Il Corano e la lingua araba - genesi e origine

Elementi di filologia semitica

02 novembre 2013 - autore: 'Alī M. Scalabrin
Ultimo aggiornamento: 02 novembre 2013

Basmala
Nel nome di Dio Il più Clemente, il più Misericordioso

Salam
La pace, la Misericordia, e le benedizioni di Dio siano su di voi

Il Corano e la lingua araba

Il Corano è il libro sacro per i musulmani. E' totalmente scritto in arabo. Leggere il Corano per un italiano a completo digiuno della lingua araba è molto poco produttivo, inoltre anche per chi parla e scrive in arabo, ma non è di madrelingua è davvero difficile comprenderne i significati reconditi. Senza considerare il fatto che si tratta di un testo non certo attuale, di una complessità stilistica, lessicale unica che nemmeno gli arabi riescono a cogliere profondamente.

Esiste, all'interno della comunità islamica, ma anche fuori in ambito islamologico accademico, un mondo estremamente vasto e complesso che comprende tutte le discipline legate alla scienza coranica 'Ulûm al-Qur'ân, inerenti il Sacro Testo stesso, ma anche la sua interpretazione (Tafsīr), le circostanze della rivelazione, (âsbâb ân-Nuzûl) che fissano l'ordine cronologico della Rivelazione (Tanzil), le abrogazioni di versetti, (naskh), la grammatica, la filologia e la stilistica dell'arabo, i modi e le regole della salmodia (tajwīd); senza considerare l'altra scienza del mondo islamico che viaggia parallela, chiamata 'Ulûm al-hadith e che comprende la compilazione dei trasmettitori di detti profetici (ahadīth), autenticazione delle vie della trasmissione (isnâd), studio e analisi del loro contenuto (matri), stima del grado di autenticità (sahih da'if) e analisi storica della vita del profeta, (sīrah), fino ad arrivareal problema dell'indubbia presenza di due significati in molti versetti coranici: un senso aperto esplicito e più comune (zâhir) ed un altro più nascosto (bâtin) , intrinseco, a volte esoterico e sono i commentatori storici stessi a riferircelo; ma che non può ritenersi separata in uno studio completo e coretto di ogni singolo versetto.

Che il Corano sia stato scritto in arabo non vi sono certo dubbi, è il Libro stesso a dircelo. Si può dire che il Corano è arabo e l'arabo è il Corano, in "lingua araba chiara", (lisān 'arabī mubīn):


"...Lo facemmo scendere [sotto forma di] Corano arabo, nel quale formulammo esplicite minacce. Chissà che non divengano timorati o che sia per essi un monito..."
(Corano meccano Tâ-Hâ 20,113 trad. H. Piccardo)



"Alif, Lâm, Râ. Questi sono i versetti del Libro esplicito.
In verità lo abbiamo fatto scendere come Corano arabo, affinché possiate comprendere..."

(Corano meccano Yûsuf 12,1-2 trad. H. Piccado)


"...[Abbiamo dato loro] un Corano arabo, esente da tortuosità, affinché temano [Allah]...."
(Corano meccano Az-Zumar 39,28 trad. H. Piccado)


"...Sappiamo bene che essi dicono: “C'è un qualche uomo che lo istruisce”, ma colui a cui pensano parla una lingua straniera, mentre questa è lingua araba pura..."
(Corano meccano An-Nahl 16,103 trad. H. Piccado)


"...Ne abbiamo fatto un Corano arabo [lettura o recitazione in lingua araba] affinché comprendiate!..."

(Corano meccano Az-Zukhruf 43,3 trad. H. Piccado con varianti)


"... in lingua araba esplicita..."
(Corano meccano Ash-Shu'arâ' 26,195 trad. H. Piccardo)

Questo versetti, legati a contesti storici ben precisi, rivelano la destinazione verso cui si rivolge il sacro testo, chiaramente destinato agli arabi e a tutti color che all'epoca parlavano arabo. Anche se è il Corano stesso a gettare le basi di una complessa struttura grammaticale della lingua araba scritta, fino ad allora divisa in numerosi dialetti, pronunce e senza un corpus di regole grammaticali. Tant'é vero che tutto ciò suscita i dubbi e le perplessità dei dissindensi che accusano Muhammad o di esserne lui l'autore o di avere la complicità di uno "straniero" informatore.

Il Corano può esser diviso in quattro categorie semantiche:

  • Passaggi chiari (che ammettono un unico senso)
  • Passaggi che ammettono due sensi di cui uno è preponderante ('aqwā) e coincide con il senso letterale (zāhir) e l'altro minoritario è quello probabile (muhtamal)
  • Passaggi con due sensi di eguale attendibilità
  • Passagi con due sensi di cui quello preponderante è quello cosidetto interpretato (mu'awwal)

Il termine āl-Qurʾān oltre a derivare dal verbo qara'a (recitare, leggere l-kitāb(libro)), contenuto 17 volte nel Libro, ma può anche essere associato al verbo qarana (raccogliere, unificare). In siriaco, il termine qurian, che significa "una lezione religiosa". (Alphonse Mingana essai "Syriac Influence on the Style of the Kuran")

 

Cenni sugli stili di calligrafia araba

E' ancora acceso il dibattito sulle origini dei tre più antichi stili calligrafici della scrittura araba: hijāzī, (che prende il nome dalla omonima regione nord occidentale della penisola arabica), cufico (kufī - da Kūfah, città dell'odierno 'Irāq) e Mashq. Il Māʾil, sembra essere una variante "inclinata" dell'hijāzī.

Si sa ancora meno degli stili di scrittura, sicuramente esistenti in epoca pre-islamica, possiamo osare ad elencarne alcuni:

  • al-hirī (da Hīra, antica città pre-islamica a sud di al-Kūfah, attuale 'Iraq meridonale)
  • al-Anbarī (da Anbar, "granai", nell'attuale 'Iraq, originariamente chiamata in aramaico Peroz Shabur, fondata dai persiani)
  • al-Maqqī (da Mecca)
  • al-Madanī (da Medina)

Mentre gli stili calligrafici più antichi post-Islam sono appunto i seguenti:

  • al-hijāzī
  • al-Māʾil
  • al-kufī

Il cufico è stato oggetto di dibattito a lungo, essndo uno stile molto usato nei primi secoli del mondo islamico: ciò che è certo è che ha subito sicuramente un'evoluzione ed ha preso la sua forma definitiva attorno all'815 d.C., non prima, sebben non si esclude la possibilità sia stata correttemente usata anni prima.


Il cosiddetto Codex Samarcanda (incompleto circa un 30percento), composto da porzioni di vari manoscritti in formato cosiddetto "panoramico", conservato presso la biblioteca della moschea Telyashayakh, nel vecchio "Hast-Imam" (Khazrati Imom) a Tashkent, (Uzbekistan), scritto in stile cufico. La datazione è oggetto di discussione: si va dal VII al IX sec. (dipende essenzialmente dalla datazione dello stile cufico)


Corano conservato al Museo Topkapi di Istanbul

E' opinione di molti studiosi occidentali considerare entrambi i manoscritti come opere della fine del II, inizio del III sec dell'Egira (attorno all'815 d.C.), mentre altri li datano attorno al VII sec. d.C. (cioè non oltre il 700 d.C.). Sembra il codice di Samarcanda leggermente più antico fra i due. Certo è che lo stile cufico si è perfezionato definitivamente non oltre l'815.

 

Cenni sulle origini della lingua araba الْعَرَبيّة - Elementi di filologia semitica

La complessa ed indissolubile comunione fra il Corano e lingua araba ci spinge a fare qualche considerazione sulle origini di questa lingua, che anch'esse non sono certo esenti da dubbi, misteri ed opinioni discordanti. Vediamo intanto quali sono le primissime testimonianze della presenza araba. Purtroppo ci si scontra con la mancanza quasi assoluta di esplorazioni archeologiche

  • Prima attestazione di un popolo chiamato “arabi” in un’iscrizione sumerica dell’853 a.C. Probabilmente il nome deriva dal termine di origini egiziane Ara-Bar, "vagabondi delle sabbie". Questo termine avrebbe dato origine ai vari vocaboli biblici Aram, Eber e Haribu. Nel ben più tardo uso linguistico arabo, il nome ‛Arab è sinonimo, infatti, di "nomadi" arabi che assunse poi una valenza etnica a tutta la popolazione della penisola; le etimologie che lo riavvicinano alle voci ebraiche ‛ărābāh "steppa" oppure ‛ĕrĕb "mescolanza (di popoli)".

  • Tra i cosiddetti monoliti di Kurkh, quello eretto dal re assiro vittorioso Shalmaneser III (858-823 aC.), a seguito delle conquiste assire in Siria nella battaglia di Qarqar, scoperto ad Üçtepe, Bismil, Turchia sud-orientale. Questa stele contiene il nome "A-ha-ab-bu Sir-ila-a-a", che è stato tradotto con Ahab di Israel, come coalizione alleata delle forze aramee perdenti, guidate dal sovrano di Damasco, Ben Haddad II (Bin Idris de Damas - Hadadezer), coalizione di beduini guidati dal "re (arabo) Gindubu". Oltre a questa testimonianza, altri antichi re come Tiglat Piloser IV (745-728 aC), Sargon (722-706 aC), Sanherib (705-681 aC), Asarhaddon (681-668 aC), Assurbanipal (668-626) rammentano tra le loro imprese varie spedizioni contro gli Aribi (variante Arabu) o attestano di averne ricevuto tributi e doni.
  • Fra tutte le spedizioni assire la più importante fu quella di Assurbanipal, il quale, due campagne, di cui la seconda vittoriosa, probahilmente del 648-7 aC., contro Waite' (o Yauta'), figlio di Khazailu, re di Aribi (altrove è detto re di Qidir o Qidri, ossia dei Qēdār biblici), che si era unito alla ribellione del fratello di Assurbanipal, Šamaššumukin. I bassorilievi mostrano combattimenti con Arabi su cammelli e l'incendio delle loro tende. Dall'insieme dei documenti assiri si possono ricavare alcuni indizi sulla religione praticata , in cui figurano la divinità pansemitica Il, il dio ‛Athtar che sta a capo del pantheon della Arabia meridionale (corrispondente etimologicamente alia femminile ‛Ashtart dei Semiti settentrionali), il cielo (samai), come è notevole la menzione di sacerdozi e di statue di divinità,

  • Iscrizione di Behistūn (Bisutun - Bisotun) (Iran nord-occidentale nella provincia di Kermānshāh) - iscrizione (in tre diversi stili cuneiformi: antico persiano, elamitico e babilonese) fatta eseguire dal re persiano achemenide Dario I (522 - 486 aC.), raffigurato in adorazione del dio Ahura Mazdā, rappresentato sotto forma di busto umano iscritto nel disco solare alato. Tra le regioni sottomesse da Dario I, viene citata anche l'Arabia.
  • Eschilo (525 - 456 aC.) è il primo scrittore drammaturgo greco che cita un certo Μαγος "Αραβος tra i capi dell'esercito di Serse I, (re di Persia dal 485 al 465 aC.) (Pers., 318: un vago accenno all'Arabia, come a terra posta all'estremo del mondo abitato, si ha anche in Prom., 420).
  • Erodoto (Storie - Historìai 3,8 – 440 – 429 a.C.) afferma che il "re degli arabi", aveva occupato il Hijaz settentrionale tra il 500 e 300 aC, ("l'estrema terra abitata verso mezzogiorno", III, 107) e cita le abluzioni religiose (I, 198),  il rito della commistione del sangue nella solenne conclusione dei patti (III, 4), vestiti di una lunga tunica e armati di lunghi archi a doppia incurvatura (VII, 69, 184) e cita anche Αλιατ, la déa araba Al-Lât, (divinità femminile pre-islamica, citata anche nel Corano 53,19, considerata come figlia di Allah, insieme a Manat e Al-''Uzzah), che Erodoto identifica con Dioniso e Afrodite Urania (III, 8, cfr. I, 131).

"...Essi (gli arabi) credono in altri dei eccetto Dioniso e Afrodite Celeste, e dicono che portano i capelli come Dioniso fa il suo, tagliandolo attorno alla testa e la rasatura dei templi. Lo chiamano Dioniso, Orotalt , e Afrodite, Alilat..." (Erodoto - Storie III:38)

  • Senofonte, (m. 355 a.C.) cita la partecipazione alla conquista di Babilonia da parte dell'imperatore Ciro a fianco prima al 539 aC.
  • Eratostene di Cirene (m.195 aC.), matematico, astronomo e geografo greco definisce per la prima volta i regni dell'Arabia meridionale dalle popolazioni nomadi del centro e del settentrione: i territori settentrionali: l'Arabia in Petrea (Petra) e quella a sud deserta, Felix (felice). Denominazione, quest'ultima dovuta probabilmente ad un equivoco linguistico sull'interpretazione della radice semitica ymn, che sta indicare "destro, ma anche "giuramento" o "felice" (quindi meridionale, secondo la geografia semitica), al quale si riallaccia il nome al-Yemen
  • Le informazioni bibliche, nella cosiddetta "Tavola dei popoli" in (Genesi, X, 26-29), sono enumerati i figli di Yoqtān, (Qahtān), antenato tradizionale degli "Arabi del sud" (āl-'Arab al-'Ariba), figlio di ‛Ēber, discendente di Sem e tra essi figurano alcuni nomi che si possono sicuramente identificare con regioni dell'Arabia meridionale: Hĕsharmāwĕt = HadramautŠĕbā' - Saba. Ma in Genesi, XXV sono date due altre genealogie di stirpi arabe: quella dei figli di Ismaele, figlio di Abramo (discendente di ‛Ēber) e della sua concubina Hāgār (Agar) (vv. 13-14), tra i quali Nĕbāyōt, Qēdār, Dūmāh, Massāh, Tē(y)mā' sono facilmente identificabili con stirpi e località conosciute da altre fonti; e quella dei figli di Abramo stesso e di un'altra sua concubina Qĕtūrāh (vv.1-4), tra i quali si trovano i nomi dì Midyān, ‛Ē(y)fāh, anch'essi noti da documenti di altra provenienza.

 

  • Degli Arabi settentrionali menzionati nella Bibbia quelli che sono attestati in passi più antichi sono i Midianiti o Madianiti, di cui si trova menzione nella storia di Giuseppe (alternantisi con gl'Ismaeliti), in quella di Mosè e dell'esodo degli Ebrei dall'Egitto, finalmente in quella di Gedeone, che inflisse loro una memorabile sconfitta (Giudici, VI-VII). Abitavano la costa orientale del golfo di al-‛Aqabah

Tra i vari regni pre-islamici arabi conosciuti citiamo:

  • Sito archeologico di Umm an-Nar (attuale Abu Dhabi - 2700-2000 aC)  l'accesso del pubblico è attualmente limitato.  tombe circolari tipicamente caratterizzati da pietre edificatenella sulla parete esterna e molteplici resti umani all'interno.
  • Antico Regno di Magan, Majan o Makkan (tra Oman, Yemen 2300 - 1700 aC), nome attestato come partner commerciale dei Sumeri
  • Regno di Ma'in (Minaeans - Yemen e sud-ovest arabico - VII secolo aC - I secolo aC)  regno dei Minei, la lingua mineanica morì attorno al 100 d.C. La loro capitale era Qarnawu/Qarnaw, che si trovava lungo il deserto chiamato Sayhad.
  • Regno di Hadhramaut o Hadramawt (VIII secolo aC - III secolo dC), adoravano prevalentamente una divinità chiamata Rahmān 
  • Regno nabateo (terre fra Siria, il Mar morto ed il Mar Rosso - I sec aC - IV sec. dC) lo storico Flavio Giuseppe diede il nome di Nabatene a questo popolo, mentre gli arabi nella loro conquista, definirono la parola araba nabatī  come "agricoltore", perché trovarono ormai che i sopravvissuti di questo popolo che facevano gli agricoltori. La lingua aramaica era usata come lingua letteraria.
  • Regno di 'Ad (antico regno sudarabico tra Oman e Yemen - X sec. aC. - III sec. dC.), si presume che il profeta monotesista Hūd, citato nel Corano, provenisse o comunque rappresentasse questo popolo. Il nome di questo popolo è stato collegato a diversi  nomi biblici: Ammi-Hud è il nome di diverse figure nella Bibbia; Abi-Hud, invece, è il nome dato ad un nipote di Beniamino in (1 Cronache 08:03);  un principe della tribù di Asher si chiama Ahi-Hud (Numeri 34:27). Il nome Hud appare anche nelle diverse antiche iscrizioni, più comunemente nel Hadhramaūt. Palmira vi è un'iscrizione , datata 267-272 dC, che cita un luogo o un popolo chiamato "Iyad"Tolomeo ci parla degli "Aditi". Il libro della Genesi si riferisce anche alla città di "Admah" come una città di pianura, associata a Sodoma e Gomorra, (Genesi 10:19). Un altra iscrizione questa volta assira, attribuita a Sargon II, datata 710 aC, cita la tribù araba "Ibb-Ad" e la conquista di Sargon di "Adu-mu" in Arabia.
  • Regno di Saba- Sheba (Yemen - IV sec. a.C. - 275 d.C.) durante la dominazione sabea, lo Yemen fu chiamato "Arabia Felix"dai Romani, che furono colpiti dalla sua ricchezza e prosperità, adoratori del dio luna-sole Almaqah, produttori di spezie e aromi. Nominato nel Corano e nella Bibbia.
  • Regno di Thamūd (Yemen e centro Arabia - 3000 a.C. - 200 a.C.), menzionati anche nel Corano e negli annali vittoria del assiro re, Sargon II (VIII sec. aC), negli scritti di Aristotele, Tolomeo e Platone; iscrizioni talmudiche a Tayma. Probabile centro situato nelle rovine presso la località di Ghwāfah, a SW. dell'oasi di Tabūk
  • Regno di Awsān (VIII secolo aC - VI secolo aC)
  • Regno di Qatabân (Katabania - V - I sec. a.C.) regno sudarabico yemenita più prominente del periodo.
  • Regno di Qedar (golfo persico e Sinai - VIII secolo aC -?)
  • Regno di Lihyān, che seguì il regno dei Minei. Le iscrizioni lihyānitiche di Dĕdān (attuale āl-‛Ulā) presentano la particolarità di essere scritte in un alfabeto derivato da quello mineo, ma in una lingua che è quasi identica all'arabo classico
  • Regno lakhmide o munadhride dei Banū Lakhm (al-Lakhmiyyūn o al-Munādhira - Mesopotamia meridionale 266 - 638 dC) formato prevalentemente da arabi cristiani con capitale al-Hīra ('Iraq meridionale), alleati dei Persiani
  • Regno ghassanide dei (al-Ghassāsinah - 220 - 638 dC.), alleato dell'impero bizantino con Giustiniano I, emigrati dallo Yemen alla Siria sulle alture del Golan, formato da arabi cristiani. Le loro due maggiori città erano Hawran (a asud di Damasco) e āl-Jābiya, sulle alture del Golan, il loro regno dalla Siria arrivava fino sud di Yathrib (Medina).  Il loro regno si concluse con la vittoria islamica (guidata da Khālid b. al-Walīd, su mandato del califfo ʿUmar ibn al-Khattāb) sul battaglia sul fiume Yarmūk (636). 
  • Regno di Himyar (sud Yemen - I sec. dC - 523 dC)
  • Regno degli Asmonei (140 aC - 37 dC) dinastia fondata da Simone Maccabeo segna l'inizio del Regno di Giuda
  • Banū Jurhum, più popolosa tribù qahtanita dell'Arabia occidentale
  • Impero romano di Tiberio (14 -37 dC)
  • Regno dei Kinda (Banū Kinda), (Arabia centrale - III sec. - 525) monarchia vassalla dell'impero himyarita yemenita.
  • Banū Asad del Najd, clan dei Quraysh
  • Banū Quraysh
  • Banū Makhzūm, clan dei Banū Quraysh
  • Banū ʿAbd al-Dār, sotto-clan dei Banū Quraysh
  • Banū Zuhrah, clan dei Banū Quraysh
  • Banū Hashim
  • Regno di Axum - Mangiśta Aksum (Eritrea, Etiopia - IV sec. aC - VII/X sec. dC) di lingua ge'ez (semitica meridionale)
  • Regno di Dʿmt - Daʿ amat (Eritrea - X - V sec. aC)
  • Territori del Kush (Regni di Kerma, Napata e Meroë) (Nubia, Sudan, Egitto - 3100 aC - 450 dC)

 

Prime testimonianze della lingua araba - Evoluzione della lingua araba


  • Qualche iscrizione (I sec. a.C.) in scrittura sudarabica (Musnad al-Janubi) a Qaryat al-Fāw (presso Wādī Al-Dawāsir - Arabia Saudita). E' considerata una delle più importanti città antiche pre-islamiche in Arabia Saudita, ed è stata la capitale del Regno yemenita unito di Kindah (dal I secolo a.C. al IV sec. d.C.), in seguito si sono convertiti all'Islam.
  • Prime scritture con alfabeto nabateo (II sec. d.C. – 101 – 190 d.C.) in aramaico

  • Iscrizione nabateo-araba di 'Ein 'Avdat (deserto del Negev - Israele datata 88 -150 dC.). Descrive un sacrificio per il dio Oboda.
  • III sec. d.C. (201 – 300 d.C.): iscrizioni nabatee del Sinai da un lato e sudarabiche dall’altro testimoniano la presenza di una lingua dai tratti caratteristici simili all’arabo moderno
  • Epitaffio di Raqush a Madā-in Sāleh (Arabia Saudita) iscrizione mista araba, aramaico e talmudica verticale (antico dialetto nord-arabico - IV-III sec. d.C.) con alfabeto nabateo, con qualche punto diacritico per د , ش e ر rinvenuta nel sito archeologico pre-nabateo e nabateo ricco di , datata 267 d.C. Questa iscrizione segna un pò la transizione fra nabateo e arabo.

  • Documento più antico conosciuto in scrittura proto-arabica ispirato all'alfabeto nabateo, ma già modificato: epitaffio (iscrizione funeraria) presso Nemara (Al-Namārah - Hauran (Siria meridionale)) nel deserto siriano del Re lakhmide Imru‘ al-Qays (m.328 d.C.), fondatore della città di al-Hīra, capitale del Regno dei Lakhmidi (vicino Najaf, attuale 'Iraq), alleato di Flavio Giulio Costante I (m.350), imperatore di Roma contro i Sassanidi persiani, (prima accampamento militare poi capitale: Al-Hīra الحيرة ‎) (Lakhimdi اللخميون Banū Lakhm fortemente cristiani), scrittura proto-arabica filo-nabatea, con tratti fortemente aramaici.

  • Iscrizione di Jabal Ramm (50 km ad est di Aqaba (Giordania)), datata 328/350 d.C. in lingua araba e talmudica (verticale). Forse la prima vera e propria iscrizione rinvenuta ad usare alfabeto arabo.
  • Iscrizione di Sakakah (nord Arabia Saudita), IV-V sec. d.C., in arabo con alfabeto arabo con alcune caratteristiche nabatee, contiene l'articolo determinativo al- ال.
  • Iscrizione di Umm al-Jimāl, (villaggio del nord della Giordania al confine con la Siria, ricco di resti bizantini), datata V-VI sec. d.C.
  • Zabad (a sud-ovest di Aleppo - Siria) iscrizioni cristiane in tre lingue, siriaco, greco e arabo, degli anni 512-513 d.C. La versione dell'alfabeto arabo utilizzata qui comprendeva solo 22 lettere. Il nome "Dio" è scritto nella forma antica senza contrazione: āl-Ilāh  الاله
  • Iscrizione di Jabal Usays, (Siria meridionale), datata 528 d.C. in arabo, con scrittura arabica. In ricordo di una campagna militare probabilmente in onore al re ghassanide cristiano Al-Hārith ibn Jabalah (m. 569) in conflitto con Al-Mundhir III ibn al-Nu'man, re lakhmide.
  • Iscrizione di Harran (quartiere Leija, a sud di Damasco, Siria), datata 568 d.C.. Iscrizione bilingue greco/arabo di matrice cristiana inerente il martirio di San Giovanni.

  • PERF n.558: Papiro bilingue greco-arabo datato 22 AH (642 AD). Documento di natura commerciale, attestante una transanzione di pecore, scritto da Ibn Hadid. Questo papiro fa parte della collezione privata dell'arciduca Rainer Collection (solitamente abbreviato in PERF), conservato presso l'Austrian National Museum di Vienna. Anche questo papiro mostra i puntini diacritici sulle lettere ج, خ, ذ, ز, ش eن

  • PBerol n.15002: Frammento di pergamena datato 22 AH (642-3 AD). Si noti il punto sulla lettera ن. Conservato presso lo Staatsbibliothek di Berlino

 

  • Iscrizione di Zuhair, nei dintorni di Qāʿal-Muʿtadil (vicino a Al-Hijr (Arabia Saudita)) datata 24 AH (644-5 d.C.), in stile hijāzī, citando il nome del secondo califfo (ʿUmar ibn al-Khattāb). Contiene una formula abbreviata della basmala (Bismi-llāh - nel nome di Dio). In questa iscrizione i punti diacritici sulle lettere ن e ز sono chiaramente visibili, nonostante l'antichità dell'iscrizione.
  • Iscrizione di Ammochostos -Farmagosta (Cipro) datata 29 AH (650 AD) con il seguente testo: "Nel nome di Dio, il Misericordioso, il Compassionevole. Dì: Dio è Uno, è eterno, Egli non ha generato e non è stato generato. E non c'è nessuno simile a Lui [vedasi Corano Al-Ikhlâs 112]. Questa è la tomba di Ibn Thabit Urwa. È morto nel mese di Ramadan 29 dopo Hijra"

 

 

 


 

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