamiche Abdul Rasul Sayyaf, classe 1949, ritenuto, appunto, il mentore di Khalid Shaykh Muhammad e di Ramzi Yousuf. A partire dal 2007, Sayyaf è un membro influente del Parlamento afghano e ha chiesto una sanatoria per gli ex mujaheddin. E' sospettato di essere uno dei mandanti dell'assassinio di Ahmad Shah Massoud, il 09 settembre 2001.

Intanto, nel 1996, i Talibani intimarono alle ONG occidentali di licenziare le donne. Una ventina di ONG, tra le quali Oxfam e Save the children, preferirono abbandonare l’Afghanistan: sospettavano che se avessero accettato sarebbero state costrette a sostituire le donne licenziate con personale maschile suggerito dai Talibani, cioè spie. Medici Senza Frontiere fu l’eccezione: accettò. A quel tempo una società petrolifera texana, la Unocal, aveva convinto i Talibani a firmare un accordo che autorizzava la costruzione del tratto afghano di un gasdotto dal Turkmenistan al Pakistan, operazione da 4,5 miliardi di dollari che ovviamente richiedeva consenso e finanziamenti internazionali, innanzitutto USA: e questi erano per gran parte legati all’immagine che i barbuti guerrieri del mullah Omar avrebbero offerto al mondo. Pochi mesi dopo l’esodo delle altre ONG dall’Afghanistan,  Medici senza Frontiere incassò contributi dalla Unocal per programmi umanitari in Asia centrale.

Arrestato il 01 marzo 2003 in Pakistan insieme a Mustafa al-Hawsawi, Khalid Sheikh Mohammed è ritenuto ufficialmente l'ideatore degli attacchi dell'11 settembre 2001 a New York è tuttora detenuto per crimini di guerra e per omicidio in virtù del Military Commissions Act del 2006 e rischia l'esecuzione capitale qualora fosse riconosciuto colpevole.

Anche Ramzi bin al-Shibh, classe 1972, yemenita merita esser citato quale forti legami con il terrorista numero 1 degli attacchi dell'11 settembre 2001 ovvero Mohammad Atta. Nel 1995, infatti, dopo il diniego del visto per gli USA, si reca in Germania, ad Amburgo, dove chiede asilo politico, sostenendo che di essere un rifugiato politico dal Sudan, ma nel 1997, il giudice gli nega la richiesta di asilo e ritorna così nello Yemen, ma poco dopo riesce incredibilmente a tornare ad Amburgo con un visto con il suo vero nome ed è qui che si trova ad essere compagno di stanza di Mohammad Atta. Nel 1999 si trasferisce a Kandahar incontrandosi con Khalid Sheikh Mohammad. Bin al-Shibh è ufficialmente considerato come il 20° dirottatore dell'11 settembre, in quanto furono numerosi fuorono i suoi tentativi di ottenere un visto per gli Stati Uniti nel corso del 2000,ma tutti gli fuorno negati, proprio nel periodo in cui Ziad Jarrah, Marwan al-Shehhi e Zacarias Moussaoui (altri attentatori oltre a Mohammad Atta), si iscrivevano alle scuole di volo in Florida e ricevevano costantemente soldi proprio da Bin al-Shibh. Viene catturato in Pakistan l'11 settembre 2002, nel corso di uno scontro a fuoco a Karachi e trasferito a Guantanamo. Sospettato di essere coinvolto nell'attentato del 2000 alla nave militare USS Cole, oltre ad esser stato il "coordinatore" degli attacchi dell'11 settembre.

Due parole anche su Mohammed Atta, architetto egiziano, con cittadinanza tedesca, leader kamikaze del gruppo di attentatori dell'11 settembre.

Non è comunque semplice trarre un profilo ben preciso di Atta e, ancor meno degli altri compagni terroristi dell'11 settembre, in quanto le notizie sono frammentarie e discordanti fra loro, sopratutto per quanto riguarda le identità e gli spostamenti.

Atta, come abbiamo visto, era grande amico di Ramzi bin al-Shibh. Si sono conosciuti nel 1999 ad Amburgo, insieme a Marwan al-Shehhi e Ziad Jarrah ed hanno affittato un appartamento insieme.

Mahfouz Ould al-WalidSecondo le fonti ufficiali, i tre, nel 1998/'99, sarebbero stati avvicinati da un certo Khalid al-Masri, (il cui omonimo cittadino libanese/tedesco, nato in Kuwait venne arrestato e torturato ingiustamente) che, a sua volta, li avrebbe messi in contatto con Mohamedou Ould Slahi, brillante ingegnere delle telecomunicazioni mauritano di Duisburg (Germania), dal 1991 al 1992 mujaheddin in Afghanistan oggi detenuto a Guantanamo, che avrebbe consigliato i tre compagni di fare addestramento in Afghanistan, prima di andare direttamente in Cecenia.

Già noto ai servizi di intellgence tedesca e americana in quanto il cugino di Slahi ed ex cognato è Mahfouz Ould al-Walid, classe 1975, noto anche come Abu Hafs al-Mauritania, ritenuto un consigliere spirituale di Osama bin Laden, anche se ufficialmente non concordava con gli attacchi dell'11 settembre e questo segnò la rottura e l'uscita da al-Qa'ida, nel 2001, insieme a Mustafa Hamid, Abdullah Ahmed Abdullah, Saeed al-Masri e Saif al-Adel. Veterano della guerra contro i sovietici, studioso islamico e poeta al-Walid sfugge ad un blitz americano a Khartoum (Sudan) nel 1998, ordinato dal presidente Bill Clintone si rifugia dapprima in Iran Forse coinvolto negli attentati di Casablanca del 2003, al-Walid si scontrò anche con al-Zarqawi su molte linee di pensiero di Al-Qaeda.

Ritornando a Mohammed Atta, la versione ufficialmente riconosciuta può essere brevemente descritta nel modo seguente: laureato in architettura nel 1990, trasferitosi in Germania nel 1992 per continuare gli studi, Atta, figlio dell'avvocato Mohammed al-Amir Atta (di lontane origini saudite), ritorna al Cairo nel 1995 per un breve periodo, si fa crescere la barba. Tornato in Germania, frequenta la moschea radicale al-Quds e una moschea turca di Harburg.

Qui Mohammed Atta conosce anche Said Bahaji, Zakariya Essabar , Mounir el-Motassadeq, Abdelghani Mzoudi e Mohammed Haydar Zammar (cittadino tedesco, nato nel 1961 in Siria, traduttore in Arabia Saudita e camionista in Germania, avrebbe combattuto sia in Afghanistan, sia in Bosnia, più volte tenuto sott'occhio dalle autorità tedesche e dalle varie intelligence, coinvolto nelle indagini tedesche sui militanti islamici nell'area di Amburgo, denominate Operation Zartheit dal 1997 al 2000, trasferistosi poi a Boston dal 2000, arrestato dalla polizia marocchina con l'assistenza degli Stati Uniti il 27 ottobre 2001, segretamente inviato in Siria per detenzione a tempo indeterminato nel centro di detenzione di Damasco, in seguito, rilasciato come parte di uno scambio di prigionieri tra il gruppo ribelle islamista siriano Ahrar al-Sham e il governo siriano nel settembre 2013; nel 2013 si sarebe trasferito a Raqqa e si sarebbe unito allo Stato Islamico - Da'esh, da dove si occuperebbe di organizzare i fondi da destinare al gruppo jihadista salafita egiziano Ansar Bait al-Maqdis, attivo nel Sinai).

L'11 Aprile 1996, nel giorno di inizio operazione israeliana "Grappoli d'ira" in Libano, Atta scrive il suo testamento in moschea. Viene licenziato nel 1997 dal suo lavoro in una società di pianificazione urbanistica di Amburgo, nel 1999 va in Arabia Saudita ufficialmente per compiere hajj per una seconda volta, ma sta giù 3 mesi, denuncia la perdita del passaporto e ne fa uno nuovo, da lì le fonti ufficiali dicono sia andato a Karachi (Pakistan) a trovare Mohammed Atef, Osama Bin Laden e Khaled Sheikh Mohammed,  fino a febbraio 2000,  ritornato ad Amburgo, denuncia il furto del suo passaporto.

Da marzo 2000 Atta invia circa 50, 60 email a scuole di volo in Florida, per informazioni sui corsi di volo. Il 17 maggio 2000 richiede un visto per gli USA. Il 02 giugno prende un autobus e va a Praga e di lì negli USA, mentre Marwan al-Shehhi ci va via Bruxelles.

Atta comincia addestramento di volo il 07 luglio 2000. I bonifici per il mantenimento gli sarebbero arrivati, dagli Emirati arabi, da Ammar Al Baluchi (1977-vivente, chiamato anche: Ali Adoul Aziz Ali - cittadino pakistano, nato in Kuwait), nipote di Khaled Sheikh Mohammed e e cugino di Ramzi Yousef. 

Non si sa molto su Al Baluchi, tecnico informatico pakistano, ma vissuto per lo più tra il Kuwait, il Baluchistan iraniano e Dubai, di origini deobandi, se non le accuse che il governo americano gli formula contro. Si ritiene sia stato un corriere finanziatore dei dirottatori dell'11 settembre aiutandoli "con i biglietti aerei, gli assegni di viaggio e le prenotazioni alberghiere", insegnando "loro  gli aspetti della vita quotidiana in Occidente, come l'acquisto di vestiti".

Secondo una biografia governo degli Stati Uniti, Balouchi avrebbe "offerto i suoi servizi" allo zio Khalid Sheikh Mohammad nel 1997.

Il 27 agosto 2001, al Baluchi richiede un visto per recarsi negli Stati Uniti per una settimana dopo che il suo datore di lavoro ha annunciato la chiusura della loro filiale di Dubai, ma è gli stato rifiutato dal momento che sembrava essere un immigrazione di tipo economica e non turistica, torna così a casa in Pakistan pochi giorni prima degli attacchi. Tuttora al Baluchi è sotto custodia dalle autorità statunitensi nel campo di prigionia di Guantánamo, a Cuba.

Al Baluchi ha sposato, anche se per un breve periodo, la neuroscienziata Aafia Siddiqui, (1972-vivente, soprannominata anche Lady Al-Qā'ida), condannata per sette capi di imputazione per tentato omicidio e assalto al personale degli Stati Uniti e sta scontando la sua condanna a 86 anni presso il Federal Medical Center, Carswell a Fort Worth, Texas.

Aafia Siddiqui nasce da una famiglia benestante di Karachi in Pakistan, di fede islamica deobandi.  Fino all'età di 8 anni, frequenta una scuola dell'infanzia in Zambia, poi torna a Karachi. Sua madre era un elemento di primo piano negli ambienti politici e religiosi, insegnava corsi sull'Islam ed ha fondato un'organizzazione islamica, oltre ad aver servito come membro del parlamento del Pakistan. Sua sorella Fowzia è laureata ad Harvard in neurologia  ha lavorato presso Sinai Hospital di Baltimora (Maryland) e ha insegnato presso alla Johns Hopkins University prima di tornare in Pakistan.

Nel 1995, quando il governo pakistano, tramite l'intervento dell'Inter-Services Intelligence (ISI), con l'aiuto degli agenti speciali dell'U.S. Diplomatic Security Service e della Delta Force, ha arrestato e estradato negli Stati Uniti Ramzi Yousef per il suo ruolo nel attentato-bomba del WTC nel 1993, (dove Yousef sperava di uccidere 250.000 americani abbattendo una torre del WTC), Siddiqui, indignata, fece circolare l'annuncio con un nota sprezzante e sarcastisco, deridendo il Pakistan per l'arresto eseguito secondo le tipiche "modalità dei nostri governi musulmani contemporanei", chiudendo la sua e-mail con una citazione dal Corano in cui si avvertono i musulmani a non prendere ebrei e cristiani come amici.

Sempre nel 1995, si sposa, con cerimonia telefonica senza essersi mai visti, con l'anestesista pakistano Amjad Mohammed Khan, da cui avrà 3 figli. Dal 1995 al 2002 si spostano continuamente tra l'Afghanistan, Boston, Lexington, Back Bay Manor, Malden (il cui contratto di locazione è stato rilevato da due cittadini sauditi Abdullah Al Reshood e Hatem Al Dhahri, che avevano appena ricevuto un trasferimento di 20.000 dollari da parte del governo saudita, apparentemente per pagare le cure mediche per la moglie di al-Reshood), fino al divorzio nel 2002 in Afghanistan.

Aafia Siddiqui rappresenta l'unica donna inserita già poco dopo l'11 settembre 2001, nelle liste FBI dei ricercati e la sua storia conosciuta è molto misteriosa. Nata in Pakistan da una famiglia deobandi, nel 1990 va negli USA, a Houston (Texas) per studiare, vince due borse di studio, ma non si sa molto di lei, se non per il fatto che svolgeva volontariato presso alcune associazioni islamiche negli States, fra cui anche Al-Kifah Refugee Centre, (fondato da 'Abdullah 'Azzam), la cui base era la famigerata moschea Farouq di Brooklyn, che aveva legami clandestini e che finanziava i gruppi di combattenti in Afghanistan negli anni '80 contro i russi e da dove operava lo sceicco Omar Abdel-Rahman.

Aafia ottiene un dottorato di ricerca in neuroscienze da Brandeis University nel 2001, con la sua tesi in microbiologia sulla sindrome alcolica fetale, che ha concluso affermando che la scienza ha dimostrato il perché Dio aveva proibito alcool nel Corano.

Torna in Pakistan subito dopo gli attacchi dell'11 settembre, per poi ritornare negli USA, divorzia dal marito e nel febbraio 2003, sposa Ammar al-Baluchi, per poi sparire con i suoi 3 figli per poi ricomparire a Ghazni (Pakistan) dove viene arrestata dalla polizia.

Durante la detenzione a Ghazni, la polizia pakistana avrebbe trovato i documenti e le note per la fabbricazione di bombe più contenitori di cianuro di sodio in suo possesso e nel avrebbe ricevuto la visita di alcuni impiegati dell'FBI insieme a personale dell'esercito americano, ai quali sarebbe riuscita a sparare, colpendone uno .

Grazie alla sua popolarità e la sua cultura, Aafia conosce e frequenta spesso Suheil Laher, imam e consulente religioso del Massachusetts Institute of Technology (MIT) dal 1998 e in seguito, presso l'Islamic Society of Boston e la moschea di Cambridge (Massachusetts), vicino Boston, frequentata anche da Dzhokhar Tsarnaev, uno degli autori della bomba alla maratona dio  Boston del 2013.

Master in Studi Religiosi dell'Università di Boston e dottorato di ricerca in Studi Islamici all'Università di Harvard, nonché docente di lingua araba presso la Brandeis University a Waltham, (Massachusetts) e istruttore di diritto islamico Hanafi presso l'Università di Medina (Arabia Saudita), Laher nel 2000 diventa presidente di ente di beneficenza islamico chiamato Care International, che non è altro che la filiale di Boston del Al-Kifah Refugee Centre, diretto dallo sceicco cieco Omar 'Abdel-Rahman da Brooklyn.

Laher era in contatto anche con un certo Mohammed Zaki, (chiamato anche Abu Umar l'americano), di San Diego, di origini egiziane, coinvolto nel finanziamento e sostegno dei combattenti in Cecenia e Bosnia, dove lui stesso ha combattuto, così come in Afghanistan contro i russi.

Nei suoi testi scritti attraverso una newsletter chiamata Al Hussam,  e nei suoi sermoni e prediche, Laher manifesta tutto il suo radicalismo con strenui inviti alla jihàd contro l'Occidente, ricalcando caratteristiche molto simili al pensiero di 'Abdullah 'Azzam. Alla chiamata per la raccolta fondi a favore dei combattenti musulmani in e Afghanistan e Cecenia, (il cui referente era il terrorista ceceno Shamil Salmanovic Basaev (1965-2006), autore della strage di bambini a Beslan nel 2004), risponde prontamente Aafia Siddiqui, che si rivela essere una grande risorsa per il reclutamento di giovani studenti musulmani e per la raccolta di fondi.

Aafia, nel 2004, era inserita nella lista dei 7 terroristi più ricercati dall'FBI e, apparentemente nessuno riusciva a trovarla; la sera del 17 luglio 2008, presso la moschea Bazazi di Ghazni (Afghanistan), alcuni uomini notano una donna in burqa ranicchiata a terra con due piccoli sacchetti al suo fianco e tenendo la mano ad un ragazzo di 12 annisi è avvicinata agli agenti di polizia di  teneva in mano due piccoli sacchetti al suo fianco, mentre si accovaccia a terra

è stata presa in custodia nel luglio 2008 in Afghanistan dalle forze di polizia locali e estradata negli Stati Uniti dove nel settembre 2008 dove è stata incriminata con l'accusa di aggressione e omicidio di un soldato americano nella stazione di polizia a Ghazni. Anche lei rimase gravemente ferita, ma venne curata alla base aerea di Bagram (Afghanistan). E' stata condannata il 3 febbraio 2010 e successivamente condannata definitivamente a 86 anni di carcere.

In una lettera a Barack Obama, quattro parlamentari britannici di origini pakistane protestarono contro la sua detenzione.
Addirittura, a partire dal 2014, ISIS, i talebani e altri gruppi jihadisti hanno offerto di liberare gli ostaggi in cambio di lei.


VIDEO: I legami fra Al-Qā'ida e le associazioni islamiche finanziatrici del terrorismo di base presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT) - I legami fra Aafia Siddiqui, Suheil Laher e Shamil Salmanovic Basaev

Tornando a Mohammed Atta....

A settembre Atta diventa pilota privato e dicembre 2000 acquisice licenza di pilota commerciale. Nel febbraio 2001 ritorna ad Amburgo dopo la trasferta in Afghanistan.

Il 04 gennaio 2001, Atta vola in Spagna per coordinarsi con Ramzi bin al-Shibh e da aprile dell stesso anno Atta e al-Shehhi compiono diversi viaggi tra la Spagna e gli USA, predono in locazione un appartamento in Virginia a 840 dollari al mese di affitto, viaggiano a Las Vegas per incontrarsi con altri piloti, ritornano a luglio 2001 in Spagna per partecipare al vertice di Tarragona. Si incontrano con Nawaf al-Hazmi. Il 23 agosto gli viene revocata la patente in contumacia per non essersi presentato per la citazione in giudizio per guida senza patente in precedenza e lo stesso giorno, il Mossad informa la CIA una lista di 19 nomi che progettano un attentato.

Il 10 settembre, secondo la versione ufficiale, Atta e Abdulaziz al-'Umari (di cui non si sa veramente quasi nulla di lui) partono in auto dalla Florida per Boston. Qui avrebbero dovuto imbarcarsi per dirottare il volo che si sarebbe schiantato sulla prima torre, ma non si fermano a Boston. Proseguono in direzione Nord, per 300 km fino a Portland. A Portland si fanno continuamente notare per i propri schiamazzi notturni, e pagano con carte di credito intestate a loro nome. La mattina dell'11 settembre prendono un aereo per Boston, dove partità il volo 11 della American Airlines da dirottare sulla torre Nord del WTC. All'aeroporto di Portland vengono ripresi dalla telecamere di sorveglianza, ma non a Boston.

Al momento di imbarcarsi da Boston sul volo AA-11, la valigia che Atta aveva imbarcato sul volo Portland – Boston non viene scaricata in tempo utile. Atta è costretto a imbarcarsi senza la valigia, che, pur essendo regolarmente registrata fino a Los Angeles, resterà clamorosamente per ore nell'aeroporto di Boston (o Portland?), non riparte affatto col volo successivo (come avviene di solito in casi simili), prima di venire recuperata dall' FBI. All'interno, a parte qualche effetto personale, vi erano tutti i nomi dei dirottari con i vari posti assegnati, manuali di volo del Boeing 767, alcune divise rubate da steward dell' American Airlines, una copia del corano e il suo testamento (tenendo conto che quella sua valigia si sarebbe dovuta imbarcare con lui nello stesso volo). 

Vi sono diverse questioni ancora non risolte nella storia dei 19 dirottari dell'11 settembre e diverse teorie come ad esempio l'ipotesi di Ralph Shoenman (Bertrand Russel Peace Fundation) che suppone la presenza di due Mohammed Atta, uno ad Amburgo, già noto all'intelligence tedesca e un pilota a Venice (Florida), oppure la totale assenza di informazioni su Abdulaziz al-'Umari, che in prima momento, venne confuso con Abd al-Rahman al-‘Omari, pilota di linea saudita, oppure un omonimo sempre di al-'Umari che si presentato spontaneamente alle autorità rubato a Denver nel 1995, l'incredibile recupero dalle macerie del WTC dei passaporti integri di Satam al-Suqami, Ziad Jarrah e Saeed al-Ghamdi


Mappa schematica semplificata dei contatti fra i terroristi legati all'11 settembre 2001
(clicca per ingrandire) © Copyright 2001 Valdis Kreb di Orgnet

 

The Saudi Connection - Il supporto saudita all'11 setttembre

A luglio 2016, il Dipartimento di Stato degli USA ha declassificato una parte delle ormai famose 28 pagine segrete del Rapporto della Commissione d’inchiesta del Congresso sull’11 Settembre. Il documento reso pubblico è noto come “File 17”. «Le informazioni contenute nel ‘File 17’ si basano su ciò che è scritto nelle 28 pagine», assicura l’ex senatore democratico Bob Graham, co-presidente della inchiesta svolta del Congresso.

Il “File 17” mette in evidenza le attività sospette in particolare di quattro sauditi: Fahad al Thumairy, un diplomatico e imam della moschea King Fahad di Culver City, in California, generosamente finanziata dalle istituzioni wahabite di Riyadh e centro islamico visitato da due dei dirottatori del 9/11 Khalid al-Mihdhar e Nawaf al-Hazmi. Fahad è sospettato di averli aiutati dopo il loro arrivo a Los Angeles e di aver dato vita ad un gruppo jihadista, accusa che ha sempre respinto.

Fahad era stato anche un funzionario consolare saudita con sede a Los Angeles

Il secondo nome che spunta fuori dalla lista del File 17 è Omar al Bayoumi, saudita, (presumibilmente classe 1958), non si sa nulla  della sua infanzia, ha lavorato presso il Ministero della Difesa del Regno saudita sotto la guida del principe Sultan bin Abdul Aziz, nel 1994 si sposta a San Diego (USA) dove era noto per portare sempre in giro un videocamera con sé. Con tutta probabilità era un agente segreto dell'Arabia Saudita, dal 1998 al 1999 conduce un ufficio privato all'interno di una moschea curda di San Diego, (la cui costruzione è stata finanziata da un filantropo saudita anonimo), in qualità di "responsabile della manutenzione", ma non dura molto.  Al-Bayoumi riceve pagamenti anche dalla  principessa Haifa Bint Faisal, la moglie di Bandar bin Sultan , ambasciatore saudita, pagamentiche venivano effettuati tramite Riggs Bank, (fino almeno a maggio 2002), una banca, che sembra aver chiuso un occhio alla transazione ambasciata saudita e ha anche legami di vecchia data di segrete operazioni della CIA.

A San Diego, al-Bayoumi riceve regolarmente anche uno stipendio mensile da Dallah Avco, una compagnia aerea saudita di proprietà del miliardario saudita Saleh Abdullah Kamel, che ha ampi legami con lo stesso Ministero della Difesa e dell'Aviazione saudita.

Il rapporto ufficiale sui fatti dell''11 settembre, rivela che Al-Bayoumi avrebbe incontrato i dirottatori del 9/11 Nawaf al-Hazmi e Khalid al-Mihdhar, il 01 febbraio 2000, in un ristorante di Culver City (Los Angeles), dopo il loro sbarco provenienti da Bangkok. Probabilmente era presente all'incontro anche Cayson Bin Don, in arte Morgan Clayton o Isamu Dyson, cittadino americano convertito all'Islam, ex pilota di moto.

 

Muneer Arafat, kuwaitiano di origine palestinese, arrestato nel novembre del 2002, che ha incontrato Khalid al-Mihdhar e Nawaf al-Hazmi e ha aiutato i due a trasferirsi a San Diego. Muneer Arafat, , in precedenza ha vissuto nella zona di St Louis e si trasferisce nel 2000 a Sarasota, in Florida, dove è stato l' imam di una moschea dal 2000 al 2003. Si ritiene che Muneer Arafat abbia svolto lavori sotto copertura per l'FBI nel 2002 per quanto riguarda la sorveglianza di un gruppo di imprenditori musulmani di Sarasota e loro legami con una rete di supporto al terrorismo. Ideologicamente parlando, Muner Arafat si ispira ai dettami dello sceicco wahabita Ibn Baz e dell'Imàm Anwar al-Awlaki.

Uno dei compagni di stanza a Sarasota di Arafat era Ziyad Sadaqa (alias Ziyad Khaleel), che avrebbe acquistato un telefono satellitare per Osama bin Laden per poi essere utilizzato in attentati del 1998 Ambasciata degli Stati Uniti in Africa. Arafat e Khaleel raccoglievano fondi per un'associazione palestinese (la Holy Land Foundation) con sede in Texas, i cui membri sono stati condannati, con pene detentive da 15 anni fino a 65 anni, nel 2009, con l'accusa di fornire il supporto materiale ad Hamas. Muneer Ararat sembra uscirne pulito.

Mohamed Atta e altri dirottatori del 9/11 sono stati seguiti da Muneer Arafat nella zona di Sarasota, nel giugno del 2000.

Da fascicoli giudiziari aperti a Tampa (Florida), durante il processo a Sami al-Arian, (ingegnere informatico e attivista politico americano/palestinese, nato in Kuwait - la sua famiglia è stata espulsa dal Kuwait dopo aver rifiutato di diventare informatori per l'intelligence kuwaitiana, professore alla University of South Florida, sostenitore della campagna presidenziale di Bush nel 2000, incriminato nel 2003 come presunto leader della Jihad islamica palestinese, patteggiato nel 2006, condannato a 37 mesi di prigione, rilasciato nel 2010, deportato in Turchia nel 2015), è stato rivelato che Muneer Arafat era diventato un informatore per il Dipartimento di Giustizia statunitense (FBI) e lo aveva pagato $ 35.000 a spiare (indossare un microfono) su un gruppo di uomini d'affari musulmani in Sarasota Fl nel 2002.

Al-Arian ha visitato la Casa Bianca quattro volte dal 1997 al 2001.

Nel febbraio 2000 al Thumairy incontrò Omar al Bayoumi, poco prima che quest’ultimo avesse un colloquio con i dirottatori. Al Thumairy nega di aver conosciuto al Bayoumi ma i due hanno avuto decine di conversazioni telefoniche tra il 1998 e il 2000.

Un rapporto dell'FBI ottenuto dal sito Intelwire.com nel 2008 si precisa che da gennaio a maggio del 2000, al-Bayoumi chiama l'ambasciata saudita a Washington 32 volte, l'Arabia cultral Mission a Washington 37 volte, e il consolato saudita di Los Angeles 24 volte.

Il 6 maggio 2003 al Thumairy cercò di tornare negli Stati Uniti. Le autorità Usa invece di aspettarlo in aeroporto per arrestarlo decisero inspiegabilmente gli rifiutargli in visto, lasciando così libero in Arabia saudita. Da parte sua Omar al Bayoumi aiutò i dirottatori a trovare un appartamento a San Diego, città dove molti arabi lo ritenevano un agente dell’intelligence saudita. Al Bayoumi lasciò gli Stati Uniti nell’agosto del 2001, settimane prima degli attacchi dell’11 settembre.

Un suo collaboratore, Osama Bassnan, è stato in contatto frequente con i dirottatori e molti lo ricordano come un sostenitore di Osama bin Laden. Anche lui è libero.

Il quarto saudita indicato nel “File 17”, Mohdhar Abdullah, ha fatto da traduttore ai due dirottatori e li ha aiutati ad aprire conti bancari. È stato espulso verso lo Yemen nel maggio 2004. Per il ministro degli esteri saudita Adel Jubeir il “File 17” non conterrebbe alcuna informazione utile alle indagini.

Al-Bayoumi, quindi, aiuta insieme a a Mohdar Abdullah, due dei futuri dirottari dell'11 settembre, nella vita sociale, dalla patente alle scuole di volo, dall'alloggio ai conti bancari e si incontra anche con un certo Hani Hanjour Saleh Hasan, uno dei dirottatori del volo AA77 che si schiantò col suo carico umano contro Il Pentagono nel quadro degli attentati dell'11 settembre 2001.

La Commissione 9/11 sosterrà che Hanjour, dopo aver conseguito il certificato di pilota commerciale nel 1999 in Arizona, torna in Arabia Saudita per cercare lavoro come pilota, anche se ufficialmente "non aveva mai guidato un jet nella sua vita", infatti, la sua domanda a Jeddah di entrare nell'aviazione civile viene respinta, da lì la decisione di abbandonare la famiglia e ufficialmente andare negli Emirati Arabi Uniti, in realtà sarebbe andato in Afghanistan nella primavera del 2000, dove avrebbe trascorso il tempo nel campo di addestramento di Al Farooq di al-Qā'idā.

Egli viene poi inviato da Khalid Shaikh Mohammed a Karachi, per la formazione nell'uso di parole in codice, prima di tornare in Arabia Saudita il 20 giugno 2000 e di nuovo negli Stati Uniti nel dicembre 200, dove si sarebbe incontrato con Nawaf al-Hazmi a San Diego, poi si sposta in Arizona, Virginia, New Jersey, Washington DC e Maryland.

Gli stessi suoi istruttori di volo in Arizona, lo ritenevano "incapace di volare". Nonostante la sua totale inesperienza nel far volare aerei del calibro di un Boeing 757, Hanjour avrebbe compiuta una straordinaria manovra semi-acrobatica  con una strana lunga virata prima di allinearsi ufficialmente con la parete del Pentagono. Le testimonianze dei controllori di volo del vicino aeroporto Reagan risultano contradditorie e affermano in particolare, che "la velocità, la manovrabilità, il modo in cui ha virato, tutto ci ha fatto pensare che si trattasse di un caccia militare. E siamo tutti controllori di volo con una certa esperienza sulle spalle".

Da maggio a dicembre del 2000, Nawaf al-Hazmi vive in casa di Abdussattar Shaikh, un informatore dell'FBI.

 

Da al-Qā'ida in 'Iraq a Da'esh

al-ZarqawiDopo l'invasione guidata dagli Usa del 2003, Ahmad Fāhil al-Nazāl al-Khalā (in arte Abu Mus'ab al-Zarqawi 1966-2006), che veniva anche chiamato come "sheikh dei macellatori", costruì una vera e propria rete di resistenza degli iracheni amareggiati e delusi dalla governo sciita di al-Maliki, ma composta anche da jihadisti stranieri. Mandò kamikaze per farsi saltare in aria alle ambasciate, alberghi e altri obiettivi occidentali, tra cui la sede delle Nazioni Unite a Baghdad, per screditare l'occupazione americana. Poi i suoi combattenti hanno cominciato a bombardare e decapitare musulmani sciiti e distruggendo i loro luoghi sacri sopratutto sciiti.

Delinquente fin dall'adolescenza, il giordano al-Zarqawi è stato educato in una scuola coranica, proprio perché la madre era preoccupata del suo comportamento: beveva alcool, era pieno di tatuaggi e litigava spesso. Qui incontra. Durante l'intifada palestinese, diviene capo della base paramilitare "Bayt al-Maqdis" nel villaggio di al-Marw, vicino a Irbid.

L'incontro fra Azzam e al-Zarqawi risulta essere di fatale importanza nel quadro della formazione ideologica di quest'ultimo. Al-Zarqawi, infatti, dopo questo incontro, parte, alla fine del 1980, per i campi afghani, dove, invece di combattere contro l'Armata russa fino al suo ritiro, diventa reporter per una newsletter online insieme a Osama bin Laden e si trasferisce poi nel 1989 proprio a Peshawar (Pakistan), per poi tornare nel 1992 in Giordania, portando con sé Abu Muhammad 'Asem al-Maqdisi, ritenuto, insieme ad Azzam, il vero mentore di al-Zarqawi.

al-Zarqawi'Azim Muhammad Tahir al-Barqawi (in arte Abu Muhammad 'Asem al-Maqdisi) nasce nel 1959 a Nablus (Giordania) sotto occupazione militare israeliana dal 1967, ed è un politico e scrittore giordano-palestinese, di orientamento salafita (nello specifico hanbalita vicino a Ibn Yaymiyya e wahabita); è ritenuto l'ideologo-chiave contemporaneo relativamente all'universo intellettuale jihadista. Si oppose alla dinastia saudita criticando l'avvicinamento alla democrazia e al secolarismo. Nel 1992 torna in Giordania dal Pakistan. Incarcerato per ben tre volte dalle autorità giordane dal 1995 al 1999, periodo in cui conosce al-Zarqawi, dal 2000 al 2005  e dal 2008 al 2014, rilsciato ufficialmente per la sua opposizione a Da'esh.

Al-Zarqawi e Azzam vengono arrestati entrambi nel 1993 dai servizi segreti giordani e condannati a 15 anni di reclusione per possesso di armi e passaporti falsi.

In carcere al-Zarqawi memorizza tutto il Corano e, vergognandosi del suo burrascoso passato, cerca di cancellare i suoi tatuaggi con l'acido che gli lascia brutte cicatrici su tutto il corpo. Inoltre, il suo carisma e la reputazione di ex combattente afghano, unite al suo nuovo fervore religioso, gli permettono di governare su un piccolo gruppo di delinquenti e divenire il loro leader. Viene poi rilasciato nel 1999, (insieme a al-Maqdisi), per il provvedimento di amnistia in occasione dell'incoronazione del nuovo re Abdullah II di Giordania. Progetta nel 2000 un attentato dinamitardo contro un grande albergo della capitale Amman, in qualità di attività sovversiva contro il regno Hashemita, ma viene scoperto scappa nuovamente in Afghanistan dove resta fino al momento in cui, dopo l’11 settembre 2001, gli americani intervengono militarmente contro i talebani.

Scisma all'interno di al-Qa'ida nel 2001

Nei primi mesi del 2001, si assiste ad uno scisma nella strategia di al-Qa'ida in Afghanistan: Muhammed Atef si schiera con Bin Laden, (a seguito anche del matrimonio fra i loro figli), mentre i leader come Saif al Adel si schierarono con il Mullah Omar

All'inizio di settembre del 2001, al-Zarqawi è stato anche in Iran fino al dicembre dello stesso anno .

Si unisce inizialmente ad una formazione separatista sunnita salafita (ma con radici anche curde) denominata “Ansar al-Islam” (I partigiani dell’Islam - fondata nel 2001), nei campi nel nord-est dell'Iraq vicino al confine iraniano, il cui capo era il Mullah Krekar, classe 1956, con moglie e figli di cittadinanza norvegese, più volte arrestato e procesato anche in Norvegia prima di fondare un gruppo tutto suo: al-Jama'at al-Tawhid wa al-Jihad (1999-2004), in seguito denominata Tanzim Qaidat al-Jihad fi Bilad al-Rafidayn (2004-2006).

La ferocia perpetrata dai membri di al-Qaida in Iraq è impressionante, fra decapitazioni con coltelli arrugginiti, bombe suicide legate a disabili mentali per poi essere a distanza fatta esplodere fra la folla, esplosivi nascosti nei cadaveri per esser fatti saltare ai funerali, conducendo una massiccia campagna di attentati contro le forze di sicurezze del governo iracheno sciita, contro i militari americani, diplomatici, civili a Najaf, Karbala, Baghdad e ricordiamo anche l'attentato contro le forze armate italiane a Nassirya nel 2003 e nel 2006.

Il giorno 2 maggio 2011, Osama bin Laden venne ucciso ad Abbottabad (Pakistan), durante un attacco di assaltatori Navy SEAL della Marina degli Stati Uniti avvenuto nel suo complesso fortificato. Ufficialmente al-Zawahiri prende le redini del gruppi, ma rimane uomo di spicco di al-Qaì'da anche Saif Al-Adel che sarà poi arrestato nel 2013 in Iran e rilasciato nel 2015 insieme ad altri quattro importanti membri di al Qaeda dall'Iran, nell'ambito di uno scambio secreto di prigionieri, visto che un diplomatico iraniano era prigioniero di una branca di al Qaeda in Yemen; non si sa dove Adel si trovi al momento. Adel è sulla lista statunitense dei 50 terroristi più ricercati; per la cattura di Adel, accusato degli attentati alle ambasciate statunitensi in Tanzania e Kenya nel 1998, è prevista una taglia di 5 milioni di dollari.


 

Mujahideen Shūrā Council (MSC)

Bandiera Ansar al-Islam
Bandiera al-Jama'at al-Tawhid wa al-Jihad
Bandiera Tanzim Qaidat al-Jihad fi Bilad al-Rafiday

al-Zarqāwī è stato ucciso durante un attacco aereo congiunto compiuto da forze statunitensi e giordane il 7 giugno 2006 in una casa vicino a Ba‘qūba

Mentre la guerra si svolgeva nella vicina Siria nel 2012, al-Baghdadi inizia ad inviare alcuni dei suoi uomini oltre il confine. I precursori dello Stato Islamico dell'Iraq cominciano a rivaleggiare con Jabhat al-Nusra, ramo siriano affiliato ad al-Qaeda in termini di dimensioni e potenza.

Aiutato da migliaia di combattenti stranieri, tra cui molti dalla Gran Bretagna, al-Baghdadi e i suoi uomini strappano il controllo della città di Raqqa, nella parte settentrionale della Siria sulle rive dell'Eufrate.

La frattura fra al-Qa'ida e Da'esh


Mappa schematica semplificata dei collegamenti fra Al-Qā'ida, Da'esh e An-Nousra in seguito alla frattura (febbraio 2013). (clicca per ingrandire) © Copyright Intelwirepro - Sources: J.M. Berger, Clint Watts, FPRI and SelectedWisdom.com

Si distacca definitivamente da An-Nousra nel febbraio 2014, al-Baghdadi ignora le chiamate di Ayman al-Zawahiri per ISI di lasciare la Siria a Jabhat Al-Nusra. Invece, al-Baghdadi rinomina il suo gruppo in Stato Islamico dell'Iraq e del Levante e ripiega la sua offensiva in Siria, catturando la maggior parte dei pozzi di petrolio del paese nel nord della Siria.

A giugno 2014 alcuni dei suoi combattenti prendono d'assalto,attraverso il confine in Iraq, riuscendo a conquistare la città irachena di Mosul, il 29 giugno 2014 viene infatti proclamata la nascita


Il "Jihadismo" e l'ideologia fondamentalista

Il cosiddetto "jihadismo", (termine di stampo più che altro giornalistico), deve intersi come un come fenomeno politico moderno del jihād. Esistono tantissimi generi diversi di jihadismo, inteso come fenomeno politico.
Esso si basa principalmente sullo sfruttamento di un corredo ideologico, formato ad hoc, con un sostrato di cultura islamica proveniente sì da alcuni dotti della storia islamica, ma i contenuti vengono usati per salvaguardare gli interessi di alcuni potenti, indirizzandosi verso persone di medio bassa cultura islamica.

Esistono, in effetti, e sarebbe inappropriato e anche un po' omertoso nascondere il fatto che non vi siano, all'interno della stragrande e svariata comunità islamica mondiale, alcune delle più aberranti distorsioni interpretative dell'Islâm stesso, (che sarebbe sbagliato definirle come "estremismi"), racchiuse in movimenti e scuole di pensiero, (talune anche relativamente moderne) svariatamente nominati come salafismo, wahhabismo ed altre radicali alterazioni e strumentalizzazioni del reale messaggio religioso islamico.

La fase di radicalizzazione del concetto di jihād moderno inizia principalmente durante e dopo l'invasione russa in Afghanistan con la revisione del concetto di takfir.

L'ideologia di al-Qāʿida nasce con Abdallah Azzam, Osama bin Laden, Muhammad Jamal Khalifa, 'Abd al-Rasul Sayyaf, 'Omar Abdel-Rahman e con Ayman al-Zawahiri, da una costola della Jihad islamica egiziana seguace di Sayyid Qutb, (1906-1966), famoso teorico del fondamentalismo, membro di spicco dei Fratelli Musulmani, con tutta probabilità, personaggio sessualmente complessato, condannato a morte per impiccagione dal regime egiziano di Nasser. In gran parte provenienti o dla mondo wahabita saudita o dal movimento politico religioso dei Fratelli musulmani appunto.

 

Lo zio di al-Zawahiri, Mahfouz Azzam, era il giovane avvocato di Sayyid Qutub

 

La società Da'esh

L'ISIS ha fatto breccia, comunque, nel pensiero popolare grazie anche al ristabilimento dei servizi essenziali e alla distribuzione prodotti di prima necessità. "Meglio Da'esh di ciò che c'era prima", affermano ancor oggi molti sunniti iracheni, inneggiando alla lotta alla corruzione e al ristabilimento di servizi essenziali.

Il Consiglio consultivo di Da'esh dà, inoltre, la possibilità di organizzarsi in governorati locali, grazie ai quali, posta la piena fedeltà allo Stato Islamico, i sunniti iracheni si risppropriano del controllo del proprio territorio.

La strategia dell'ISIS, quindi, unisce un'ideologia perversa ispirata a vari radicalismi, alla creazione di uno stato sociale, come facevano i Fratelli musulmani, ma anche ad una complessa e moderna propaganda mediatica.

La società creata da Da'esh è fondamentalmente una società distopico nichilista, basata sullo sfruttamento di un'illusione, sulla restaurazione del periodo dei primi califfi, (come periodo a cui ispirarsi, quando in realtà 3 dei primi 4 califfi sono stati uccisi e, fra l'altro, in questo periodo si apre la cosiddetta fitna al-Kabira).

Si tratta di un modello di proto-stato "a guscio", privo di riconoscimento politico, fortemente incentrato sulla distorsione e lo sfruttamento del concetto di jihād, martirio, monopolio della violenza mediaticamente veicolata, quale temi ricorrenti e ossessivi; basato su un'economia di guerra prodotta dalla lotta armata. Basti pensare che ben il 46% del PIL di Da'esh è destinato ai combattenti e più del 10% alla cosiddetta "polizia islamica", che si occupa di verificare l'applicazione (a loro modo) della sharì'ah.

Altro grave problema è l'indottrinamento dei bambini a imbracciare armi, ad addestrarsi militarmente, ad indottrinare i propri figli e gli orfani con ideologie perverse che non rispettano la dignità umana e le altre fedi. Questa cosa nell'Islâm non esiste proprio, non vi è alcun fondamento coranico o tradizionale in questo messaggio deviato.

Anche per quanto riguarda le donne la situazione è a dir poco disastrosa: in una nota diffusa dal governatorato di Homs a tutte le wilayât (le amministrazioni provinciali) dello Stato Islamico, si delineano le principali linee di condotte si dovrebbero tenere nel campo dell'amministrazione pubblica. Questi documenti sono stati raccolti da Aymenn Jawad Al-Tamim, un ricercatore della Oxford University.

In merito all'abbigliamento femminile, un'altra nota del 06 marzo 2016, si pone in risposta ad un presunto allarme sull'abbigliamento delle studentesse universitarie: “E' giunta alla nostra attenzione, suscitando il nostro sgomento e rabbia, che alcune studentesse indossano abbigliamento succinto (possibile riferimento a delle gonne) e il cosiddetto cappotto: questo vestito è il vestito degli ebrei, dei cristiani e il vestire dei miscredenti non ha nulla a che fare con l'Islam che è un percorso per la rimozione del vizio e per la modestia”, altrimenti, "diamo un termine di 3 giorni solo per avvertire che sarà applicata la sentenza della legge di Dio nei confronti di chi continua a vestirsi in quel modo”. “Le bocche dei nostri fucili sono assetate e noi le placheremo con il sangue di chi ha violato la legge di Dio e ha seguito i seguaci degli ebrei e cristiani”.

Nei documenti di Homs, troviamo anche le norme relative al al commercio di “sabayât”, le schiave del sesso: "le donne vanno comprate con un'offerta in busta chiusa" e i miliziani che vogliono usufruire di questi servigi di natura sessuale si devono registrare presso il battaglione dove sono schierati o nel settore delle città dove vivono e lavorano. “Chi non registra il suo nome non ha diritto a partecipare al mercato delle schiave” e il documento conclude con l'amara esortazione: "Allah è il garante di successo".

Abu Bakr al-Baghdadi

Il capo di Da'esh ufficialmente è Abu Bakr al-Baghdadi, (Ibrāhīm ʿAwwād Ibrāhīm ʿAlī al-Badrī al-Sāmarrāʾī), classe 1971, (oppure nato a Falluja nel 1973), ex membro di Al-Qaida in Iraq (all'epoca di al-Zarqawi), sarebbe stato imam all'epoca della seconda invasione statunitense dell'Iraq del 2003.

Secondo una sua biografia, postata su Internet nel 2013 da un militante di Da'esh stesso, Abū Bakr al-Baghdādī avrebbe vissuto l'infanzia a Samarra e successivamente l'adolescenza nella piccola moschea del quartiere Tobchi della periferia occidentale di Baghdad da quando aveva 18 anni fino alla seconda invasione statunitense dell'Iraq del 2003. Allora secondo alcune testimonianze, avrebbe portato gli occhiali a causa della sua miopia. Stando alle fonti, nel 2004 avrebbe avuto un disaccordo con il proprietario della locale moschea, che era anche il suo padrone di casa, e che lo avrebbe bandito dalla sua casa.

«Un tipo tranquillo, sempre molto cortese verso il prossimo. Non attirava mai l’attenzione. E da giovane aveva una grande passione: il calcio» che giocava spesso a calcio in un campetto vicino alla moschea del quartiere Tobchi, a Baghdad.

Ora il proprietario della moschea di Tobchi vivrebbe all'estero e avrebbe paura a tornare in Iraq nel caso Abu Bakr al-Baghdadi cercasse la sua vendetta.

In seguito, al-Baghdadi avrebbe conseguito un Dottorato di ricerca (PhD) in Studi islamici nell'Università di Scienze Islamiche nel sobborgo di Baghdad di al-Adhamiya, ma nessuno può confermare ciò con totale certezza, ciò che si sa invece è che ha condotto studi di diritto a Baghdad senza terminarli. Sarebbe stato un tranquillo giovane studente forse non brillante, ma, stando alla testimonianza di Ahmed al-Dabash, il leader dell'Esercito Islamico dell'Iraq, non avrebbe dato segni di ispirazione jihadista.

Secondo Anonymous, la famosa oraganizzazione internazionale di attivisti web, la figura del Califfo sarebbe in realtà svelata da due persone distinte, uno Abu Bakr al Baghdadi, (vero nome Ibrahim 'Ali al-Badri), esistito realmente in passato, e quella di Elliot Shimon, funzionario del Mossad israeliano.

Catturato nel febbraio 2004 durante un raid a Fallujah e detenuto come "internato civile", (sotto il nome presunto vero di 'Awwad Ibrahim 'Ali al-Badri), dalle forze irachene-e statunitensi per esser legato ad alcuni crimini riconducibili a gruppi di miliziani e per essere coinvolto in azioni terroristiche di matrice jihadista. A dicembre 2004 viene liberato, tanto che Anonymous afferma di aver rilevato il suo ingresso negli USA attraverso l'aeroporto di San Francisco. Da lì scompare. Anonymous, infatti, afferma che non è possibile determinare con totale sicurezza che un individuo di nome Ibrahim 'Ali al-Badri abbia lasciato tracce di vita dopo il suo ingresso negli USA nel 2005.

Alcune biografie classiche della vita del Califfo non menzionano il rilascio nel 2005 e continuano la detenzione fino al 2009, altre ritengono sia stato arrestato nuovamente nel 2005. Ed è qui che si parla di Camp Bucca e Camp Adder. Non è del tutto chiaro che si tratti della stessa persona. Ad modo, ufficialmente, non riuscendo a identificarlo come individuo particolarmente pericoloso, al-Baghdadi sarebbe stato rilasciato quando la prigione venne chiusa nel 2009 al-Baghdadi,

"Era un cattivo amico, ma lui non era il peggio del peggio" il colonnello Kenneth King, allora comandante di Camp Bucca, ha detto al Daily Beast.

Camp Bucca è considerato ormai, insieme a Abu Ghraib luogo di coltivazione di jihadisti di Da'esh.

Stiamo parlando, infatti, di questi centri di detenzione a cui erano destinati i prigionieri durante la guerra in Iraq, dove si cercava di dividere gli Sciiti dai Sunniti ed i moderati dagli estremisti, (che venivano distinti gli uni dagli altri utilizzando anche alquanto discutibili metodi come quello emerso da un'indagine del New York Post del 2016, in cui si denunciava il fatto che questi prigionieri venissero collocati in una stanza con una rivista di Maxim dalle celebri copertine di nudi femminili: se la toccava non era un estremista, se invece non la guardava nemmeno lo era).

"C'era violenza tra i prigionieri a Bucca. Avevano messo in piedi le loro corti della Sharia ed eseguivano esecuzioni, torture, intimidazioni per costringere gli altri a diventare più radicali", così denuncia Mitchell Gray ex guardia al carcere di Camp Bucca.

Quando venne rimesso in libertà grazie all'indicazione della commissione cosiddetta Combined Review and Release Board, che ne raccomandava il "rilascio incondizionato", questa cosa suscitò lo stupore del colonnello Kenneth King, tra gli ufficiali di comando a Camp Bucca nel periodo di detenzione di al-Baghdādī. «Non era uno dei peggiori»

"Abu Bakr al-Baghdadi è stato rilasciato perché in lui vedevano davvero una figura di mediatore, capace di moderare le influenze più radicali. La prima volta che andai a Bucca ci fecero un'arringa in cui dicevano che queste persone andavano trattate bene perché tra di loro ci sarebbe stato il Nelson Mandela del futuro. Invece, altro che Nelson Mandela del futuro. A Bucca c'era il primo Abu Bakr al-Baghdadi e se le sono lasciati scappare", afferma Mitchell Gray.

Un comunicato del Consiglio dello Stato Islamico dell'Iraq annuncia la sua nomina a capo dell'Is a Ninive, in Iraq. «È un miracolo che abbiano scelto proprio lui», dirà un esperto di sicurezza iracheno

In alcune recenti, ma alquanto discutibili interviste rilasciate sia al tabloid svedese Expressen, sia ad al-Jazeera TV,  in seguito al suo rilascio dalle carceri del Libano come parte di uno scambio tra i soldati libanesi con il Fronte al-Nusra (non a caso), per mezzo della mediazione del Qatar (non a caso anche questo),  l'autodichiaratasi ex-moglie di al-Baghdādī, Saja al-Dulaimi, (che fino a poco tempo pirma era ritenuta «la consorte di un dirigente qaedista», quindi non la moglie di al-Baghdādī), ha affermato il suo ex marito era un semplice "docente universitario di nome Hesham Mohamed", (prendendo spunto volontariamente o involontariamente dal nome di un noto giocatore di calcio dell’Associazione calcistica irachena Al-Zawra’a). Inutile dire che tale nome non trova alcun riscontro, tanto meno il fatto che lui fosse mai stato un "docente universitario". Ha definito il suo ex marito da cui avrebbe divorziato "sei o sette anni fa", Lo ha poi definito come “un comune uomo di famiglia, che ama crescere i propri figli” (e quelli del precedente matrimonio di lei), "che va al lavoro la mattina e per poi tornare a casa la sera". È all’oscuro di come sia potuto diventare il khalifa dello “Stato Islamico”.

Parallelamente a questa storia che va dal 2005 al 2009, Anonymous, insieme anche ad altre testate giornalistiche e blog online, racconta  la storia di Elliot Shimon (alias Simon Elliot) è Sham'oun Ayloot).

Sul suo arrivo in Iraq non ci sono informazioni esatte, ma il network globale avrebbe scoperto che questi si è unito ad al-Qa'ida in 'Iraq con il soprannome di Abu Duua e sarebbe diventato amico di Ayman al Zawahiri. In questo periodo, sarebbe lui che si sarebbe sposato con Saja al-Duleimi, la donna catturata l'anno scorso in Libano insieme a sua figlia. Ayloot è cominciato a crescere di importanza tra i leader qaedisti, tanto da avere in breve tempo dei seguaci. fedeli solo a lui e non al network jihadista. Tanto che lo stesso Zawahiri si sarebbe sentito minacciato.

Nel 2010, l'uomo lascia definitivamente al Qaeda e crea al Qaeda in Iraq. Nel 2013, annuncia di essere il "Califfo" e cambia il nome da Abu Duua ad Abu Bakr al Baghdadi al Quraishi. Tra giugno e luglio del 2014, ha visitato la città di Arsal nel nord est del Libano, dove ai suoi ordini ci sono circa 300 miliziani che si nascondono sulle montagne.

Rimane ancora oggi un mistero il motivo per cui il consiglio (Shūrā) [un'assemblea consultiva religiosa],hanno scelto specificamente Baghdadi a guidare. Ci sono stati molti altri che erano stati per l'organizzazione prima di lui ", ha detto Hashimi. "E 'stato eletto nella provincia settentrionale irachena di Ninive. E lì, nove delle 11 persone hanno votato a favore di Baghdadi".

L'ideologia di Da'esh

Ideologicamente parlando, Da'esh è una combinazione di dottrine cosmologiche, credenze escatologiche e di nozioni culturali di solito associate e radicate nell'ala salafita dell'Islam. Certo non tutto ciò che viene etichettato come "salafita" è "terroristico", ma nemmeno tutto ciò che è radicato nel terrorismo internazionale può considerarsi "salafita". E' vero, infatti, che la maggior parte di musulmani salafiti non mostrano alcun entusiasmo per la jihād e, sovente evitano il coinvolgimento politico, come d'atronde, i tanti musulmani che si impegnano nelle varie lotte armate fino al terrorismo non devono certo essere considerati, a prescindere e erroneamente, come salafiti.

Dottrinalmente e tradizionalmente parlando, il dott. M. Campanini ci invita a soffermarci sulle gravi incongruenze nella nomina o auto-nomina di al-Baghdadi quale Califfo dello Stato Islamico. Come abbiamo visto in precedenza:

  • il califfo deve essere di origini Qurayshita e dotto in religione (‘alim) cosa che palesemente al-Baghdadi non è, sebbene lo millanti e lo pretenda;
  • il califfo deve essere eletto rispettando le norme dell’ijma‘, della shura e della bay‘a, cosa che evidentemente non è successa per al-Baghdadi;
  • il califfo è stato nella storia il simbolo dell’unità dei musulmani, non della fitna settaria, come invece è la politica dell’ISIS.

Il pensiero jihadista moderno legato a Dae'sh, fa leva anche sulla rottura delle frontiere, come quelle tra Iraq e Siria, edificate dapprima dalle potenze coloniali ed in seguito sostenute dal nazionalismo arabo post coloniale dittatoriale e puntando invece sugli antichi legami tribali in nome di una ummah unita e globale.

Anche se, nonostante vi sia questa idea di uno "stato" unico "islamico" c'è da dire che all'interno permangono comunque delle rivalità nazionalistiche, dove ad esempio, nelle gerarchie dello Stato Islamico gli iracheni, specie quelli che hanno servito nell’esercito di Saddam Hussein, occupano un posto più in alto dei corrispondenti siriani.

Anche la scelta della capitale a Ar-Raqqa (città della parte settentrionale della Siria), nella mani di Da'esh da gennaio 2014, non è un caso.  Fondata dal re seleucide Seleuco II Callinico, che la chiamò Kallinikos (in latino Callinicum), Raqqa è rimasta sotto il dominio romano fino all'epoca del secondo califfo 'Umar ibn al-Khattāb, in seguito, nel periodo tra il 796 e l’809 d.C., divenne la capitale de facto del califfato abbaside guidato da Hārūn al-Rashīd.

Ciò valorizza la questione simbolica della città, sia in contrapposizione ai possedimenti romani (divenuti cristiani), sia quasi a richiamare oggi più un modello di califfato che si ispiri al periodo abasside che non a quello dei primi califfi.

Le origini ideologiche di Da'esh vanno ricercate storicamente nello scisma fra al-Zawahiri e al-Zarqawi, il cui successore al-Masri e nella "rivoluzione" siriana contro Assad.

La genesi del conflitto siriano per capire Da'esh

L'Arabia Saudita ha insistito nel ritenere che Da'esh sia il risultato della mancata rimozione del presidente Bashshàr Al-Assad per mano americana. Fatto, questo, che avrebbe segnato inevitabilmente la perdita di credibilità degli USA in medio oriente e una chiave di volta della politica estera di Riyad tra il 2012 e il 2013. E' una visione, questa, certamente opportunistica che scarica le responsabilità della prima presenza di jihadisti sauditi nello Stato Islamico e copre il peso di cospicui finanziamenti oscuri di provenienza saudita. Inoltre, rigira tutto sul paino Assad e sua rimozione, tanto cara all'Arabia.  

Come emerge da recenti interviste a membri di Da'esh, molti di loro hanno inizialmente ritenuto importante partecipare alla fondazione di un emirato islamico nelle "terre liberate" della Siria in opposizione a Bashshàr Al-Assad rivolgendo questa speranza dapprima nelle proteste di piazza del 2011 contro il regime, in seguito, successivamente anche a periodi di detenzione in carcere, si arruolarono in Jabhat an-Nusrah, allo scopo di "difendere la rivoluzione", sulla scia delle primavere arabe, in virtù del rancore che molti siriani coltivano da anni contro la famiglia Assad per via degli scontri del 1964 e 1982 ad Hama.

Antefatti in Siria

Nel luglio 1980, in Siria, la ratifica della legge n.49 ha, di fatto, dichiarato l'appartenenza alla Fratellanza Musulmana come "reato capitale". Il 31 gennaio 1973 Assad implementato la nuova Costituzione, che ha portato a una crisi nazionale. A differenza di costituzioni precedenti, questo non ha richiesto che il presidente della Siria deve essere un musulmano. Tra il 1979 e il 1981 vi furono numerosi scontri. Figure chiave di questa sommossa golpista furono Adnan Uqla, Issam al-Attar

Il 2 febbraio 1982, la popolazione di Hama, roccaforte del conservatorismo in stile Fratelli musulmani, in stragrande maggioranza sunnita, guidata da 150 ufficiali, insorse contro il il presidente alawita  ba'thista laico e nazionalista  Hāfiz al-Assad, come reazione ad una serie di arresti di elementi sunniti, dando vita ad una sommossa organizzata dai Fratelli Musulmani che avevano dato il via già negli anni precedenti a una lotta armata contro il regime ba'thista. Nei quattro giorni in cui ebbero il controllo della città vennero uccisi circa 300 militanti ba'thisti e i militari di un'unità di paracadutisti inviata dall'esercito.

Tali rancori hanno risvegliato

Interessante notare come, oggi, molti membri di Da'esh considerano come "venduti" quelli di al-Shām (ex Jabhat An-Nusra, ramo siriano di Al-Qā'ida) e come degli "ingenui" i rivoluzionari del FSA (Free Syrian Army) e traggono comunque un indiretto vantaggio nella repressione di Assad contro i ribelli.

La rottura fra al-Qā'ida e ISIS/Dae'sh

Nel gennaio del 2014 ISIS rompe con An-Nusra, altro gruppo affiliato di Al-Qa'ida presente in Siria. Di conseguenza anche Al-Qa'ida rompe le relazioni con ISIS.

19 agosto 2014,  si diffonde la notizia secondo cui Aqap avrebbe annunciato il suo supporto all’Is

Il 30 settembre 2014, Nasir bin 'Ali Al-Ansi pubblica un video in cui prende un'importante presa di posizione ideologica di AQAP nei confronti di An-Nusra e Da'esh: in questo comunicato tenta di convincere i militanti jihadista di An-Nusra in Siria e dell'allora Stato islamico dell'Iraq e il Levante (ISIL) per porre fine alla loro lotta e unirsi contro l'Occidente. A dicembre dello stesso anno, lo stesso Al-Ansi denuncia le barbarie perpetrate da Da'esh anche se auspica ad una alleanza mai raggiunta fra Da'esh e AQAP. Si assiste, quindi, a dei giochi di potere. La rivendicazione ufficiale dell'attentato del 07 e 09 gennaio 2015 a Parigi, (Charlie Hebdo e HyperCacher), rivela, infatti, tutta questa imminente dicotomia ideologica: nel video di rivendicazione, infatti, sventola una bandiera che richiama a Da'esh sebbene compaiano le immagini dei due fratelli Kouachi (affiliati ad AQAP) e non di Ahmedy Coulibaly, che invece si era dichiarato appartenente all’ISIS.

A novembre 2014, AQAP, per bocca di Hārit al-Nazārī, affermava l’illegittimità del califfato

Da dove nasce la brutalità delle azioni intrapprese dai membri del Califfato?

La ferocia e la brutalità delle azioni intrapprese dai componenti dell'ISIS nascono fondamentalmente da contrappasso e da desiderio di vendetta nei confronti delle altrettante brutalità compiute dai militari americani e da mercenari al servizio degli USA durante la guerra e l'occupazione dell'Iraq.

Vi sono fotografie e filmati che documentano torture, stupri e omicidi di detenuti nella prigione di Abu Ghraib. Nel 2011, è emerso anche che alcuni soldati americani in Afghanistan usavano raccogliere le dita e i denti dei civili come souvenir. Nello spargimento di sangue confessionale che ha colpito l'Iraq dopo l'invasione americana, decapitazioni di insorti sunniti trasformato in una forma morbosa di reciprocità con i miliziani sciiti che portava buchi nelle loro vittime usando trapani .

Alcune pratiche dell’ISIS conoscono già un’applicazione in Arabia Saudita, come la distruzione dei santuari, la segregazione di massa e di genere o le decapitazioni pubbliche. In linea di masima, sono tre gli episodi che contengono elementi che fungono da precursori alle brutali modalità che caratterizzano le esecuzioni di Da'esh.

  • L'esecuzione del giornalista Daniel Pearl (2002)
  • L'esecuzione dell'imprenditore Nicholas (Nick) Evan Berg (2004)
  • L'episodio di cannibalismo di Khaled al-Hamad (Abu Sakkar) (2013)

Chi finanzia Da'esh ?


L'esercito dell'ISIS si stima di circa 50.000 uomini, ma si presume che molti componenti della galassia di fazioni ribelli della guerra contro il regime di Assad in Siria siano, in realtà, confluiti all'interno delle file dell'ISIS, inoltre, non si esclude la presenza di mercenari, contractors anche americani, veterani delle guerre del golfo e dell'Afghanistan. Dal 2012, infatti, ex militari iracheni e ex membri dei servizi segreti del partito Baath entrano nell'ISIS. Non si esclude che molti contractors abbiano sfruttato l'occazione per arricchirsi grazie a corsi di addestramento, forniture belliche, logistica e organizzazione militare. Alcune delle società coinvolte nel conflitto iracheno sono da ricercare tra questi nomi:

  • South Lebanese Army
  • DynCorp
  • Academi (ex Blackwater)
  • Global Solutions
  • SOS Temps, Inc
  • Vinnell Corporation
  • Levdan
  • Six3 intelligence solutions

Da'esh si finanzia anche attraverso gli introiti della vendita del petrolio, che generalmente avviene a società e privati intermediari per un valore di 1,5 mln di dollari al giorno, a fronte di un patrimonio di 2 mld di dollari, circa 8 milioni di dollari al mese di tasse sui territori del califfato e circa 100 milioni di dollari l'anno il ricavato dal contrabbando di opere d'arte, oltre ai 40 milioni di dollari circa in donazioni fra il 2013 e 2014 (fonti: Wall Street Jornal/Ambasciata Iraq ONU/Newsweek).

Indirettamente e segretamente si presume che fra i finanziatori dell'ISIS vi siano anche alcune economicamente importanti famiglie francesi di origini siriane come i Tlass, formata da dissindenti e disertori del regime di Assad, o i libanesi Hariri che vivono in Arabia Saudita, forse anche la stessa famiglia Erdogan

Il conflitto che vuole genereare l'ISIS non è tanto a livello globale, ma deve ricercarsi innanzi tutto dapprima in seno all'Islàm politico stesso con le varie storiche tensioni fra sunniti e sciiti, fra le varie scuole di penisero integralista e più moderato.

In un'intervista rilasciata recentemente a Giuseppe Acconcia su il Manifesto , il grande intellettuale americano Noam Chomsky definisce l'ISIS, "una mostruosità", ma non "è niente di più che una società off-shore dell'Arabia Saudita che propaga una versione estremista, wahabita, dell'Islam. Da Riad arrivano tonnellate soldi e l'ideologia per diffondere fondamentalismo nel mondo arabo".

Chomsy si rivela estremamente critico in merito anche alla risposta militare attuata (o non attuata) dalla coalizione, con in testa gli USA: "La guerra dei droni è la più grande operazione terroristica mai esistita" e non fa altro che far aumentare il numero dei Jihadisti.

Questa situazione, continua Chomsky, "è la conseguenza diretta dei devastanti attacchi degli Stati Uniti in Iraq del 2003 e degli attacchi della Nato in Libia del 2011 che hanno esasperato il conflitto sunniti-sciiti diffondendolo in tutta la regione.I bombardamenti della Nato hanno fatto aumentare il numero delle vittime di dieci volte, hanno distrutto la Libia. In Yemen ora Arabia Saudita ed Emirati stanno uccidendo una grande quantità di persone nei campi profughi. Ma anche questa guerra è destinata a fallire e non può comportare altro che la diffusione del jihadismo".

Il 22 settembre 2016, il Segretario di Stato dell’amministrazione Obama, John Kerry, si incontra a New York, a porte chiuse, con un gruppo di dissidenti siriani anti-Assad. La registrazione audio dell'incontro viene successivamente pubblicata da Wikileaks. Quattro giorni prima di questa riunione, gli aerei americani avevano violarono il cessate il fuoco concordato con la Russia, bombardando (ufficialmente “per errore”), le postazioni dell’esercito arabo-siriano a Deir Ezzor, uccidendo 60 soldati di Assad che difendevano con i denti l’accerchiamento della sacca strategica dai mercenari dell’ISIS.

Dal minuto 26 della registrazione audio si sente Kerry affermare: “La ragione per cui la Russia è intervenuta in Siria è perché l’Isis stava diventando sempre più forte e minacciando Damasco… per questo la Russia è intervenuta perché non volevano un governo Da'esh”.  “Noi sapevamo che l’ISIS stava crescendo, lo stavamo osservando. Noi abbiamo visto che Da'esh cresceva in forza e abbiamo pensato che questo avrebbe potuto minacciare Assad costringendolo a negoziare… ma invece di negoziare lui ha ricevuto l’aiuto di Putin…

Gli armamenti di Da'esh

Tra il 2011 e il 2013, gli USA hanno sottoscritto contratti del valore di miliardi di dollari per la fornitura di 140 carri M1A1 Abrams, decine di aerei da combattimento F16, 681 missili terra-aria portabili a spalla Stinger, batterie anti-aeree Hawk e altro equipaggiamento all'Iraq di Saddam.

Alla fine del 2014, gli USA avevano inviato al governo iracheno armi leggere e munizioni per un valore di oltre 500 milioni di dollari. Tra il 2003 e il 2007 la coalizione guidata dagli USA firmò contratti per almeno un milione di dollari in ulteriori armi leggere e milioni di munizioni, provenienti anche dall’Italia.

E dal 2014 gli USA vendono armi ai curdi che combattono contro Da'esh, ma che si scontrano anche contro la Turchia

La propaganda di Da'esh

Mentre AL-MALAHIM Media, la struttura che confeziona la propaganda di al-Qa‘ida nella Penisola Arabica (Aqap) e Inspire

Nel luglio 2014, a pochi giorni dalla nascita del califfato guidato da Abu Bakr al-Bagdādi, sorge l’organo di propaganda di Da'esh, chiamato Dābiq, dal nome di una cittadina siriana a nord di Aleppo dove, secondo un noto hadith, relativo l'apocalisse, i musulmani avranno la meglio sugli eserciti di Roma.

Sia Inspire che Dābiq sono pubblicate in lingua inglese e rivolte essenzialmente ad un pubblico non arabofono di potenziali giovani mujāhidīn, ricco di contenuti esteticamente appetibili, di effetto, con immagini forti ma scenograficamente di qualità cinematografica.

Da'esh è fondamentalmente il prodotto di una società moderna che si rispecchia distopicamente in un'antica realtà fatta più di leggende e tradizioni fortemente vincolate e strumentalmente pilotate, che di reale applicazione della religione.

Una società dei consumi composta da persone cresciute a videogames sparatutto e a Hollywood, più che da spiritualità coranica. Un particolare interessante, infatti, da tener presente quando di parla di società di Da'esh, è che, nelle loro linee guida del libro guida sulla propaganda, (rivolto principalmente ai forenfighters e a coloro mettono in dubbio la qualità della vita all'interno dello stato islamico), la protezione e tutela del consumatore viene prima delle regole islamiche.

Si vengono a creare così, alcuni eclatanti paradossi come il fatto di proibire immagini e fotografie in pubblico anche nelle vetrine di negozi, così come "musica e canzoni in macchina, alle feste, in negozi ed in pubblico", mentre i loro filmati propagandistici, dal montaggio video moderno accattivante, ricco di effetti speciali sono spesso accompagnati, oltre a recitazioni coraniche, anche da musiche e canti difffusi in mondovisione e spesso in lingua inglese.

L'intera propaganda di Da'esh è pervasa da filmati e immagini in stile Playstation, film trailer con una componente militaresca orientata tra il mercenario e il combattente ninja in stile Assassin's Creed.

Un altro aspetto interessante legato alla propaganda di Da'esh è la provenienza di tale propaganda dell'ISIS diffusa sui media occidentali. La quasi totalità dei video e dei comunicati diffusi internazionalmente provengono dal SITE Intelligence Group, la cui cofondatrice, direttore esecutivo nonché "analista del terrorismo" è Rita Katz. Dalle sua labbra pendono i nostri media per qualsiasi informazione in materia di terrorismo islamico e molto spesso gli stessi video diffusi nei media occidentali sono marchiati proprio dal logo del SITE. Il giorno dopo gli attentati di Parigi, il SITE è anche stata la prima organizzazione a diffondere la presunta richiesta ufficiale dello Stato islamico.

Generalmente presentato dalla stampa occidentale come un semplice “Centro di controllo dei siti islamici”, il SITE, in origine era "senza fini di lucro", in seguito è cambiato lo statuto ed è ora finanziato dai servizi di intelligence Usa e da gruppi privati ed è più esattamente una farmacia di propaganda diretta da una ultra-israelo-sionista.

Rita Katz si è recentemente fatta conoscere sulla scena internazionale dal suo ottenimento in “esclusiva” di documenti audiovisivi imputati ai leader di Al-Qā'ida, ma ha alle spalle una storia molto particolare. Nata a Bassora ('Iraq) da famiglia ebraica, all'età di cinque anni, nel 1968, suo padre venne arrestato dal regime di Saddam Hussein con l'accusa di spionaggio in favore di Israele, torturato e teatralmente impiccato sulla piazza centrale di Baghdad.

La madre riuscì comunque a fuggire in Israele con tre figli piccoli e si stabilì a Bat Yam, una città sul mare. La giovane Rita Katz lì studia all'università di Tel Aviv e svolge il servizio militare nella Israeli Defense Force.

Nedl 1997 lascia Israele per emigrare nel USA, accanto al marito endocrinologo, collabora e probabilmente venne utilizzata anche come infiltrati in gruppi terroristici negli USA, fino a fondare in proprio, il SITE.

Ringraziamenti:

Un ringraziamento particolare va alla prof.ssa Barbara De Poli, docente di storia ed Istituzioni dei paesi islamici e geografia culturale e ricercatrice presso il Dipartimento di Studi sull'Asia e sull'Africa mediterranea, al dott. Lorenzo Declich, islamologo e giornalista di Limes e al dott. Francesco Zampieri, coadiutore aggiunto di Strategia dell'Istituto di Studi Militari Marittimi di Venezia per l'organizzazione e i preziosi illuminanti contenuti in merito alla natura e alle origini del fenomeno Da'esh.

Fonti e approfondimenti:


 

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